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IL CORONAVIRUS E LE NOSTRE EMOZIONI NEGATIVE  di Gerry Chirò
i Fiori di Bach: un contributo naturopatico per una maggiore serenità



IL CORPO E LA MENTE di Gerry Chirò

STUDIO SULL'OLISMO - di Gerry Chirò
L’OLISMO, MEDICINE E DISCIPLINE OLISTICHE, TRATTAMENTI OLISTICI, MASSAGGIO OLISTICO


(Una guida pratica tratta dal pensiero e dalle citazioni del Maestro Spirituale Indiano Osho)

PROGETTAZIONE E PREOCCUPAZIONE  di Gerry Chirò
Due modi diversi per approcciare il nostro futuro

COME AFFRONTARE "IN MODO NATURALE" I DISTURBI CAUSATI DALL'ANSIA E DALLO STRESS di Gerry Chirò
Cap. 5  - Cedevolezza, osservazione, consapevolezza


PERCORSO RELAX di Gerry Chirò



IL CICLO CIRCADIANO E L’ENERGIA DELLE EMOZIONI  di Gerry Chirò

I TINGSHA di Gerry Chirò

AROMATERAPIA E PROFUMI   di Marcella Minafra

COME SCEGLI IL TUO PARTNER di Marcella Minafra




LA DISTRAZIONE di Gerry Chirò




RIDERE E PIANGERE di Gerry Chirò






MATURI AD OGNI ETA' di Marcella Minafra

PROFUMI, FRA MITI E  RITI di Marcella Minafra

CONOSCI IL TUO METABOLISMO? di Marcella Minafra





 
IL CORONAVIRUS E LE NOSTRE EMOZIONI NEGATIVE
i Fiori di Bach: un contributo naturopatico per una maggiore serenità


di Gerry Chirò



L’epidemia portata dal Coronavirus, che sta caratterizzando questo difficile periodo della vita di tutti noi, oltre a creare danni ingenti all’incolumità fisica di tutti gli abitanti della terra sta minando anche molti dei nostri aspetti emozionali intaccando ed indebolendo i nostri sentimenti positivi come la serenità, la tranquillità, la sicurezza, la spensieratezza…
Cosa può fare, in questo caso, il Naturopata? Sicuramente non intromettersi (non avrebbe alcuna competenza) nella discussione dei gravissimi problemi causati dal contagio, in questo affidandosi, come tutti noi stiamo facendo, alla professionalità ed alle scelte dei responsabili istituzionali e del personale sanitario che stanno fronteggiando con imparabile dedizione, sacrificio ed impegno la gravissima situazione che stiamo vivendo.
Forse qualcosa, però, potrebbe fare portando un piccolissimo contributo naturopatico volto, per quanto possibile, a rasserenare la persona che, in questo momento, si sente disorientata, fragile, impaurita…ed un aiuto, a mio avviso, questa persona lo può trovare in alcuni specifici Fiori di Bach.
In questo post esamineremo, allora, alcune tipiche espressioni emozionali negative che possiamo ritrovare (in misura naturalmente diversa per ciascuno di noi) nella nostra attuale quotidianità e l’obiettivo che ci proponiamo è quello di evidenziare cinque Fiori di Bach che possono accompagnarci positivamente in questo percorso.
Cosa vuol dire “accompagnarci positivamente in questo percorso”? Innanzitutto che l’assunzione dei Fiori di Bach “non cura” una malattia per cui non può né deve assolutamente sostituirsi a farmaci specifici o comunque prescritti da medici. Ai Fiori di Bach deve essere dato un compito molto più leggero che è quello di contribuire a rasserenare i nostri pensieri ed alleviare le nostre paure. È soltanto con questo spirito che ho voluto scrivere questo articolo.  
Detto ciò la prima considerazione che voglio fare è che c’è molta paura in giro: e, naturalmente, il grado di questa emozione negativa varia da individuo ad individuo e va dalla giustificata e controllata preoccupazione per una situazione dall’esito sconosciuto o quantomeno non valutabile in tempi certi fino ad una vera angoscia che può sfociare in attacchi di panico e terrore.
Alla base di questa negatività c’è la preliminare considerazione che la situazione che stiamo vivendo è una realtà che si presenta nuova e della quale non abbiamo esperienza alcuna. Ci troviamo quindi a combattere contro un nemico di cui non conosciamo bene i connotati, la forza, la velocità d’azione, la stessa capacità di durata. La prima sensazione, quindi, è un immediato ed evidente disorientamento di fronte ad una situazione nuova da affrontare, senza certezze o garanzie di emozioni già provate in tal senso. Tutto questo ci rende, in primis, ipersensibili, insicuri, timorosi, impressionabili perché abbiamo naturalmente paura della caduta delle nostre certezze e del cambiamento delle nostre abitudini di vita così incerto e stravolgente.
I punti fermi di questo stato di profondo disagio si caratterizzano peraltro dalla presenza di elementi identificativi comuni ben precisi, che possono catalogarsi in tipiche sensazioni emotive negative:
·       Innanzitutto la paura  che si manifesta sotto svariate espressioni: una paura caratterizzata da presentimenti negativi come l’attesa di qualcosa di brutto che potrebbe accadere  oppure una sensazione indefinita e vaga di grande apprensione per la situazione in cui ci troviamo; se a questo aggiungiamo che lo scenario che ci aspetta è, oltretutto, indefinito e vago nella sua definizione futura, possiamo convenire che questa paura, così difficile da identificare, così poco gestibile in termini razionali, così poco decifrabile in termini concreti ci pone in uno stato di inevitabile attesa in cui, ripeto, la paura la fa da padrona.
·       Una sottospecie della paura soggettiva ed individuale per noi stessi è quella, assolutamente presente in questi giorni, che riguarda la salute dei componenti la nostra famiglia, dei nostri cari, dai figli ai genitori, soprattutto se i primi sono ancora bambini ed i secondi sono persone anziane. Questa paura per gli altri, proprio perché non è gestibile in prima persona rischia di sfociare in una partecipazione assillante, ossessiva e soffocante per chi ci è vicino, ripercuotendosi su noi stessi in misura più grave della paura per noi stessi.
·       Quando la paura del contagio comincia a riempire ogni particella della nostra mente non dandoci tregua per tutta la giornata e per tutta la notte diventiamo fatalmente preda di pensieri ossessivi che non riescono, in alcun modo, a farci rilassare creando un ingorgo di negatività e confusione nel nostro cervello. Cominciamo a guardare ripetutamente telegiornali, a seguire continui dibattiti, uno dietro l’altro, per non restare a digiuno, neanche un istante, di notizie ed aggiornamenti, a cercare incessantemente su Internet indicazioni e spiegazioni ai continui dubbi terrorizzanti che ci assalgono. In altre parole passiamo tutta la giornata con un’idea fissa in testa, parliamo solo di Coronavirus, e non riusciamo a distrarci in altro modo.
·       Ma, stiamo attenti perché la paura ed i pensieri ossessivi possono portare ad un ulteriore risultato ancor più deleterio: la troppa paura, accompagnata dalla “ossessività” può facilmente sfociare in attacchi di panico generati dalla paura diventata terrore e la persona, ritrovatasi a questo punto fragile, si presenta atterrita, paralizzata, bloccata dalla paura precipitando in una fase pericolosa di emergenza.
Premesso tutto questo arriviamo, allora, all’obiettivo che ci siamo proposti: quali Fiori di Bach possono essere utili nelle situazioni evidenziate in precedenza? Sarò molto succinto ma, spero, sufficientemente chiaro. Ho scelto, come dicevo in precedenza, un mix ponderato di 5 fiori e, precisamente:
·       WALNUT: Questo è il Fiore adatto per quando si stanno vivendo momenti di cambiamento che influiscono sulle nostre certezze e sulle nostre abitudini, favorisce un certo distacco dalle influenze esterne ed è in grado di dare la capacità di sfruttare i cambiamenti in senso evolutivo.
·       ASPEN: Aspen è il fiore collegato alla paura e la sua energia vibrazionale conferisce calma, tranquillità, serenità e, soprattutto, la consapevolezza giusta per affrontare momenti di apprensione e paura di un futuro ignoto e negativo.
·       RED CHESTNUT: Per chi tende a preoccuparsi in modo eccessivo ed ossessivo della salute degli altri, questo Fiore infonde la tranquillità giusta da trasmettere agli altri, la dedizione equilibrata, il pensiero positivo e, soprattutto, la consapevolezza responsabile, ma non ossessiva, della cura da prestare al prossimo.
·       WHITE CHESTNUT: Continuare ad essere ossessionato, in ogni momento della giornata, dalle preoccupazioni per il futuro, tormentato dai timori, accompagnato incessantemente da considerazioni negative ricorrenti  agevola, come abbiamo visto, un ingorgo di pensieri che crea soltanto confusione mentale. White Chestnut favorisce una chiarezza dei pensieri, un’attenzione rivolta al qui e ora indebolendo forme di ansia anticipatoria e dando una capacità responsabile dei propri pensieri.
·       ROCK ROSE: In questa situazione di allarmante paura per possibili contagi da Coronavirus c’è il rischio che le nostre giuste e naturali apprensioni possano degenerare in terrore puro invadendo di panico la nostra sfera psicofisica. Per evitare questa complicazione il Fiore adatto, in questi casi  che possiamo definire  di emergenza e  situazioni estreme, è Rock Rose che è in grado di dare un equilibrio consapevole, la giusta lucidità di pensiero e una sensazione di tranquillità ma anche il necessario coraggio, sangue freddo ed equilibrio psicofisico .
A questo punto non mi resta che ringraziare l’hashtag #iorestoacasa che mi ha regalato tutto il tempo necessario da dedicare a questo post e Vi invito a fare altrettanto. Rimanete anche voi tranquilli a casa e, nel nome di #iorestoacasa…. distraetevi leggendo e scrivendo e ricordatevi che “Leggere e Scrivere fa bene alla Salute”!!!




UN VIAGGIO NEL MONDO DEI CHAKRA INIZIANDO DA SEI SEMPLICI DOMANDE E SEI ALTRETTANTO SEMPLICI RISPOSTE PER UN PRIMO APPROCCIO CONOSCITIVO…


di Gerry Chirò




PREMESSA

Secondo le antiche medicine orientali (Medicina Tradizionale Cinese e Medicina Ayurvedica) all’interno del nostro corpo ( ma anche intorno a noi considerando che il nostro corpo fisico è avvolto da un campo energetico “sottile” chiamato “Aura”) scorre un flusso energetico che ci vivifica e dà una personale impronta fisica, mentale e spirituale ad ognuno di noi. Questa corrente energetica si alimenta grazie all’energia universale (il cosiddetto “soffio vitale”)  che anima tutte le cose e tutti gli esseri viventi e che noi assorbiamo attraverso la respirazione.
La medicina tradizionale cinese individua questa energia vitale universale nel “CH’I” che  scorre nei cosiddetti “canali energetici” (i meridiani cinesi dell’agopuntura). Per la medicina ayurvedica l’energia universale (“PRANA”)  viene invece veicolata attraverso i chakra. Per entrambe le medicine vale, comunque, il concetto che, quando l’energia scorre liberamente dentro di noi, senza intralci o intoppi, noi siamo in equilibrio psicofisico e ci sentiamo bene. Quando invece l’energia non fluisce regolarmente si crea uno squilibrio che, molto spesso, si traduce in una malattia vera e propria.
Ed ora andiamo a conoscere l’affascinante mondo dei chakra lasciandoci guidare da sei domande e sei rispettive risposte .


1 QUAL È IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA “CHAKRA”?
Il termine “chakra” deriva dal sanscrito, una lingua indiana antichissima risalente ad oltre 4.000 anni fa. I testi più remoti in cui compare il termine “chakra” sono i Veda, le sacre scritture su cui si basa tutto il pensiero filosofico della cultura indiana. Le diverse traduzioni, che alla parola “chakra” vengono genericamente attribuite, si riferiscono sempre a un qualcosa di rotante, di forma circolare e che viene poi praticamente individuato come un cerchio, una ruota, un disco, ma soprattutto come …un vortice.

2 COSA SONO I CHAKRA?
I Chakra, in realtà non sono entità fisicamente rilevabili ma, nell’accezione comune derivante dal pensiero tradizionale indiano, sono  pensati come dei centri o vortici energetici immateriali che, ruotando più o meno veloci, veicolano l’energia vitale (il “prana” cui abbiamo accennato in premessa) all’interno del nostro corpo assorbendo, a tal fine, l’energia universale  dall’esterno e rilasciando a loro volta la nostra energia all’esterno.
Ogni chakra ha una sua particolare “frequenza vibrazionale” che lo collega a tutti i livelli dell’essere: fisico, psichico, emozionale e spirituale scambiando e filtrando informazioni che sono poi quelle  destinate a formare il nostro carattere, la nostra personalità, la nostra presenza fisica nel mondo.
I chakra lavorano, in pratica, come stazioni di raccolta e smistamento dell’energia che circola all’interno ed all’esterno del corpo ed il loro compito è quello di permettere che l’energia stessa scorra liberamente all’interno del nostro organismo consentendoci, in tal modo, di mantenere il nostro benessere fisico, mentale e spirituale e di godere di una buona salute. Il cattivo funzionamento dei chakra  può, al contrario, creare un blocco o un rallentamento energetico ovvero un eccesso di ristagno energetico causando disturbi e disagi che vanno a ripercuotersi direttamente sulla nostra stabilità psichica e fisica.

3 QUANTI SONO I CHAKRA?
I Chakra presenti nel nostro corpo sono numerosi (nei sacri testi si parla di 70 di numero) ma i principali, che si trovano posizionati in linea retta lungo la colonna vertebrale ( dalla sommità della testa alla base della colonna vertebrale), sono 7, un numero esoterico e magico. Sono sette come i colori dell’arcobaleno, come le note musicali, come i sette pianeti….e, considerati nel loro complesso, costituiscono un sistema tra di loro perfettamente integrato e funzionale.
• Il primo chakra (Muladhara) si trova all’altezza del perineo ( tra l’ano ed i genitali) ed è individuato anche come  il chakra della terra o della radice: è collegato alla “sopravvivenza” ed il suo colore di riferimento è il Rosso  
• Il secondo chakra (Svadhisthana) si trova tre dita sotto l’ombelico ed è individuato anche come il chakra dell’acqua: è collegato alla “sessualità” ed il suo colore è l’Arancione
• Il terzo chakra ( Manipura) si trova all’altezza dello stomaco ed è individuato anche come il chakra del fuoco o del plesso solare: è collegato alla “forza” ed il suo colore è il Giallo
• Il quarto chakra (Anahata) si trova all’altezza del cuore ed è individuato come il chakra dell’aria o del cuore. : è collegato  all’amore” ed il suo colore è il Verde
• Il quinto chakra (Visuddha) si trova all’altezza della gola ed è individuato come il chakra purificatore o della gola: è collegato alla “comunicazione” ed il suo colore è l’Azzurro
• Il sesto chakra (Ajna) si trova  all’altezza della fossetta sopra le arcate sopraccigliari ed è individuato come il chakra della luce o del terzo occhio: è collegato alla “intuizione” ed il suo colore di riferimento è l’Indaco.
• Il settimo chakra (Sahasrara) si trova al centro della sommità della testa ( zona fontanella) ed è individuato anche come il chakra della corona: è collegato alla “cognizione” ed il suo colore è il Viola
I 7 chakra vengono chiamati anche “Padma” che significa “Loto” in quanto, quasi sempre, sono rappresentati come fiori di loto chiusi, semichiusi, aperti e con un numero diverso di petali che, dal primo al settimo, aumentano man mano che si sale verso l’alto della figura umana.
I chakra posizionati più in basso nel corpo, essendo più vicini alla terra, vengono considerati come quelli regolanti gli aspetti materiali e pratici della vita: sopravvivenza, movimento, azione. I chakra superiori invece sono più legati ad un’area mentale e spirituale e lavorano, simbolicamente, attraverso i sentimenti, le parole, le immagini ed i concetti.
In questo studio analizzeremo, uno per uno, i 7 chakra con le loro caratteristiche, le loro funzionalità, i loro compiti e , soprattutto, le loro peculiarità energetiche. Per ora ho voluto semplicemente individuarli nel contesto di una sintesi generale di tutto il loro sistema.
4 PERCHE’ SI PARLA DI “SISTEMA DEI CHAKRA”?
Con questo termine si vuole sottolineare la stretta interdipendenza dei chakra tra di loro ma anche il concetto di simbiosi e correlazione tra un chakra ed un altro, fattori questi che portano a precisare come il buon funzionamento di un chakra influisce positivamente sugli altri chakra viciniori così come la chiusura di uno di essi può provocare il blocco del flusso energetico a danno di un altro.
I chakra, in sostanza, operano come in un gioco di squadra che li porta a poter essere identificati anche come vasi comunicanti dove l’equilibrio di ognuno di essi dipende anche dal funzionamento complessivo del sistema. Rafforzare un primo chakra può influire sull’equilibrio del secondo mentre un blocco del quarto chakra può indebolire energeticamente il terzo e così via…
Ma il sistema dei chakra svolge , comunque, un lavoro comune: quello di favorire il libero scorrere dell’energia dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso in una costante e benefica ricerca dell’equilibrio psicofisico generale della persona.

5 COSA SI INTENDE PER “CHAKRA APERTO E CHAKRA CHIUSO”?
Tra le varie definizioni che vengono date ai chakra la più significativa, a mio avviso, è quella di un doppio vortice energetico che ci fornisce una rappresentazione del chakra come due spirali a forma di coni contrapposti ( tipo una clessidra) che girano più o meno velocemente favorendo da un lato il passaggio dell’energia dall’esterno all’interno del corpo con una successiva redistribuzione diffusa della stessa nel nostro organismo (sia a livello di fisico che di psiche) e, dall’altro, il corrispondente passaggio dell’energia dall’interno all’esterno con dispersione della stessa nell’energia universale. In tal modo l’energia del singolo chakra viene ad  interagire con l’energia cosmica.
Per ottimizzare questa funzione è necessario che il singolo chakra sia “aperto”, cioè messo in condizione di consentire ed agevolare il libero scambio energetico. Quando il chakra è aperto l’energia scorre con facilità e fluidità influenzando positivamente sia la mente che il corpo e donandoci positività, serenità, ottimismo, gioia di vivere, coraggio, amore, autostima, consapevolezza, creatività….
Al contrario si parla di chakra “chiuso o bloccato” quando l’energia non scorre in modo fluido ma rallenta, si blocca, ristagna…. Avere un chakra chiuso significa avere dentro un malessere energetico  che si traduce in un disagio del corpo, della mente e dello spirito che  porta sofferenza, tristezza, sensi di colpa, di paura, di bassa autostima, di incapacità ad esprimere i propri sentimenti come l’amore, la gioia, l’entusiasmo….
Esiste, peraltro, un’altra condizione negativa in cui può trovarsi un chakra : quella della presenza, nel chakra stesso, di un eccesso energetico che può provocare spesso una “invasione” nel campo operativo di un chakra contiguo. Anche un sovraccarico di energia, quindi, può determinare uno squilibrio che può poi ripercuotersi a livello emotivo con altre tipologie di disturbi e disagi emozionali.

6 COME SI FA A RIEQUILIBRARE ENERGETICAMENTE UN CHAKRA?
Abbiamo visto quanto sia importante che il sistema dei chakra sia in un buon equilibrio energetico perché, da esso, dipende il benessere fisico, psichico, emozionale e spirituale di una persona.
Esistono diverse tecniche per “riequilibrare” un chakra chiuso o eccessivamente carico di energia: per chi fosse interessato o comunque semplicemente curioso di provare questa esperienza, faccio presente che, presso il mio Studio in Roma-Prati ”L’Angolo del Naturopata”, utilizzo :
• trattamenti pranoterapici specifici con massaggio delle zone interessate dai chakra
• esercizi fisici diversi per riequilibrare ogni singolo chakra
• l’energia sprigionata dai cristalli e dalle pietre dure di colori diversi ( i 7 colori dell’arcobaleno)
• gli aromi rilasciati dagli olii essenziali
• le frequenze vibrazionali provenienti dai suoni armonici delle campane tibetane
• tecniche di meditazione e di distensione immaginativa.

Spero che quanto finora detto sia stato utile per farvi entrare nel mondo dei Chakra con la giusta gradualità ed attenzione: ho cercato di farlo con semplicità cercando di stimolare la curiosità di chi fosse interessato a seguirmi nei successivi capitoli che dedicherò all’analisi specifica dei singoli chakra al fine di individuare le loro diverse identità, caratteristiche, funzioni…



LE CARATTERISTICHE DEL PRIMO CHAKRA

(Muladhara)


di Gerry Chirò



Nel mio capitolo introduttivo sui Chakra, ho fornito uno sguardo d’insieme sui 7 chakra con l’intento di approfondire successivamente lo studio specifico di ognuno di essi. E quindi ora finalmente possiamo partire…
Il nostro viaggio nel mondo dei Chakra non può che iniziare dalle fondamenta del sistema, per salire  dal basso verso l’alto, dallo spesso al sottile e, quindi, dalla materia al pensiero…ed il primo dei 7 chakra è proprio quello che rappresenta il piedistallo su cui si fonda l’intera struttura dei chakra.
Il primo Chakra (Muladhara) viene infatti individuato alla base della colonna vertebrale (tra l’ano ed i genitali) e rappresenta le nostre radici, la nostra stabilità, i nostri bisogni primari. E’ il chakra attraverso il quale vengono assorbite le energie della Terra. Rappresenta l’energia fisica esistenziale e determina quindi le reazioni tipiche dell’istinto di sopravvivenza.
Il primo Chakra indica  il nostro diritto di esistere (essere) in quanto persona e di poter contare (avere) su quello che ci serve per sopravvivere. In questo chakra c’è la nostra identità fisica ed il suo compito è rivolto all’autoconservazione dei bisogni primari del nostro corpo. Quelli che determinano, appunto, la nostra sopravvivenza (avere una casa dove vivere, vestiti per coprirci, cibo per nutrirci, un lavoro e denaro sufficiente per soddisfare le esigenze essenziali della vita)…
Quindi l’obiettivo di un primo chakra “equilibrato” sarà quello di assicurare stabilità, sicurezza, salute fisica, volontà di vivere, prosperità, appagamento dei bisogni primari.
Al contrario i fattori negativi che possono bloccare o provocare una carenza energetica funzionale del primo chakra sono l’eccessiva magrezza, la sensazione di insicurezza e smarrimento, la paura di perdere ciò che ci dà sicurezza e benessere, la mancanza di disciplina e di confini appropriati, la mancanza di adattamento, le difficoltà finanziarie…mentre un chakra in eccesso funzionale lo si riscontra in presenza di obesità, pesantezza, fissazioni materiali, avidità, stanchezza, rigidità comportamentali…
Una cosa che molti non sanno è che i Chakra presentano anche una loro parte ombra (cd: demone) che si oppone e contrasta la normale attività del chakra stesso. Nel caso del primo chakra il demone è rappresentato dalla “paura”. La paura nasce quando ci sentiamo minacciati nella nostra sopravvivenza tanto da perdere la nostra sicurezza, la nostra concentrazione, la nostra calma.
Per chiudere l’analisi delle caratteristiche del primo chakra, ricordo che le tecniche  ed i trattamenti utili per il suo riequilibrio sono:
• Attività fisica tonificante (aerobica, pesi, corsa)
• Passeggiate a piedi scalzi sulla terra (all’alba o al tramonto)
• Massaggi e contatto fisico
• Cromoterapia con la visualizzazione del colore rosso vivo
• Cristalloterapia con l’utilizzo del diaspro rosso o della corniola
• Campane tibetane (vibrazione armonica:  Do)
• Stare a contatto con la natura percependo odori e profumi
Vorrei infine ricordare che, per ogni chakra, esiste un preciso riferimento e collegamento con una serie di elementi e di fattori che con i chakra stessi interagiscono e che ne determinano la loro identità lavorando per il mantenimento del loro equilibrio energetico.
E’ molto importante conoscere queste correlazioni perchè i vari elementi collegabili ad un chakra possono essere utilizzati al momento del bisogno per riequilibrare il chakra stesso.
E allora, così come farò del resto per tutti gli altri chakra, fornisco una indicazione sintetica e riassuntiva degli elementi ed i fattori più importanti che identificano il primo chakra e con esso interagiscono.
• Parole chiave: Radici, Basi, Corpo, Sopravvivenza
• Diritti fondamentali: Esistere ed avere
• Elemento: Terra
• Colore: Rosso
• Pietra: Diaspro rosso, Corniola, Rubino
• Senso: Olfatto
• Organi correlati: Arti inferiori, reni, retto, ano ma anche  parti solide del corpo (ossa, denti, unghie)
• Ghiandola endocrina: Surrenali
• Emozione positiva: Coraggio
• Emozione negativa (Demone): Paura
• Mantra: Lam
• Metallo: Piombo
• Olii essenziali riequilibranti: Rosmarino, Cipresso, Zenzero
• Nota : Do
• Giorno: Lunedì


 
LE CARATTERISTICHE DEL SECONDO CHAKRA
(Svadhistana)


di Gerry Chirò




Nel capitolo precedente abbiamo fatto la conoscenza del primo chakra (Muladhara) destinato a costituire la base su cui si regge l’intero sistema. L’elemento “terra” che lo contraddistingue lo rende, in un certo senso, il più “materiale “ dei chakra, con un’essenza energetica più “fisica” e più “spessa” rispetto a tutti gli altri.
Con il secondo chakra c’è ancora una forte identità fisica ma, a differenza del primo chakra, che fa riferimento alla stabilità (elemento terra), esso  è collegato all’elemento “acqua” e quindi agli elementi liquidi e, conseguentemente, al movimento, al fluire, alla mobilità, allo scorrere, al lasciarsi andare…
Il secondo Chakra (Svadhistana) viene individuato nella parte bassa dell’addome (tre dita sotto l’ombelico) ed è il responsabile energetico della sessualità, delle emozioni, del desiderio e del piacere.
Il secondo Chakra indica  il nostro diritto di sentire e volere (desiderare e provare piacere). Il desiderio è la spinta a provare sensazioni ed emozioni mentre il piacere ci fa prestare attenzione ai nostri sensi, ci invita a vivere intensamente il nostro presente, a provare la gioia di essere vivi. Il suo compito è rivolto, quindi, alla nostra autogratificazione nel piacere, nella sessualità e nelle emozioni positive.
L’obiettivo di un secondo chakra “equilibrato” sarà allora quello di assicurare sessualità, desiderio,  piacere, gioia di vivere, capacità di entusiasmarsi e provare emozioni, creatività sul piano fisico.
I fattori negativi che possono invece bloccare o provocare una carenza energetica funzionale del secondo chakra sono  la frigidità, l’impotenza, le paure del sesso, l’ottusità emozionale, la mancanza di desiderio, il timore del piacere, i sensi di colpa…mentre, al contrario, un chakra in eccesso funzionale lo si può riscontrare in presenza di dipendenze, manie e ossessioni sessuali, manipolazioni seduttive, attaccamenti eccessivi, possessività sentimentale, iperemotività…
Per quanto riguarda la parte ombra (demone) del secondo chakra che si oppone e contrasta la normale attività del chakra stesso ricorderete che, nel caso del primo chakra, il demone era rappresentato dalla “paura”. Per il secondo chakra il demone viene invece identificato nella “colpa”.
Il senso di colpa può rallentare o addirittura bloccare il naturale flusso dell’energia sessuale ed emotiva attraverso il corpo impedendo di manifestarci spontaneamente all’esterno e creando conseguentemente un grosso ostacolo nelle nostre relazioni emotive e sessuali con gli altri.
Le tecniche di  riequilibrio energetico del secondo chakra consigliano:
• Osservare ed immergersi nel mare o in corsi d’acqua limpidi
• Automassaggi sotto la doccia
• Terapie del movimento
• Balli caraibici e danza del ventre
• Assegnazione di piaceri sani
• Massaggio olistico e contatto fisico
• Cromoterapia con la visualizzazione del colore arancione
• Cristalloterapia con l’utilizzo  dell’ambra o della corniola
• Campane tibetane (vibrazione armonica: Re)

Anche per il secondo chakra esiste il riferimento e collegamento con una serie di elementi e di fattori che con esso interagiscono e che ne determinano la sua peculiare identità  lavorando per il mantenimento del suo equilibrio energetico.
Come ho già richiamato all’attenzione in occasione del commento al primo chakra, è molto importante conoscere queste correlazioni perchè i vari elementi collegabili ad un chakra possono essere utilizzati al momento del bisogno per riequilibrare il chakra stesso
Gli elementi ed i fattori più importanti che identificano ed interagiscono con il secondo chakra sono:
• Parole chiave: Emozioni, Sessualità, Desiderio, Piacere, Movimento
• Diritti fondamentali: Percepire e provare piacere
• Elemento: Acqua
• Colore: Arancione
• Pietra: Corniola, Ambra, Zircone arancione
• Senso: Gusto
• Organi correlati: Addome, Genitali,  Sistema urinario
• Ghiandola endocrina: Gonadi ( Ovaie e Testicoli)
• Emozione positiva: Gioia di vivere e provare emozioni
• Emozione negativa (Demone): Colpa
• Mantra: Vam
• Metallo: Stagno
• Olii essenziali riequilibranti: Sandalo, Ylang Ylang, Gelsomino
• Nota : Re
• Giorno:  Martedì



 
LE CARATTERISTICHE DEL TERZO CHAKRA
(Manipura)


di Gerry Chirò




Nei capitoli precedenti mi sono occupato dei primi due chakra ed abbiamo visto che la loro natura è, in un certo senso, “fisica” perché gli elementi “terra” e “acqua” che li contraddistinguono portano in sé il concetto di “densità e materialità” e, di conseguenza, sono chakra “istintuali” che tendono verso il basso in quanto soggetti al principio di gravità.
Con il terzo chakra comincia, invece, una “spinta consapevole” verso l’alto e l’elemento “fuoco” che lo contraddistingue imprime al chakra stesso il senso del dinamismo e della trasformazione della materia in calore e luce.
La posizione del terzo Chakra (Manipura) viene individuata nell’area del plesso solare (parte superiore dell’addome: altezza stomaco). Questo chakra si occupa di tutte le trasformazioni e delle attività che interessano il nostro corpo e la sua funzione più importante è quella dell’affermazione, dell’individuazione e dell’esercizio del potere personale. In questo chakra troviamo la fonte dell’energia e della vitalità, lo sviluppo della nostra personalità, la nostra forza di volontà, la determinazione, l’autonomia personale, l’autostima, la fiducia nelle nostre capacità ed ancora la saggezza e la maturità di pensiero.
In questo chakra si sviluppa quindi l’identità dell’ego e la percezione di noi stessi che avviene selezionando gli istinti, le emozioni e gli impulsi che salgono dai chakra inferiori (primo e secondo) e decidendo, razionalmente, quali attivare.
Il terzo Chakra indica  il nostro diritto di agire ed il suo compito è rivolto, quindi, alla nostra autodefinizione  Con un terzo chakra “equilibrato” si accresce il potere e l’autonomia personale che attivano la capacità di operare dei cambiamenti con lo scopo di “trasformare” la realtà che ci circonda ed in particolare la terra e l’acqua dei chakra inferiori che sono sostanze dense che ci ancorano alla realtà. Il Fuoco di Manipura è dinamico: unisce questi due elementi e si comporta come  un motore propulsivo, stimolando la proattività, l’azione a favore di noi stessi, la nostra capacità di agire e trasformare, la nostra realizzazione individuale e sociale .
L’obiettivo di un terzo chakra “equilibrato” sarà allora quello di assicurare una buona autostima, responsabilità, affidabilità, volontà realizzativa, senso del proprio potere ed autonomia personale, capacità di accettare le sfide...
I fattori negativi che possono invece bloccare o provocare una carenza energetica funzionale del terzo chakra sono la bassa autostima,  una volontà debole e facilmente manipolabile, la mancanza di autodisciplina, una incapacità di portare le cose a compimento, l’inaffidabilità…mentre, al contrario, un chakra in eccesso funzionale lo si potrà riscontrare in persone che si presentano con un desiderio sfrenato di potere, aggressività, rabbia, rancore, avidità, arroganza, ostinazione, voglia di dominare e controllare tutto e tutti, di avere sempre l’ultima parola…
Per quanto riguarda la parte ombra (demone) del terzo chakra, che si oppone e contrasta la normale attività del chakra stesso, ricorderete che, nel caso del primo chakra, il demone corrispondente era individuato nella “paura”, per il secondo chakra abbiamo incontrato la “colpa”. Il demone del terzo chakra è rappresentato invece dalla “vergogna”.
La vergogna è nemica dell’autostima, della gioia di vivere, della consapevolezza della propria personalità positiva. La vergogna mina ed indebolisce l’equilibrio energetico delle funzioni del terzo chakra e può essere in grado di bloccarlo.
Le tecniche di  riequilibrio energetico del terzo chakra consigliano:
• Esercizio fisico vigoroso (corsa, palestra, arti marziali)
• Contatto emotivo
• Relazioni profonde
• Massaggio olistico e contatto fisico
• Cromoterapia con la visualizzazione del colore giallo ( campi di grano, di girasole..)
• Cristalloterapia con l’utilizzo  dell’ambra, occhio di tigre o del topazio
• Campane tibetane (vibrazione armonica: MI)

Gli elementi ed i fattori più importanti che identificano ed interagiscono con il terzo chakra sono:
• Parole chiave: Potere, Volontà, Autostima, Azione
• Diritti fondamentali: Agire ed essere una persona
• Elemento: Fuoco
• Colore: Giallo
• Pietra: Quarzo citrino, Topazio, Occhio di tigre
• Senso: Vista
• Organi correlati: Milza e Stomaco
• Ghiandola endocrina: Pancreas
• Emozione positiva: Autostima, Consapevolezza di Sè
• Emozione negativa (Demone): Vergogna
• Mantra: Ram
• Metallo: Ferro
• Olii essenziali riequilibranti: Arancio, Bergamotto, Rosmarino
• Nota : Mi
• Giorno:  Martedì



LE CARATTERISTICHE DEL QUARTO CHAKRA

(Anahata)


di Gerry Chirò




Nell’avvicinarci al quarto chakra, possiamo dire che stiamo raggiungendo il “cuore del sistema”, cioè il punto centrale del nostro percorso.
Il quarto chakra funge, infatti, da collegamento tra i tre chakra del basso ( legati agli aspetti materiali e fisici) ed i tre chakra dell’alto (che presentano una identità più mentale e spirituale) rappresentando, così, l’incontro del movimento ascendente della materia verso lo spirito con quello discendente dello spirito nella materia.
La posizione del quarto Chakra (Anahata) viene localizzata nella zona del cuore (plesso cardiaco: all’altezza della linea mediana orizzontale dei seni). Per questo motivo il quarto chakra si pone come il centro di riferimento dell’intero sistema dei chakra (e rappresenta la sede del nostro Maestro interiore).
Gli aspetti fondamentali che incontriamo nel chakra del cuore riguardano l’amore, l’equilibrio e le relazioni.
Nel quarto chakra si crea la nostra “identità sociale” che potremo identificare meglio come la “persona” deputata a vivere tra le persone e, quindi, ad interagire con gli altri.
In questo chakra troviamo la nostra autoaccettazione e l’accettazione degli altri e quindi il diritto fondamentale di amare e di essere amati. Quando il chakra è in equilibrio la sua armonia energetica ci donerà amore universale, amore per noi stessi, apertura ed amore verso gli altri, relazioni sane ed equilibrate.
Con un quarto chakra “equilibrato” si manifesta, come abbiamo visto, la nostra identità sociale e quindi la nostra capacità, come persona, di empatia, altruismo, calore umano, compassione, perdono… Le nostre relazioni sociali saranno piacevoli, sincere, distese, e noi ci avvicineremo agli altri con comprensione, con predisposizione all’ascolto e senza pregiudizi.
L’ elemento “aria”, che caratterizza il quarto chakra, carica di ossigeno i nostri polmoni, li espande , consente a tutto il sistema circolatorio un funzionamento equilibrato e diffonde energia in tutto il nostro organismo.
Quando, invece, il quarto chakra è bloccato o presenta una carenza energetica funzionale noi diventiamo incapaci di amare, prima di tutto noi stessi e di conseguenza tutti quelli che ci circondano. Diventiamo freddi, antisociali, diffidenti, sospettosi, egoisti, intolleranti verso di noi e verso gli altri; avremo paura dell’intimità, delle relazioni, delle manifestazioni di affetto, ci isoleremo…Al contrario un quarto chakra in eccesso funzionale lo potremo riscontrare in persone gelose, appiccicose,  troppo  esigenti, ipercritiche…
Per quanto riguarda la parte ombra (demone) del quarto chakra, che si oppone e contrasta la normale attività del chakra stesso, essa è rappresentata dal “dolore”. Il dolore è il risultato dei traumi inferti al cuore (lutti, abbandoni, ferite emotive…. ) e blocca l’espansione del cuore e lo limita nella sua apertura verso se stessi e verso gli altri.
Le tecniche di  riequilibrio energetico consigliate per il quarto chakra sono:
• Esercizi di respirazione ed esercizi con le braccia ( compiendo il gesto di dare e ricevere)
• Relazioni che possono favorire l’empatia
• Massaggi dolci e rilassanti
• Passeggiate all’aria aperta in prati, boschi e aree alberate
• Appoggiare la schiena al tronco di un albero importante
• Cromoterapia con la visualizzazione del colore verde ( prati erbosi, distese collinari verdi..)
• Cristalloterapia con l’utilizzo del quarzo rosa o  di pietre verdi in generale ( smeraldo, giada verde, opale verde …)
• Campane tibetane (vibrazione armonica: FA)

Gli elementi ed i fattori più importanti che identificano ed interagiscono con il quarto chakra sono:
• Parole chiave: Amore, Pace, Perdono
• Diritti fondamentali: Amare ed essere amati
• Elemento: Aria
• Colore: Verde
• Pietra: Smeraldo, Malachite, Giada verde, Opale verde
• Senso: Tatto
• Organi correlati: Cuore, Parte superiore del torace
• Ghiandola endocrina: Timo
• Emozione positiva: Amore
• Emozione negativa (Demone): Dolore
• Mantra: Yam
• Metallo: Rame
• Olii essenziali riequilibranti: Rosa, Timo, Gelsomino, Melissa
• Nota : Fa
• Giorno:  Mercoledi



 
LE CARATTERISTICHE DEL QUINTO CHAKRA
(Vishudda)


di Gerry Chirò




Il nostro viaggio articolato sui chakra approda, in questo capitolo, al quinto chakra (Vishudda) lasciandosi alle spalle la parte YIN del sistema dove i primi quattro chakra, come abbiamo visto nei precedenti capitoli, erano deputati  a regolare gli aspetti (idealmente più fisici) legati alla forma, al movimento, all’azione ed alla relazione .
Con i tre chakra superiori (quinto, sesto e settimo chakra) si apre, invece, la parte YANG del sistema rivolta a disciplinare gli aspetti più sottili ed eterici del nostro essere ed, in particolare,  Vishudda lo possiamo definire come il centro delle vibrazioni, dei suoni, della comunicazione e della creatività.
Il quinto chakra è situato nella fossetta della gola (parte bassa del collo). Questo chakra ci introduce nel mondo “simbolico” della mente umana caratterizzato da una identità più leggera fatta di parole, immagini e pensieri. Gli aspetti fondamentali che incontriamo, in particolare, nel chakra della gola, riguardano, come abbiamo già detto, la comunicazione, la creatività ma, soprattutto, la capacità di esprimere in modo chiaro ciò che si ha dentro .
Nel quinto chakra scorre la nostra verità, che fa parte di noi e che vogliamo comunicare al mondo che ci circonda e, in questo chakra,  si crea quindi la nostra “identità creativa” con la possibilità di aprire all’esterno la nostra comunicazione sociale che è l’espressione di tutto ciò che è dentro di noi.
In questo chakra troviamo la nostra autoespressione  che è il punto d’ingresso tra il nostro mondo interiore e quello esterno e che quindi rappresenta anche il nostro diritto fondamentale di parlare ed essere ascoltati.
Quando il chakra è in equilibrio la sua armonia energetica ci donerà una voce piacevole da ascoltare, con la giusta tonalità di volume ma, soprattutto, la capacità di esprimerci in modo chiaro e veritiero, di avere un uso consapevole delle parole e di ascoltare, con la dovuta attenzione, le parole degli altri. Anche l’ascolto attivo, infatti, favorisce la comunicazione sociale perché una delle necessità umane più importanti è proprio quella di essere ascoltati.
L’elemento “suono”, che caratterizza il quinto chakra, caricherà di vibrazioni e risonanze giuste la nostra vitalità ed individualità e, proprio attraverso i suoni, si creeranno empatie ed armonie con il mondo esterno.
Quando, invece, il quinto chakra è bloccato o presenta una carenza energetica funzionale saremo incapaci di trasmettere chiaramente le nostre idee ed i nostri pensieri, faremo fatica ad esprimere le nostre ragioni, avremo difficoltà di comunicazione o di essere ascoltati, ci sentiremo timidi, impacciati. Al contrario un quinto chakra in eccesso funzionale ci porterà ad un parlare eccessivo o a vanvera, a dire spesso bugie, a spettegolare, a volere sempre l’ultima parola, a non saper ascoltare le parole degli altri …
Per quanto riguarda la parte ombra (demone) del quinto chakra, che si oppone e contrasta la normale attività del chakra stesso, essa è rappresentata, appunto, dalla “bugia”. La bugia è la negazione della verità, è il perno  dei discorsi manipolatori, delle parole ingannevoli…
Le tecniche di  riequilibrio energetico consigliate per il quinto  chakra sono:
• Esercizi di scioglimento fisico del collo, della mandibola e delle spalle
• Cantare a voce alta, raccontare storie, favole..
• Guardare a lungo un cielo senza nuvole, una distesa marina ..
• Cromoterapia con la visualizzazione del colore azzurro intenso
• Cristalloterapia con l’utilizzo di pietre azzurre in generale (Turchese, Lapislazzuli, Acquamarina …)
• Campane tibetane (vibrazione armonica: Sol)

Gli elementi ed i fattori più importanti che identificano ed interagiscono con il quinto chakra sono:
• Parole chiave: Comunicazione, Creatività, Verità, Risonanza
• Diritti fondamentali: Parlare ed essere ascoltato
• Elemento: Suono
• Colore: Azzurro intenso
• Pietra: Lapislazzuli, Acquamarina, Turchese
• Senso: Udito
• Organi correlati: Gola, Orecchie, Collo, Trachea
• Ghiandola endocrina: Tiroide
• Emozione positiva: Verità
• Emozione negativa (Demone): Bugia
• Mantra: Ham
• Metallo: Mercurio
• Olii essenziali riequilibranti: Eucalipto, Canfora, Pino, Salvia
• Nota : Sol
• Giorno:  Giovedi


 
LE CARATTERISTICHE DEL SESTO CHAKRA
(Ajina)

di Gerry Chirò




Nel sesto chakra (Ajina) le vibrazioni che abbiamo imparato a  conoscere nel sottostante chakra della gola (caratterizzate dall’elemento suono) diventano ancora più sottili, più alte e più veloci e ci consentono di “vedere” il mondo che ci circonda, non solo fisicamente, ma attraverso la nostra “percezione visiva interiore”.
Il sesto chakra è localizzato al centro delle sopracciglia (circa due dita sopra la radice del naso). Questo chakra è chiamato anche “terzo occhio”, fisicamente non visibile ma volto a percepire, come abbiamo ricordato sopra, aspetti della realtà che vanno oltre la mera fisicità delle cose.
Gli aspetti fondamentali che caratterizzano, in particolare, questo chakra sono l’intuizione, l’immaginazione, la visualizzazione, la chiarezza di vedute, l’introspezione, la percezione, la lungimiranza, la memoria.
In questo chakra troviamo la nostra capacità di riflettere con e sulla nostra anima in un contesto spirituale più ampio e più profondo. L’elemento “luce”, che caratterizza il sesto chakra ci permette di portare, appunto, la luce della nostra coscienza interiore su tutto ciò che ci circonda e su ciò che esiste dentro di noi.
In questo chakra troviamo la nostra “identità archetipica” in grado di riconoscere le immagini ed i simboli che scorrono nella nostra vita con i sogni, l’immaginazione, le arti… Per questo motivo Ajina è  la sede della nostra “energia mentale” dove proiettare, elaborare e comprendere l’essenza  della realtà che ci circonda superando gli schemi mentali prefissati.
Ayna rappresenta il nostro diritto fondamentale di “vedere” che si identifica nella possibilità di avere una mente aperta, di superare la nostra razionalità e la logica del pensiero, di oltrepassare le barriere poste dai cinque sensi e di riuscire a vedere “oltre le cose”.
Quando il chakra è in equilibrio noi saremo capaci di vedere il mondo che ci circonda con una marcia in più, grazie  ad un processo intuitivo che ci permetterà di avere  chiarezza ed apertura mentale nei vari momenti della vita in cui saremo chiamati a scegliere… la strada giusta.
Il blocco di Ajina o una sua carenza energetica funzionale si presentano  con una mancata fiducia nel nostro intuito ritenendo importante solo quello che vediamo con gli occhi, per cui diventiamo scettici, freddi e calcolatori, insensibili e distaccati, faremo fatica a ricordare le cose e vivremo la vita con una razionalità esagerata. Il sesto chakra in eccesso funzionale sarà caratterizzato, invece, da ossessioni e pensieri ossessivi, illusioni, difficoltà di concentrazione, allucinazioni , incubi…
Per quanto riguarda la parte ombra (demone) del sesto chakra, che si oppone e contrasta la normale attività del chakra stesso, essa è rappresentata dalla “illusione”. L’illusione ci porta a non vedere le cose come sono, bensì come, secondo noi, dovrebbero essere, fornendoci praticamente  un’immagine di quello che, di fatto, non è.
Le tecniche di  riequilibrio energetico consigliate per il sesto  chakra sono:
• Esercizi di meditazione, concentrazione, visualizzazione autogena
• Tecniche di visualizzazione guidata
• Stimolazione visiva ( collegando le immagini alle emozioni)
• Osservare il cielo notturno senza luna ( lasciando andare la mente…)
• Massaggio locale ed insistito sull’area del “terzo occhio”
• Cromoterapia con la visualizzazione del colore indaco
• Cristalloterapia con l’utilizzo di pietre azzurre in generale (ametista, lapislazzuli, zaffiri …)
• Campane tibetane (vibrazione armonica: La)

Gli elementi ed i fattori più importanti che identificano ed interagiscono con il sesto chakra sono:
• Parole chiave: Lucidità mentale, Percezione, Immaginazione
• Diritti fondamentali: Vedere “oltre”
• Elemento: Luce
• Colore: Indaco
• Pietra: Ametista, Zaffiro, Lapislazzuli, Tormalina blu
• Senso: Vista
• Organi correlati: Cervello, Occhi
• Ghiandola endocrina: Ipofisi
• Emozione positiva: Intuizione
• Emozione negativa (Demone):Illusione
• Mantra: Ohm
• Metallo: Argento
• Olii essenziali riequilibranti: Gelsomino, Menta, Sandalo, Incenso, Alloro
• Nota : La
• Giorno:  Venerdi


LE CARATTERISTICHE DEL SETTIMO CHAKRA

(Sahasrara)


di Gerry Chirò




Con questo post si conclude il nostro viaggio esplorativo all’interno del sistema dei Chakra. E si conclude incontrando il settimo chakra (Sahasrara)   che rappresenta il punto più alto del sistema e, come tale, il traguardo e l’espressione più elevata del nostro modo di vivere ed interpretare la vita.
Il settimo chakra ci consente di “entrare nella nostra anima” e percepire, nel profondo, le motivazioni del nostro essere e l’obiettivo del nostro percorso esistenziale. Con questo chakra prenderemo finalmente coscienza di un aspetto fondamentale: che la mente, il corpo e lo spirito non sono entità tra loro separate, esse formano un unicum coeso e sinergico e la coscienza che anima il settimo chakra ha proprio il compito di “dare e trarre un senso” al nostro vivere in questo mondo.
La posizione del settimo Chakra o chakra della Corona viene localizzata sulla sommità del capo ( nel punto della cosiddetta fontanella). Questo chakra è deputato a realizzare la nostra natura più autentica fondendola con la coscienza divina. E’ il chakra della liberazione, della conoscenza suprema e della beatitudine. Ma è anche il chakra della nostra consapevolezza interiore che ci permette, finalmente, di guardare dentro la nostra anima e percepire la nostra esistenza nell’universo.
Gli aspetti fondamentali che troviamo nel chakra della corona riguardano la saggezza, la conoscenza, la consapevolezza, la coscienza, la maestria, l’apertura mentale, ma anche la comprensione spirituale, il potere superiore, la trascendenza, il rapporto con la divinità.
Nel settimo chakra si crea la nostra “identità universale” che potremo identificare meglio come la capacità di elevare  la nostra comprensione fino a che la nostra parte spirituale venga a contatto con il divino.
In questo chakra troviamo la nostra autoconoscenza e il “diritto di conoscere”. Quando il chakra è in equilibrio la sua armonia energetica ci donerà saggezza, conoscenza, consapevolezza e connessione spirituale.
Con un settimo chakra “equilibrato” si manifesta, come abbiamo visto, la nostra identità universale e quindi la nostra capacità, come persona, di essere in armonia ed in simbiosi con il Tutto, comprendendo il divino che è dentro di noi ma prendendo coscienza e consapevolezza che il divino è presente anche nelle persone e nelle cose che ci circondano.
Quando, invece, il settimo chakra è bloccato o presenta una carenza energetica funzionale noi ci troveremo a vivere in modo troppo razionale e calcolatore, con attaccamento eccessivo alle cose materiali, chiusura ed ostilità verso informazioni nuove o punti di vista diversi, scetticismo spirituale, avremo difficoltà a “lasciar andare” le cose, saremo ossessionati dalle malattie, avremo paura di invecchiare e di morire. Al contrario un settimo chakra in eccesso funzionale esaspererà il nostro misticismo, con forme di elevato bigottismo, deliri religiosi, alienazioni interiori, allucinazioni e visioni…
Per quanto riguarda la parte ombra (demone) del settimo chakra, che si oppone e contrasta la normale attività del chakra stesso, essa è rappresentata dall’attaccamento. L’attaccamento è la dipendenza dalle cose materiali, l’eccessiva preoccupazione per la realtà in cui viviamo e che ci limita in un luogo ristretto rendendoci incapaci di andare avanti ed impedendoci di elevare la nostra spiritualità.
Le tecniche di  riequilibrio energetico consigliate per il settimo chakra sono:
• Esercizi di meditazione
• Disciplina spirituale per ristabilire il rapporto con il divino
• Massaggio del cuoio capelluto (fontanella)
• Osservare paesaggi “vasti” a 360° o che si estendono a perdita d’occhio
• Cromoterapia con la visualizzazione del colore, bianco, oro, argento, viola  
• Cristalloterapia con l’utilizzo di pietre viola ( ametista, tormalina viola …)
• Campane tibetane (vibrazione armonica: Si)

Gli elementi ed i fattori più importanti che identificano ed interagiscono con il settimo chakra sono:
• Parole chiave: Conoscenza, Coscienza, Consapevolezza, Spiritualità
• Diritti fondamentali: Conoscere
• Elemento: Pensiero
• Colore: Viola, Bianco, Oro
• Pietra: Ametista, Diamante, Tormalina viola, Cristallo di rocca,
• Senso: Nessuno (extrasensorialità)
• Organi correlati: Corteccia cerebrale, sistema nervoso centrale
• Ghiandola endocrina: Epifisi
• Emozione positiva: Illuminazione, Saggezza, Consapevolezza universale
• Emozione negativa (Demone): Attaccamento
• Mantra: So Ham
• Metallo: Oro
• Olii essenziali riequilibranti: Incenso, Legno di Rosa
• Nota : Si
• Giorno:  Sabato





 
COME SI STA BENE NELLA PANCIA DELLA MAMMA…


di Gerry Chirò




Con questo articolo mi piacerebbe dare un contenuto riflessivo al titolo, abbastanza scontato e forse anche banale, del mio scritto, cercando di cogliere, dal periodo della gestazione,  alcuni spunti utili per il percorso della vita che, dal momento della nascita, rappresenterà per noi un’avventura ricca di emozioni, positive e negative, che dovremo via via affrontare. Ecco, allora, come quello che provavamo nella pancia della mamma ci può tornare come utile esempio da …imitare.
Va premesso che il concepimento di un essere umano è il frutto dell'intimità più assoluta tra due individui ed è anche il traguardo più alto che la natura possa raggiungere nella sua perfezione creativa, dando inizio all'esistenza di una vita superiore ad ogni altra forma di vita presente in natura: l'uomo.
E' solo e unicamente un atto d'amore quello che si chiede alla coppia, essendo la risposta più completa ed elevata che una coppia può dare come contributo umano alla creazione. Dopo di che è la natura stessa e solo la natura a regolare, con la perfezione della sua esperienza, l'avanzamento dei lavori all'interno del grembo materno.

Un percorso naturale perfetto
Con il concepimento inizia un percorso naturale perfetto in cui l'uomo è semplicemente spettatore della preparazione di una nuova vita, mentre la natura si preoccupa di predisporre per il nascituro l'habitat ideale secondo le regole da essa stesse dettate.
Un habitat interamente realizzato, quindi, senza alcun tipo di intervento e di condizionamento umani e preparato in modo tale da assicurare al feto le condizioni ideali perché possa realizzarsi, al momento della nascita, il migliore contatto possibile con il mondo esterno.
Senza alcun intervento da parte dell'uomo, insomma, questo processo naturale riesce ad assicurare la perfezione del prodotto.

A che cosa possiamo ispirarci
Gli aspetti della gestazione costituiscono, a mio avviso, un ottimo punto di partenza per l’individuazione di alcuni rimedi naturali e comportamentali che possiamo utilizzare per stare meglio quando il nostro equilibrio psicofisico è minacciato. E non a caso abbiamo scelto di cercare degli spunti proprio laddove, per eccellenza, la natura agisce totalmente al di fuori del condizionamento umano: e cioè il percorso di creazione dell'uomo stesso.
Buio e silenzio, calore e contatto, posizione fetale, non sono forse questi gli elementi che ricerchiamo quando siamo in crisi?

Il buio e il silenzio
Nella naturalezza del percorso che l'embrione segue durante la sua evoluzione psicofisica possiamo cogliere alcune peculiarità che la natura ha scelto per favorire il miglior acclimatamento del nascituro.
La gestazione si svolge in un ambiente ovattato, dove solo il buio e il silenzio avvolgono e proteggono il feto. Ma attenzione, non si tratta qui di quel buio e quel silenzio che avvertiamo noi normalmente attraverso i sensi, bensì di qualcosa di diverso, che potremmo definire "buio luminoso" e "silenzio armonioso", con tutta la serenità e il grado di rilassamento che tali espressioni comportano.
Buio e silenzio intesi allora come contorno rassicurante della nostra esistenza ogni qualvolta il caos, la confusione, le preoccupazioni, le paure rischiano di influire negativamente sulla nostra psiche. Buio e silenzio che, del resto, istintivamente noi stessi ricerchiamo sempre, nei momenti di caduta dell'equilibrio psicologico, e che la natura ritmicamente ci propone di continuo attraverso l'alternanza della notte al giorno.

Il contatto e il calore
Se vogliamo prendere un altro esempio rassicurante propostoci dalla fenomenologia della vita che cresce nel grembo materno, consideriamo anche l'obiettivo avvolgente che il corpo materno assicura al feto: una totale e infinita morbida carezza entro cui esso può crescere. Contatto e calore.
Gli stessi contatto e calore che andremo a ricercare sempre, nel corso della vita, sotto forma di carezze, coccole, o qualsiasi altra sensazione rassicurante, a suo tempo percepita e goduta nel grembo materno.
Una carezza, un abbraccio, una mano sulla spalla, intorno alla vita, persino il semplice toccarsi, rappresentano spesso un contributo fortemente positivo in caso di depressione, di angoscia, di ansia. Anche perché la vicinanza fisica tra due persone produce di per sé energia rivitalizzante e contribuisce al riequilibro psichico rafforzandone le difese naturali e la carica vitale.

La posizione fetale
Ma dal feto abbiamo infine da imitare, per metterla in pratica ogni volta che ne ravvisiamo la necessità, la posizione fetale, di per sé capace di trasmetterci una sensazione di immediata tranquillità e serenità quando abbiamo maggior bisogno di rilassamento e protezione.

E di tutto questo chi dobbiamo ringraziare se non …il grembo materno? Grazie, allora, a tutte le mamme del mondo!!!


(pubblicato sul sito web di naturopataonline)


 
IL CORPO E LA MENTE


di Gerry Chirò



Qual è il rapporto tra mente e corpo?
E come si pone nel contatto relazionale con il mondo esterno?  
Se alla mente, al pensiero, è affidato il compito della consapevolezza, dell'esame critico, della realtà comportamentale, al corpo è richiesto di veicolare alla mente, attraverso le sensazioni e le percezioni, i messaggi che arrivano dall'esterno.

Il "sistema percettivo integrato" e la "mente pensante"
I cinque sensi trasmettono al nostro interno le comunicazioni della natura (dove per "natura" ci si riferisce qui al complesso del mondo minerale, vegetale, animale e umano che ci circonda e ci comprende). Vista, udito, olfatto, tatto e gusto ci consentono di percepire il mondo e di far entrare dentro di noi tutti i messaggi che l'ambiente in cui viviamo e di cui noi stessi facciamo parte integrante ci trasmette, istante dopo istante.
I cinque sensi sono, quindi, un "sistema percettivo integrato" che, in quanto tale, non si differenzia significativamente da quello degli animali, da come cioè, con le differenze legate alle singole specie, anche gli animali vivono i segnali della natura. Se non fosse per la "mente pensante", una coscienza intelligente, una spiritualità attiva che nel corso dell'evoluzione della specie umana, nei milioni di anni che ci hanno preceduto, si è andata identificando quale elemento differenziale rispetto alle altre specie animali.
E' solo dopo che è avvenuta la percezione che inizia il compito della mente, del pensiero, dello spirito, tipici della specie umana. La mente elabora quella che, negli animali, è una semplice reazione istintuale dettata da impulsi immediati che le percezioni sensoriali  suscitano.

Dalla terra al cielo, dal materiale all'immateriale
Ecco perché l'uomo, nel corso della sua evoluzione, è arrivato ad assumere la posizione eretta staccando gli arti superiori dalla terra ed elevando il corpo verso il cielo. Tale modificazione naturale della postura lo ha messo nella condizione di assumere la consapevolezza dell'alto e del basso, della materia e dello spirito: laddove i piedi mantengono il rapporto di sempre con la terra (materia) e nello stesso tempo viene reso possibile l'avvicinamento del corpo verso il cielo (spirito).
In questa posizione, divenuta nel tempo naturale per l'homo sapiens, il corpo assume un rapporto relazionale diverso con il mondo esterno e comincia a valorizzare le sue stesse parti corporee adeguandole al nuovo posizionamento fisico.
Se paragoniamo il corpo umano a un albero, vediamo i piedi assumere la funzione di radici radicate alla terra, da cui prendono l'energia nutritiva di base, l'humus seminante che rigenera, la forza vitale che ricarica, la posizione fisica che conferisce all'uomo la consapevolezza istintiva ma profonda della propria stabilità. Il busto, invece, come nell'albero il tronco, diviene l'elemento portante del corpo, nonché il veicolo di trasformazione dell'energia nutritiva proveniente dall'esterno (alimenti e aria) nella vitalità necessaria alla sopravvivenza.
All'interno del corpo, dal basso verso l’alto, la materia, da solida, diviene quindi liquida, da pesante, sottile, da materiale, immateriale.
La parte bassa, addominale, del corpo assume il compito di dividere, tramite il processo digestivo, le sostanze nutritive dalle scorie da eliminare, le quali, tornando alla terra, riaprono un processo seminativo, produttore a sua volta di nuove energie. Mentre alla parte superiore, cerebrale, è delegato il compito di dare l'impulso perché il sangue (sostanza liquida) porti verso l'alto, al cervello, l'energia e il nutrimento.
In questo senso possiamo dunque parlare di visione "piramidale" del corpo umano, dove la base è in stretto legame con la terra, legame consolidato dalla forza gravitazionale e dalla sua spinta verso il basso; mentre il vertice ha il compito di trasformare la sostanza in pensiero, lo spesso in sottile, il materiale in immateriale.


(pubblicato sul sito web di naturopataonline)

BENEFICI E FINALITA’ DEL

 
 
MASSAGGIO ANTISTRESS INTEGRATO


di Gerry Chirò



Ci sono periodi, più o meno lunghi nel corso dell’anno o di specifiche stagioni, in cui ci sentiamo particolarmente stressati per effetto di situazioni, esogene o endogene, che minano il nostro organismo psicofisico e indeboliscono le nostre energie vitali.
Un periodo lavorativo intenso, durante il quale avvertiamo di essere oltremodo stanchi ed affaticati ci rende, inevitabilmente, nervosi, irascibili, incapaci di rilassarci, agitati e preoccupati oltremisura; e questo avviene anche quando si presentano problemi quotidiani, di particolare gravità e ripetuti nel tempo, che investono negativamente noi stessi o la nostra sfera familiare ripercuotendosi sulle nostre responsabilità e sui nostri doveri; o, infine,  quando mille imprevisti  e complicazioni si affacciano contemporaneamente affollando i nostri pensieri e costringendoci ad un surplus di lavoro ed impegno che ci logora mentalmente e fisicamente…
Ecco, io credo che ognuno di noi si possa esser ritrovato in uno o più di questi esempi… Qual è la naturale conseguenza e spiegazione? E’ che, in questi frangenti, abbiamo perso completamente la serenità di agire e di vivere le nostre giornate con la giusta consapevolezza, siamo oltremodo rigidi e contratti, temiamo di non essere all’altezza di affrontare tutti i problemi che si presentano, viviamo in uno stato di tensione continua e, agli occhi degli altri, diamo la chiara sensazione di …non vivere bene.
La medicina tradizionale cinese ci avverte che, in queste situazioni, l’energia che scorre nei nostri meridiani (i 12 canali energetici) non fluisce regolarmente come dovrebbe, subisce dei blocchi, dei rallentamenti, degli intasamenti ed il nostro organismo, per compensazione, si irrigidisce sia fisicamente che mentalmente.
Il primo obiettivo che la MTC cinese e le altre medicine orientali consigliano è quello di trovare il modo giusto di “rilassare” la mente ed il corpo con trattamenti e tecniche che favoriscano la distensione psicofisica e riconducano la persona a vivere il “qui ed ora” con la giusta consapevolezza.
La Naturopatia tiene molto a cuore tutte le soluzioni ed i rimedi che possano alleviare le conseguenze negative dello stress attraverso percorsi naturopatici virtuosi “assolutamente naturali” volti a ricondurre la persona stressata a prendere consapevolezza del suo disagio psico-fisico ed a predisporsi, mentalmente e fisicamente, a rimedi che favoriscano il recupero del suo riequilibrio energetico.
Tra i vari trattamenti, come ricordavo in precedenza, le medicine orientali (cinese ed ayurvedica) danno grande importanza ai massaggi rilassanti e riequilibranti e, su tale percorso, l’Angolo del Naturopata ha messo a punto un particolare trattamento che ha denominato “massaggio antistress integrato” finalizzato specificatamente al massimo rilassamento ed al completo riequilibrio energetico ( con l’utilizzo di tecniche provenienti dal massaggio ayurvedico, dal massaggio cranio-sacrale, dalla riflessologia plantare e dalla digitopressione).
In questo articolo, per chi è interessato, ho il piacere di illustrarvelo:
Il “massaggio antistress integrato” praticato presso l’Angolo del Naturopata  è un particolare, completo e assai  benefico trattamento  olistico finalizzato, da un  lato a favorire il riequilibrio energetico psico-fisico della persona (necessario per ristabilire il normale scorrere dell’energia dentro di noi) e, dall’altro, ad abbassare gli stati di tensione e di stress accumulati sciogliendo i blocchi e le contratture che irrigidiscono il nostro organismo e incidono negativamente sulla nostra postura.
Si chiama “integrato” perché, al fine di ottenere il miglior risultato in termini di benessere e rilassamento, nell’esecuzione del massaggio   l’operatore utilizza ed integra il trattamento:
• con tecniche di digitopressione nelle aree interessate dai meridiani energetici, con tocchi leggeri o profondi, a seconda della necessità, tesi a stimolare i recettori nervosi situati a livello epidermico
• con frizioni e impastamenti provenienti dal massaggio ayurvedico volti a migliorare la circolazione sanguigna delle fasce muscolari ed a eliminare le tossine
• con sollecitazioni e pressioni nelle aree delle mani e soprattutto dei piedi secondo le indicazioni provenienti dalla riflessologia plantare.
Il trattamento termina, in una situazione di distensione psico-fisica che raggiunge il rilassamento completo, attraverso un delicato ma assai profondo massaggio della testa attuato con movimenti e sfioramenti dettati dalle tecniche del massaggio cranio-sacrale .
Il trattamento, che ha la durata di un’ora, si svolge alla luce tenue delle candele e delle lampade di sale, con i profumi aromatici degli olii essenziali e viene accompagnato dal sottofondo musicale degli “steel drums”, dal suono magico delle campane tibetane e dallo scorrere, lento e regolare, dell’acqua  di una fontana Zen.
Provare per credere….


(pubblicato sul sito web di naturopataonline)

STUDIO SULL'OLISMO



L’OLISMO, MEDICINE E DISCIPLINE OLISTICHE,
TRATTAMENTI OLISTICI,
MASSAGGIO OLISTICO

di Gerry Chirò




CAP 1: L’OLISMO


Nel mondo della naturopatia sappiamo bene che una delle parole più ricorrenti è “olismo”, parola  con la quale si caratterizza, non solo un modo di pensare ed interpretare  il nostro modo di vivere ma, soprattutto, la consapevolezza di avere a disposizione una serie di discipline, trattamenti e rimedi improntati a principi estremamente importanti ed efficaci nel percorso che , per professione od anche per semplice passione, stiamo seguendo.
Ma, siamo sicuri, quando parliamo di “olismo”, di conoscere esattamente di cosa si tratta? Io, per primo, mi sono reso conto di sentire il bisogno di approfondire un argomento così importante per noi naturopati ed oggi vi propongo un percorso da fare insieme e che riguarderà, in capitoli  diversi ma, tra di loro conseguenti, un’analisi, sia pur sintetica ma sufficientemente orientativa, dell’Olismo in generale e poi, più specificatamente, un commento sulle medicine e discipline olistiche, sui trattamenti olistici fino ad arrivare a quello che maggiormente mi coinvolge dal punto di vista professionale: il massaggio olistico.
E allora, oggi, iniziamo con “l’Olismo”.
“OLISMO”, in realtà, è una parola abbastanza semplice dal punto di vista etimologico: essa deriva dal greco “olos” che può tradursi come “totalità, globalità…, insomma, il TUTTO”: Il suo significato si presenta invece più complesso ed articolato e può essere, in qualche modo, spiegato e riassunto nel concetto che le parti frazionate di cui è composto un insieme hanno un valore inferiore o comunque diverso se rapportate alla “somma funzionale” dell’intero.
In altre parole l’insieme di più parti, funzionalmente unite per uno scopo, vale di più della sommatoria puramente meccanica delle stesse e si presenta, esso stesso, costituzionalmente diverso. Quindi, il TUTTO si dimostra ed è PIU’ della somma delle parti di cui è composto.
L’indicazione della parola “olismo” e, conseguentemente, l’aggettivo “olistico” appartengono ad un politico/ filosofo sudafricano (Jan Christian Smuts) che la usò, per primo, negli anni ’20 del secolo scorso nel suo libro “Olismo ed evoluzione” del 1926 e tali termini furono successivamente adottati ed adoperati in campi diversi, dalla filosofia alla psicologia, dalla fisica alla chimica, fino all’applicazione più usata, ai giorni nostri, riferita alla biologia ed alla medicina.
L’Olismo viene quindi a rappresentare l’opposto se non la contrapposizione del “riduzionismo” che è una limitazione meccanicistica della visione umana della vita: per spiegare l’olismo con un esempio pensiamo ad  un robot (come un sistema complesso) che non sarebbe tale se si considerasse solo la somma delle sue componenti meccaniche ma è, invece, un oggetto che si presenta e si esprime grazie alla funzionalità integrata e simbiotica dei suoi vari “pezzi operativi” fino a guadagnare, addirittura, nell’evoluzione dei tempi, il titolo di “macchina intelligente”.
E questo vale per ogni micro o macro “sistema complesso”: un sistema informatico, un aereo, un macchinario polifunzionale….e quanto detto vale anche per le cose immateriali. Un esempio banale: pensiamo alle note musicali, ognuna con la sua valenza, il suo tono, il suo timbro che, suonate senza un ordine armonico, non riescono a dare quella melodia che scaturisce quale risultato di una musica globale con un prodotto sonoro più importante della somma dei suoni delle singole note usate.
Smuts, nel suo libro “olismo ed evoluzione” indicò esplicitamente che “l’intero è più della somma dei suoi componenti”. Questa è sicuramente la definizione più conosciuta dell’olismo ma è altrettanto efficace, ai fini di quello che ci ripromettiamo di approfondire, ricordare un ulteriore concetto di Smuts che chiarisce ancora meglio il suo pensiero quando aggiunge che un intero è una sintesi o unità di parti, così intima che influenza le attività ed interazioni di quelle parti, dà loro un carattere speciale, le rende diverse da quello che sarebbero state in una combinazione senza tale unità o sintesi…E’ una nuova dimensione di quelle parti con le alterate attività e funzioni che fluiscono da questa struttura”. La struttura, quindi, è in grado di dettare, al suo interno,  un nuovo “carattere di cooperazione” finalizzato a dare qualcosa di più di quanto le sue parti possano fare da sole.
Questa è una considerazione basilare che dobbiamo tenere a mente quando pensiamo al concetto olistico applicato ai nostri argomenti naturopatici. Cosa significa per noi tutto questo? Che, all’interno del tutto, anche le singole componenti cambiano quando vengono incorporate pur mantenendo la loro specifica identità. E’ il sistema in generale che determina il comportamento delle parti. Ecco, allora, che il TUTTO muta in una continua trasformazione: il microcosmo che si rapporta al macrocosmo, la vita che muta all’interno del sistema natura, l’organismo biologico ( e quindi noi stessi) inteso come “sistema complesso” inscindibile nel suo rapporto corpo/ mente/ anima/ ambiente/ relazioni esterne….), noi che influenziamo e siamo influenzati all’interno della biosfera e dell’ecosistema, noi nel tutto ed il tutto in noi, la necessità di guardare oltre il visibile materiale, l’energia che regola la funzionalità di tutte le cose….
Quanto sopra costituisce l’introduzione a quanto approfondiremo nel prossimo capitolo dedicato alle “medicine olistiche” dove ci concentreremo sul principio che ogni persona, in quanto tale, deve essere sempre considerata come un’unità/totalità non esprimibile semplicemente  con le sue parti distinte e caratteristiche quali organi vari ( fegato, milza, cuore, polmoni, reni….) o subsistemi che appartengono al “sistema complesso” della persona : l’apparato cardio-circolatorio, l’apparato digerente, l’apparato osteoarticolare, il sistema linfatico e quello endocrino, il sistema nervoso….
Nel prossimo capitolo ci occuperemo quindi dell’applicazione dell’olismo alla medicina (naturalmente le medicine olistiche – in particolare quella tradizionale cinese e quella ayurvedica-, come vedremo, esistono da millenni anche se non chiamate in questo modo) ricordando che, nel mondo occidentale, il concetto di medicina olistica si sviluppa formalmente intorno agli anni’70 del secolo scorso soprattutto per affrontare, in modo diverso, molte patologie psicosomatiche, spiegando che la causa di esse   è da ricercare primariamente nella psiche e non unicamente nel malfunzionamento fisico.
E soprattutto evidenzieremo che le medicine e le terapie olistiche ( riservate naturalmente ai soli medici) si caratterizzano per la loro visione ed attenzione allo stato complessivo della persona che si ha in cura occupandosi dei disturbi di cui è affetto il paziente in una valutazione che coinvolge diversi aspetti: fisici, mentali, emotivi, comportamentali, ambientali, relazionali e considerando quindi, in modo olistico,  la persona nella sua globalità di corpo, mente, emozioni e spirito.

(pubblicato sul sito web di naturopataonline)



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OLISMO, MEDICINE E DISCIPLINE OLISTICHE, TRATTAMENTI OLISTICI,
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di Gerry Chirò






CAP. 2: LE MEDICINE OLISTICHE

Nel capitolo precedente ( pubblicato da naturopataonline in data 23 giugno 2017 ) ci siamo occupati, come ricorderete, dei principi che sono alla base dell’Olismo, anticipando che, in questo successivo articolo, ci saremmo soffermati sull’applicazione di tali principi  in medicina, in special modo, nelle medicine orientali (Medicina tradizionale Cinese e Medicina Ayurvedica) che, per loro natura concettuale, sia pure con approcci diversi, si fondano proprio sulle basi filosofiche ed applicative dell’olismo stesso.
In realtà si deve premettere che l’ obiettivo primario delle medicine olistiche non è tanto la cura delle malattie quanto la prevenzione e il mantenimento del benessere psico-fisico e dell’equilibrio energetico della persona. Per ottenere questo le discipline olistiche ci invitano, innanzitutto, a salvaguardare il nostro stato di “salute globale” come risultato dell’unione benefica di mente, corpo, anima, ambiente, società.
La salute globale non si identifica nella mera assenza di malattia bensì in un benessere generale di corpo, mente e anima. Di conseguenza, ecco perché, nel momento in cui una persona si ammala, ogni patologia verrà analizzata dal medico olistico considerando il soggetto che ne è affetto in tutti i suoi aspetti fisici, mentali, emotivi e spirituali con l’obiettivo di riequilibrare energeticamente… il tutto.
L’approccio medico “olistico” alla malattia sarà quindi orientato ad un’analisi “globale” della situazione valutandola nel contesto di tutta la persona e non del singolo particolare.
Le medicine olistiche non creano una separazione tra mente e corpo e  quindi non distinguono, nell’ambito della malattia, i problemi fisici da quelli psichici (mentali e/o emozionali): tra di loro c’è una influenza  reciproca.
Per lo stesso motivo le medicine olistiche non danno grande importanza, a differenza delle medicine convenzionali, al sintomo, al fastidio o  al dolore specifico che il paziente avverte, quanto alla persona analizzata in tutti i suoi aspetti psicofisici complessivi.
La terapia non tende alla risoluzione del sintomo ma a trattare la causa della malattia inquadrandola nelle sue molteplici implicazioni (fisiche, mentali, emozionali, spirituali): il sintomo va a rappresentare, per le discipline olistiche, unicamente un segnale che il nostro corpo manda all’esterno per manifestare un disagio, funzionale ed energetico, un messaggio che invita ad approfondire  la globalità della persona in tutti i suoi aspetti ( corpo, anima e mente).
Nel rispetto di tali principi, il paziente che si avvicina alle medicine olistiche scoprirà che l’approccio proposto da tali discipline non si identifica nel solo obiettivo di far cessare un dolore od un fastidio ma nell’esame approfondito e globale della o delle  cause che hanno dato vita a quel sintomo. Per questi motivi, la persona malata non verrà considerata semplicemente come una somma di varie parti, organiche e psichiche, scollegate tra di loro ma, al contrario, l’analisi olistica considererà le singole parti strettamente collegate tra di loro in  un’unità le cui componenti fisiche, psichiche, emotive e relazionali interagiscono, si influenzano a vicenda concorrendo, tutte insieme, a determinare lo stato di malattia di cui, ripetiamolo ancora, il sintomo è soltanto un messaggio che il corpo manda per comunicare che c’è qualcosa in noi che non va “a livello energetico”.
Lo stato di malattia inteso come una “perturbazione dell’equilibrio energetico psicofisico” apre, a questo punto, un altro aspetto importantissimo su cui si fondano le medicine “olistiche”: un aspetto che trae origine dagli stessi principi informatori della filosofia orientale -  ed ai quali in particolare la Medicina tradizionale cinese e quella Ayurvedica danno primaria importanza- : “l’equilibrio energetico generale”  che regola il “TUTTO”, dal macrocosmo al microcosmo, attraverso l’esistenza di una spinta energetica che dà origine alla vita, animata ed inanimata, regolando i suoi cicli, dalla nascita alla morte, dall’inizio alla fine.
Ogni essere vivente è una forma di energia: il corpo è energia, lo spirito è energia, anche i pensieri, le emozioni sono energia. Rispetto al corpo che ha un’energia più densa, l’energia prodotta dalla mente è diversa:… è solo più sottile.
L’energia scorre “ovunque” e quindi anche dentro di noi, ci vivifica, regola il nostro equilibrio psico-fisico e, scorrendo liberamente nel nostro corpo senza blocchi, rallentamenti od intralci, contribuisce a renderci tonici, sereni, allegri, disponibili. In altre parole, le medicine olistiche sostengono che quando l’energia circola in modo equilibrato e corretto nel nostro organismo….noi ci sentiamo bene.
Purtroppo non sempre è così. Per una serie di fattori ed elementi, interni ed esterni a noi, il nostro bagaglio energetico può essere infatti intaccato e, in qualche modo, inquinato provocando uno squilibrio che va a ripercuotersi negativamente sul nostro stato psico-fisico.
Quando questo avviene l’energia subisce un rallentamento, una contrazione, un blocco ovvero una tensione ed il nostro organismo, perdendo il suo equilibrio di base, si irrigidisce risentendone negativamente e noi, di conseguenza, …stiamo male.
Ecco allora il concetto che l’importanza del mantenimento di un equilibrio energetico ai fini  del nostro “star bene” ci deve servire per comprendere la necessità di uno stile di vita volto a  ricercare e mantenere sempre, per quanto possibile, le condizioni che assicurino detto equilibrio.
Per ora ci fermiamo qui cercando di riassumere sinteticamente quanto finora detto al fine di fissare alcuni concetti fondamentali che ritroveremo sempre presenti nelle medicine olistiche ( ed in particolare nella Medicina Tradizionale Cinese e nella Medicina Ayurvedica):
• L’olismo, in medicina, ha, come obiettivo, il mantenimento di uno stato di salute “globale” che riguarda corpo, mente e anima
• Il mantenimento della “salute globale” non potrà prescindere dalle influenze di fattori esterni che interagiscono con noi ( forze energetiche della natura, ambiente, vita sociale, microcosmi e macrocosmi, biosfera, ecosfera…).
• Ogni individuo è considerato unico e peculiare nella sua globalità e diverso da ogni altra persona
• La ricerca della salute è orientata alla persona e non alla malattia
• Nella malattia non è importante curare il sintomo ma ricercare invece la causa che ha prodotto quel sintomo. I sintomi non sono altro che segnali del corpo che cerca di ripristinare l’equilibrio energetico perso
• La stato di malattia è visto come uno squilibrio energetico di cui, quindi, va ricercata e curata la causa anche al fine di stimolare il naturale processo di autoguarigione presente in ognuno di noi.


(Pubblicato sul sito web di naturopataonline)



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CAP. 3: LE DISCIPLINE ED I TRATTAMENTI OLISTICI

Dopo aver trattato, nei primi due capitoli di questo mio studio, l’Olismo ( post pubblicato su Naturopataonline in data  23 giugno 2017 ) e le Medicine Olistiche ( post su Naturopataonline del 16 luglio 2017 )  anche l’articolo di oggi, in cui analizzeremo le “Discipline ed i Trattamenti olistici”, fonda    le sue radici sulla considerazione “unitaria” della persona per la quale “corpo, mente e anima “ costituiscono un unicum inscindibile.
Parlare delle varie discipline c.d. olistiche avrà quindi lo scopo di fornire un approfondimento su tutti quei trattamenti e su tutte quelle tecniche che, come principi ispiratori, hanno una concezione globale ed interdipendente del macrocosmo e microcosmo alimentati da un’energia universale dalla quale noi tutti dipendiamo.
L’energia individuale si raffronta con l’energia universale ed ognuno di noi interferisce con il mondo esterno dando e ricevendo energia in un equilibrio cosmico di cose animate e non. Il respiro porta energia, l’alimentazione porta energia, il pensiero positivo porta energia, tutto il nostro corpo è energia, tutto ciò che è fuori di noi e con il quale ci rapportiamo ogni giorno è energia.
Anche le cose inanimate sono energia, un sasso è energia, un colore è energia, un suono è energia, un panorama è energia.
Ecco allora che tutti i trattamenti, le tecniche ed i rimedi suggeriti dalle discipline olistiche si rivolgeranno al  contesto globale della persona da trattare fornendo, ciascuno nella loro peculiarità, un contributo per riequilibrare, sia fisicamente che psichicamente, un’energia carente o in eccesso e ristabilire uno stato di benessere compromesso da fattori interni ( ansie, agitazioni, emozioni negative, malattie psicosomatiche……) od esterni (difficoltà relazionali, incidenti di percorso, imprevisti vari… ). E questo lo faranno utilizzando la forza energetica delle fonti su cui ogni disciplina energetica pone le sue basi.
In questa ricerca delle fonti energetiche più conosciute abbiamo ad esempio i colori ( su cui si fonda la cromoterapia), i cristalli e le pietre dure (che sono alla base della cristalloterapia), gli olii essenziali (che danno vita all’aromaterapia), le piante ed i fiori ( le cui proprietà primarie costituiscono i principi energetici della fitoterapia, della gemmoterapia e della floriterapia), l’armonia delle note musicali….( le cui vibrazioni energetiche ritroveremo nella musicoterapia e nell’ascolto delle campane tibetane) ecc. ecc..
Esistono poi discipline olistiche che sono volte al riequilibrio psicofisico della persona attraverso tecniche corporee specifiche . Tra queste possiamo ricordare lo Shatsu che utilizza i vari punti del nostro corpo attraversati dai meridiani cinesi per riequilibrare l’energia che scorre al loro interno mentre l’Agopuntura lavora sempre sui predetti canali energetici usando appositi aghi per alimentare l’energia carente o disperdere l’energia in eccesso. Altre discipline sfruttano invece l’energia prodotta da alcuni punti del nostro stesso corpo (punti riflessi) per stimolare direttamente organi od apparati corrispondenti la cui funzionalità energetica non è in equilibrio. La Riflessologia plantare e l’Auricoloterapia sono gli esempi primari di tali trattamenti.
Quando l’obiettivo del riequilibrio energetico psicofisico è perseguito tramite movimenti coordinati del corpo secondo posizioni (asana) o sequenze prestabilite, avremo alcune discipline, molto antiche e quasi sempre di provenienza orientale, che sfruttano i loro presupposti filosofici per armonizzare corpo e mente. Di queste discipline  lo Yoga è sicuramente il modello più conosciuto così come il Tai Chi e il Qi Gong.
Il Prana, parola che in sanscrito significa “principio vitale”, “respiro” o “vita” è anch’esso un termine energetico come il “Qi” che si identifica con il “soffio vitale”: entrambi caratterizzano l’energia sottile che è all’origine della vita. Questa è l’energia che è alla base di discipline o trattamenti  come la Pranoterapia, il Reiki….
L’energia si tratta anche con diverse tecniche di rilassamento  come la distensione immaginativa, tecniche di respirazione, con il training autogeno,  con la meditazione che riescono, con le loro specificità, a riequilibrare il nostro equilibrio energetico portando il corpo e la mente ad uno stato di grande benessere psicofisico.
Parlando di rilassamento e riequilibrio energetico, un discorso a parte va  infine rivolto ai vari massaggi finalizzati a tale scopo: massaggi che, nella loro caratterizzazione “olistica” vanno “oltre” la semplice manualità corporea per divenire “comunicazione tattile” tra l’operatore e la persona che riceve il trattamento ( a tale riguardo vi invitiamo a leggere in argomento il mio articolo “la comunicazione tattile ed il naturopata” pubblicato da www.angolodelnaturopata.it nella sezione “parliamo di…”). Massaggi, la cui natura olistica riesce a creare, spostare, indirizzare e convogliare energia nelle varie parti dell’organismo lì dove c’è bisogno di un rimedio efficace per ristabilire l’equilibrio  ed il benessere psicofisico.
Questa non è, naturalmente,  la sede per approfondire specificatamente ogni singola disciplina: il lettore interessato troverà sicuramente ogni riferimento in manuali, riviste specializzate o, semplicemente con una ricerca sul web. Il mio compito è quello di richiamare all’attenzione l’importanza che il “fattore energia” ha in tutti questi trattamenti. Energia individuale che tutti noi esprimiamo, sia pure con caratteristiche diverse dipendenti dalle tipologie che ci contraddistinguono, non solo con il nostro corpo ma anche con i nostri comportamenti, con le nostre parole, pensieri, con uno sguardo, un sorriso, una lacrima, un’attenzione o un’indifferenza….
L’energia relazionale regola, invece, i nostri rapporti con gli altri e, a seconda della loro positività o negatività, ricerca un equilibrio stabile per un corretto andamento delle nostre relazioni esterne ( e l’Analisi Transazionale di Eric Berne ce lo insegna…).
La nostra energia si raffronta infine con l’esterno rapportandosi con le energie e le forze della natura ( terra, acqua, aria e fuoco) e con l’energia universale ( cosmica) che muove tutte le cose. In questo movimento globale e continuo del microcosmo e macrocosmo c’è la ragione della vita e di tutto il creato, passato, presente e futuro.
Ci siamo dilungati sull’energia non solo per ribadire quali sono i “fondamentali princìpi” che sono alla base delle discipline olistiche ma  per rafforzare la considerazione dell’importanza dell’energia nella presenza di ogni cosa del creato, animata ed inanimata, e della sua funzione nell’equilibrio globale. Ognuno di noi può costituire, esso stesso, il centro dell’universo e l’universo, a sua volta, costituisce il teatro dove si rappresenta, attimo dopo attimo, la nostra vita. Ed allora sarà facile comprendere come anche il solo nostro respiro è in grado di modificare, in qualche modo, il mondo che ci circonda, quando, con l’ispirazione, facciamo nostra l’aria che ci circonda, e con l’espirazione restituiamo all’esterno un po' della nostra energia…..
Trarre le conclusioni, a questo punto, non è poi così difficile: basta tenere sempre a mente che tutte le discipline olistiche, che sono anche conosciute come discipline energetiche, sfruttano ogni forma di energia ( individuale, relazionale, universale) per assicurare un “equilibrio vitale” a tutte le cose e, in primis, all’uomo che, utilizzandole, sarà in grado di mantenere uno stato di benessere psicofisico e di raggiungere quell’equilibrio energetico che è alla base dello…star bene, sia nel corpo che nella mente.
(pubblicato sul sito web di Naturopataonline)





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CAP 4: IL MASSAGGIO OLISTICO


Siamo giunti al termine di questo viaggio nel mondo dell’Olismo e, con questo capitolo quarto, dedicato al “massaggio olistico” si conclude anche questo studio che ho avuto il piacere e l’onore di pubblicare sulla pagina Facebook di naturopataonline. Nei capitoli precedenti abbiamo esaminato l’Olismo in generale (post pubblicato in data 23 giugno c.a.), le Medicine e Discipline olistiche  ( post pubblicato in data 16 luglio c.a.), i Trattamenti olistici ( post pubblicato in data 17 agosto u.s.) ed ora, con questo post, termineremo il nostro viaggio con  i Massaggi olistici.
 
 
Il massaggio è sicuramente il mezzo più naturale e spontaneo per dare a se stessi (automassaggio) o agli altri una obiettiva condizione di rilassamento e benessere. Il nostro corpo ha un bisogno fisiologico di essere toccato, carezzato, coccolato e massaggiato e, ad esempio, l’assenza di carezze, soprattutto nei confronti dei bambini, si è rivelata, attraverso vari test scientifici e psicologici, un elemento negativo nella crescita comportamentale della persona che ne è rimasta priva durante l’infanzia.
 
Del resto la pelle è l’organo più esteso del nostro corpo ed i suoi recettori nervosi posti in ogni centimetro quadrato dell’epidermide rispondono, con immediatezza, ad ogni stimolo esterno positivo o negativo (una frizione, un impastamento, uno sfregamento così come uno schiaffo, un pugno, un pizzicotto ecc. ecc). Se l’elemento esterno sarà considerato dall’epidermide un fattore negativo tipo una spinta o un manrovescio, il nostro corpo tenderà ad irrigidirsi come naturale posizione di difesa ma, se invece, riceviamo un bacio, un abbraccio, una carezza da parte di una persona di cui abbiamo fiducia, la prima risposta del nostro organismo sarà quella di un apprezzamento corporeo, un’accettazione spontanea, un rilassamento fiducioso, quasi di ringraziamento per l’attenzione ricevuta.
 
Il rilassamento tocca sia la mente che il corpo per cui è conseguenziale il beneficio che se ne trae ogni qualvolta i propriocettori vengono interessati da uno stimolo tattile.
 
Il massaggio è, per eccellenza, lo strumento primario che abbiamo allora a disposizione per darci o dare a chi lo riceve un benefico momento di benessere, sia a livello fisico che mentale e, in molti casi, rappresenta la più antica e primaria forma di assistenza a chi ne ha bisogno. Ognuno di noi è portato spontaneamente a massaggiare, ad esempio, un ginocchio che ha sbattuto, a carezzare le tempie in caso di mal di testa ovvero a frizionare delicatamente la pancia in caso di cattiva digestione o crampi addominali.
 
Nasce così l’arte del massaggio: una serie di manovre come sfioramenti, percussioni, impastamenti, frizioni, semplici azioni di imposizione delle mani che, a seconda dei casi, servono a sprigionare calore, energia ed ogni altra reazione positiva del nostro corpo.
 
Esistono naturalmente vari tipi di massaggio, dai massaggi estetici a quelli sportivi, dai fisioterapici e riabilitativi ai linfodrenanti, connettivali e anticellulite e tanti, tanti altri: sono massaggi finalizzati soprattutto a lenire dolori muscolari e articolari, a tonificare alcuni tessuti muscolari dopo, ad esempio, un intervento chirurgico, ad ammorbidire la pelle o ridurre la cellulite.
 
Esiste poi tutta un’altra serie di massaggi che si rivolge, invece, alla ricerca del benessere psicofisico di una persona attraverso un’azione globale volta a trattare, in modo inscindibile, sia la mente che il corpo. E’di questi massaggi che, in questo capitolo, mi occuperò con particolare riferimento al massaggio olistico che, come chiarisce il termine, è un trattamento sicuramente a base corporea ma anche e soprattutto è un massaggio emozionale, immaginativo, relazionale ed energetico.
 
Nel massaggio olistico il tocco fisico dell’operatore assicura anche un contatto con la mente e l’anima del ricevente cosicché tutti gli aspetti fisici e psichici saranno in grado di comunicare le loro esigenze, i loro bisogni, i loro disagi…ed ecco allora l’importanza, per il massaggiatore olistico, di mantenere alta l’attenzione percettiva ed un atteggiamento interiore di ascolto.
 
E’ per questo motivo che in altri miei scritti in argomento, (…….) ho parlato del massaggio olistico come una “comunicazione tattile” dove la comunicazione verbale tra l’operatore del benessere ed il suo cliente viene sostituita da una serie di segnali/messaggi che, durante il trattamento, il corpo e la psiche di chi riceve il massaggio sono in grado di comunicargli. Ed è anche per questo motivo che ogni massaggio olistico andrà tarato specificatamente su questa comunicazione non verbale assicurando al cliente una personalizzazione ed unicità della presa in carico dei messaggi ricevuti e del conseguente trattamento da realizzare.
 
Nei capitoli precedenti del mio studio mi sono soffermato sul significato non solo etimologico della parola “Olismo” ma anche sui suoi aspetti filosofici e sulle sue applicazioni pratiche nel campo della medicina (soprattutto orientale), delle discipline e dei trattamenti che ai principi dell’Olismo fanno riferimento. Per cui, in questa sede, non ripeterò concetti e nozioni già esaminati nei capitoli precedenti ma mi limiterò a commentare, sinteticamente, le specificità di alcuni tra i più importanti di questi massaggi che, per loro natura, rientrano, a pieno titolo, nella “ sfera olistica”.
 
In particolare, in questo articolo, mi soffermerò sulle peculiarità di alcuni specifici trattamenti che vengono praticati presso il mio Studio “L’Angolo del Naturopata” proprio nel rispetto di quella che è la visione olistica dei massaggi corporei ( con particolare riferimento alla inscindibilità mente/corpo) e ricordando ancora una volta che questa inscindibilità si traduce come un unicum al quale il massaggiatore olistico deve attenersi ponendosi, nei confronti del cliente, come un attento osservatore ed ascoltatore di ogni segnale che il corpo del cliente stesso gli trasmette, ricavandone emozioni, sensazioni, messaggi utili per unirsi energeticamente a lui.
 
·         Il Massaggio ayurvedico costituisce una parte integrante dell’Ayurveda, la medicina tradizionale indiana largamente praticata in India e ormai diffusa in molti paesi occidentali. Ha lo scopo di conservare l’organismo psico-fisico in perfetta efficienza, prevenire le malattie, ritardare l’invecchiamento e alleviare diverse patologie, in particolare stati di stress e tensione emotiva, disturbi muscolari ed articolari, squilibri metabolici. Viene praticato su tutto il corpo con varie tecniche di sfioramento, pressione, percussione, sfregamento e manipolazione.
 
·         La Riflessologia plantare è un trattamento olistico che, attraverso una corretta stimolazione del piede, si propone di ristabilire il benessere generale (psico-fisico) della persona. Nei nostri piedi vi sono dei punti che agiscono di riflesso in corrispondenza di tutti gli organi e le parti del corpo. Attraverso la stimolazione energetica delle zone riflesse localizzate nel piede gli organi iper o ipoattivi riequilibrano la loro funzione. La riflessologia plantare è particolarmente indicata per alleviare una vasta gamma di disturbi, tra i quali dolori alla schiena e articolari, lombalgie, cervicale, problemi digestivi e per ridurre gli effetti negativi dovuti allo stress ed alle tensioni.
 
·         Il  Massaggio Cranio sacrale è una importante tecnica olistica che agisce profondamente sul sistema nervoso e sul riequilibrio posturale, mira al rilascio delle tensioni ed è particolarmente indicato per il trattamento di cefalee, emicranie, disturbi muscolo-scheletrici, stress, stati ansiosi e depressivi. Il Massaggio Cranio sacrale viene effettuato con delle manovre e dei tocchi estremamente leggeri sulle varie fasce muscolari, sulla colonna vertebrale e sulle ossa craniche.  Il massaggio produce notevoli benefici sull’intero organismo, favorendone la depurazione e agevolando l’eliminazione delle tossine, è in grado di riequilibrare la postura, i muscoli, l’apparato gastroenterico, migliora la respirazione e la circolazione del sangue e, in ogni caso, induce un profondo effetto di distensione e rilassamento.
 
·         Il Massaggio antistress integrato è un trattamento olistico ideato appositamente dall’Angolo del Naturopata per unire, in un solo massaggio, le peculiarità “olistiche” dei precedenti tre massaggi ed è finalizzato, da un lato, al riequilibrio energetico psico-fisico (necessario per ristabilire il normale scorrere dell’energia dentro di noi) e, dall’altro, ad abbassare gli stati di tensione e di stress accumulati. Per ottenere tutto questo il massaggio utilizza tecniche di digitopressione nelle aree interessate dai meridiani energetici, tocchi leggeri o profondi tesi a stimolare i recettori nervosi situati a livello epidermico, frizioni e impastamenti provenienti dal massaggio ayurvedico volti a migliorare la circolazione sanguigna delle fasce muscolari ed a eliminare le tossine, sollecitazioni e pressioni nelle aree delle mani e soprattutto dei piedi secondo le indicazioni provenienti dalla riflessologia plantare ed infine una particolare cura viene riservata al trattamento della testa con movimenti e sfioramenti dettati dal massaggio cranio-sacrale .
 
Per concludere, vorrei che, di quanto finora detto, rimanesse impressa nel lettore la consapevolezza che, per l’operatore che effettua il “massaggio olistico”,, non basta semplicemente “toccare“, ”carezzare”, “massaggiare” : occorre superare la fisicità del gesto e porsi ad un livello relazionale più vivifico, cercare un contatto che trasmetta impulsi profondi, un contatto che sia intuizione ed ascolto, una presa di coscienza del messaggio che il corpo “toccato” sta trasmettendo: quindi una  “comunicazione tattile” che diventa essenziale perché immediata ed autentica e che sostituisce e supera il linguaggio verbale, talvolta vuoto ed ingannevole.
 
E’ solo così che si può comprendere ed apprezzare l’importanza dell’intervento del Naturopata in questa “comunicazione tattile” dove la sensibilità e la preparazione dell’“operatore del benessere” è in grado di meglio comprendere i messaggi del corpo e le sue richieste di aiuto.
 
 
(pubblicato sul sito Web di Naturopataonline)



L’importanza di “vivere il presente” di Gerry Chirò



Il mondo cambia e si trasforma istante dopo istante. E il suo continuo mutamento lo porta a essere, attimo dopo attimo, non più quello di prima e non ancora quello di dopo.
Anche noi cambiamo istante dopo istante e cambiamo insieme al mondo: anzi, ad ogni istante il mondo ci modifica e noi modifichiamo il mondo. Nel momento stesso in cui riflettiamo su questo siamo già diversi da quello che eravamo un secondo prima e non siamo ancora quello che saremo un istante dopo, perché in questo stesso attimo stiamo acquisendo una percezione e una sensazione diverse, che poco fa non avevamo ma che tra poco saranno superate e sostituite per effetto di un nuovo impulso.
Il mondo stesso, del resto, continua a essere diverso proprio per effetto della nostra presenza vitale che muta e mutando lo trasforma arricchendolo dei nostri stessi mutamenti.
Senza di noi il mondo non era lo stesso. E non sarà più lo stesso quando il nostro percorso umano sarà terminato.
Tutti abbiamo un tragitto individuale da percorrere e costruire, tragitto che incrocerà il tragitto percorso dagli altri e lo modificherà uscendone a sua volta modificato. Ciò che conta è arrivare alla consapevolezza del nostro ruolo nel mondo nel momento e nel luogo in cui è previsto il nostro passaggio.
Così il percorso umano di ognuno di noi, con i suoi pensieri, le sue riflessioni, i suoi stati d'animo, il suo coraggio, le sue positività, ma anche con le sue debolezze e le sue criticità, si armonizza con l'esterno e ne diviene parte integrante ogni volta che si traduce in azione e comportamento.
E ciò avviene anche nella fase non pensante, là dove la nostra presenza assume un ruolo puramente passivo dinanzi all'esterno.
Il mondo si trasforma, paradossalmente, anche quando ci limitiamo a respirare.  
Ogni volta che inspiriamo, dentro di noi entra il mondo che ci circonda diventando parte integrante del nostro essere. Con una semplice inspirazione non siamo più e non possiamo essere più gli stessi di prima. E ogni volta che espiriamo, invece, cambiamo il mondo perché dall'interno del nostro corpo e del nostro spirito portiamo fuori la nostra essenza interiore andando a modificare l'aria che tutto il mondo respira e che in quel preciso istante smette di essere lo stesso di prima.
Ma se con un semplice respiro, con un'azione automatica ripetuta ogni giorno migliaia di volte, riusciamo a cambiare il mondo, significa che con lo stesso respiro anche noi siamo continuamente destinati a cambiare: da ciò che eravamo nel respiro precedente a ciò che diventiamo nel respiro successivo.
Ecco allora che l'immodificabilità delle cose, l’identità delle situazioni, l'uguaglianza degli eventi non può esistere, perché ogni cosa, ogni situazione, ogni evento è sempre diverso dal precedente.
Il mondo è in continua e perenne mutazione, così come il nostro corpo, la nostra mente e la nostra stessa natura, attimo dopo attimo, si modifica adeguandosi a uno scenario in perenne trasformazione.
Ma come porsi in questa perenne e continua mutazione?  Raggiungendo la consapevolezza che ciò che è passato ormai non esiste più e non potrà più in futuro ripetersi con modalità uguali e che neanche il futuro esiste perché non si è ancora realizzato e se mai si realizzerà sarà comunque diverso da come oggi lo possiamo immaginare. L'attuale punto di vista è necessariamente diverso da quello che ci vedrà osservatori quando l'evento si verificherà.
Il presente costituisce l'unica certezza: la prova della nostra presenza lì dove il verbo "restare", pur nella sua limitatezza linguistica, è il fulcro e la motivazione della nostra stessa esistenza. Esistenza che si realizza sempre e soltanto per punti continui che vivono e muoiono nel momento stesso in cui vengono alla luce nel mondo.

(pubblicato sul sito Web di Naturopataonline)





L’arte del massaggio
( Una guida pratica tratta dal pensiero e dalle citazioni del Maestro Spirituale Indiano Osho)

di Gerry Chirò



Il massaggio è indubbiamente il trattamento primario che ha a che fare con il nostro fisico, E noi sappiamo bene quanto il corpo abbia bisogno, per rilassarsi o per tonificarsi, di essere toccato, coccolato, carezzato per allentare le tensioni e le rigidità che ci accompagnano nella nostra giornata quotidiana… In questo articolo cercherò però di spiegare che, se si vuole che il massaggio diventi “un’arte”,  non basterà  semplicemente “toccare”, ”carezzare”, “massaggiare” : occorrerà superare la fisicità del gesto manuale ed operare ad un livello relazionale più profondo, un contatto che sia in grado di trasmettere impulsi energetici, un contatto che sia intuizione ed ascolto, una presa di coscienza del messaggio che il corpo “toccato” sta trasmettendo: una “ comunicazione tattile” che diventa essenziale perché immediata ed autentica, sostituendo e superando il linguaggio verbale, talvolta vuoto ed ingannevole.
Massaggiare il corpo di una persona è una grande responsabilità ma anche un privilegio. La persona che si affida a te ed alle tue mani ha riposto in te tutta la sua fiducia e quanto più si lascerà andare, sia fisicamente che mentalmente, tanto più si rilasserà  riuscendo meglio  ad apprezzare il trattamento. Tu non puoi e non devi deluderla. Sappi che è in quel momento stesso che scocca la scintilla che supera la mera fisicità del corpo e libera l’energia del nostro inconscio.  Saper ascoltare questa vibrazione energetica è appunto il privilegio al quale accennavo. E il percorso per arrivarci ci viene indicato proprio da un maestro spirituale indiano: Osho  sul cui pensiero mi sono basato come guida illuminante in questo viaggio affascinante e coinvolgente.




Il massaggio è un'arte, non si tratta soltanto di bravura nell’effettuarlo, richiede attenzione, dedizione, empatia e amore verso la persona che lo riceve. La tecnica e l’esperienza sono importanti ma, nel praticare un massaggio, ci devi mettere soprattutto il cuore. Il corpo deve avvertire il  contatto d'amore che tu gli doni e  questo farà sì che esso possa più facilmente rilassarsi.  Nel rilassarsi il corpo si predispone ad una comunicazione tattile con le tue mani e lì inizia il meraviglioso percorso dello scambio energetico  tra il massaggiatore e la persona che viene massaggiata.
Tutto diventa più naturale, le tue mani  ed il corpo di chi viene massaggiato  si fondono in una spontanea e meravigliosa simbiosi energetica. Si va oltre la fisicità, il trattamento crea sensazioni coinvolgenti ed extracorporee, il corpo della persona massaggiata assume quasi la fisicità di uno strumento musicale ed il massaggio produce messaggi armonici e sublimi.  A questo punto non soltanto la persona, ma anche tu sarai rilassato. Massaggiando, massaggia soltanto, non pensare a nient'altro. Non accontentarti di un toccare fisico. La tua anima deve penetrare  nel corpo dell'altro e le tensioni più intense si scioglieranno. La persona che massaggi perderà, piano piano, l’identità fisica del suo corpo e diventerà energia pura..  Ed anche tu, mentre massaggi, immaginala senza corpo. E mentre  pensi alla persona nella sua assenza  fisica, immagina anche  te stesso come se non avessi un corpo. Entrambi non siete più “materia”, vi siete trasformati in energia.
Quando due elementi fatti di materia si toccano, c’è una collisione. Quando si tocca il corpo di qualcuno come corpo fisico e materiale, e lui stesso si percepisce come corpo, ci sarà una difesa, una contrazione. Il corpo  sarà indotto ad indossare una corazza protettiva a baluardo della propria salvaguardia sprigionando, all’esterno, energia negativa. Quando invece si incontrano due energie esse si spersonalizzano, unendosi e fondendosi l’una nell’ altra in un processo simbiotico. Non vi può essere uno scontro o una collisione. Allora, nel massaggiare, non lasciarti andare soltanto a “toccare” fisicamente un corpo: la cosa più importante  è sentire che l’altro è una energia; così come anche tu , in quel momento, sei una energia. E poi immergiti in questo campo energetico comune e gioca, e inizia a giocare ed a divertirti con l’energia come se stessi suonando uno strumento musicale.
Nell’ambiente dove pratichi il massaggio dovrà crearsi più musica che massaggio. Lasciati guidare dalla spontaneità del cuore più che dalla razionalità della mente. Nel praticare il massaggio non concentrarti sulle manovre tecniche. La tecnica l’hai studiata, la conosci, quando massaggi dimenticala, sarà il tuo istinto e la tua energia a guidarti nel trattamento. Uno dovrebbe conoscere la tecnica e poi non preoccuparsi di essa. Essa è radicata nell’inconscio e da lì funziona automaticamente, mentre tu ti muovi attraverso l’istinto.  Lasciati andare totalmente con l'energia. Ogni volta che vedi fluire il corpo e che vedi l'energia costituire una nuova armonia, sentirai delle gioie senza precedenti e ti troverai in uno stato di meditazione profonda.
E allora, riassumendo: mentre massaggi, semplicemente massaggia e non pensare ad altro. Non accontentarti del semplice  “toccare fisico". La tua anima deve penetrare nel corpo dell'altro affinché le tensioni più intense si possano sciogliere. Solo in questo modo tu potrai sentire l’energia dell’altra persona, e potrai donare a lei la tua, le due energie cominceranno a giocare e a divertirsi . Divertiti e lascia che anche l’altro si diverta. Deve essere un gioco più che un lavoro.  Il massaggio è amare attraverso l’energia che ti dona il cuore e che tu regalerai a chi ha riposto la sua fiducia ed il suo corpo nelle tue mani.

(pubblicato sul sito Web di Naturopataonline)




PROGETTAZIONE E PREOCCUPAZIONE
Due modi diversi per approcciare il nostro futuro

di Gerry Chirò



Nel mio ultimo post Vi ricorderete che mi sono occupato dell’importanza di vivere il presente consapevoli che ciò che è passato ormai non esiste più e non potrà più in futuro ripetersi con modalità uguali e che neanche il futuro esiste perché non si è ancora realizzato e se mai si realizzerà sarà comunque diverso da come oggi lo possiamo immaginare.

Nell’articolo abbiamo dato conseguentemente spazio al modo comportamentale più opportuno per vivere il presente (ricorderete soprattutto il concetto di “dilatare ogni istante che viviamo”); con l’articolo di oggi ci occuperemo invece di come dovremo comportarci di fronte al nostro “futuro”
Ci sono due modi per approcciare un evento futuro: uno è assumere un atteggiamento di positivo accoglimento, costruttivo nei confronti dell'evento stesso; l’altro è prendere una posizione di attesa critica rispetto all'evento che deve verificarsi, lasciandoci pervadere da uno stato psicologico negativo di preoccupazione. Tutto dipende dalla naturale visione prospettica che abbiamo nei confronti del nostro futuro.
Il futuro fa parte di noi, ma è comunque un obiettivo, un ideale, un risultato cui tendere e questa tensione non può non rientrare nella naturale esigenza che ognuno di noi avverte verso ciò che lo aspetta.
E’ bene allora ricordare che l'atteggiamento mentale da noi sempre suggerito, quello di vivere il presente, non si identifica nell'inutilità di una previsione ragionata di quanto potrà accaderci domani, tra un mese, o tra un anno: l'attualizzazione dell'istante non esclude infatti la progettazione intesa come ragionata e serena riflessione sugli obiettivi e sui risultati che vogliamo raggiungere. E questo è un atteggiamento comportamentale costruttivo che giustifica la mens sapiens e ne fa uno strumento di ricerca evolutiva. Ciò che continuiamo a sostenere è che tale atteggiamento non deve essere caratterizzato da sensazioni di malessere psicofisico anticipato prima ancora che l'evento si realizzi.
Abbiamo parlato del futuro come di un obiettivo cui tendere, facendo quindi riferimento al significato dinamico e costruttivo del termine "tensione" (e cioè: sollecitazione che si genera al nostro interno in funzione dell'ottenimento di un risultato in seguito a una nostra azione psicofisica) e non a quello statico-distruttivo (e cioè: sforzo intellettuale molto intenso e ripetuto accompagnato da ansia anticipatoria).
Un atteggiamento di positivo accoglimento, nei confronti dell'evento, anche se caratterizzato da uno sforzo, sarà sempre guidato dall'entusiasmo di una progettazione desiderata o comunque razionalmente guidata verso un obiettivo ben preciso. Mentre un atteggiamento di attesa critica rispetto all'evento che deve verificarsi, sarà dominato dall'ansia e dalla preoccupazione, rischiando di rivelarsi distruttivo per il nostro equilibrio psicofisico che viene anticipatamente calato in una situazione psicologica negativa (che potrebbe anche non verificarsi), rendendo negativo anche il presente e distruggendo quindi quell'unico irripetibile istante che varrebbe la pena vivere.
Non solo gli sprechi di energia legati alle preoccupazioni e ai tormenti per il futuro non risolvono i problemi che arriveranno ma ci impediscono anche di vivere serenamente l'unica cosa sicura che abbiamo: l'oggi.

Pubblicato sul sito web di naturopataonline




COME AFFRONTARE “IN MODO NATURALE” I DISTURBI CAUSATI DALL’ANSIA E DALLO STRESS.

(La soluzione suggerita dai rimedi e dai trattamenti naturopatici)
Mi sono ripromesso di trattare, in questa sede, un argomento di indubbia attualità anche se mi rendo perfettamente conto che esso è stato ormai fin troppo esaminato, discusso e sviscerato: quello dell’ansia e, soprattutto, dell’ansia causata dallo stress. Per dare un po’ di originalità alle mie riflessioni le ho volute allora inquadrare in  un percorso esplorativo che suddividerò in diverse tappe e che cercherà innanzitutto di ricercare le cause possibili che possono essere all’origine di in fenomeno ansioso ma che, soprattutto, cercherà di delineare alcuni modi comportamentali che dovremmo adottare  per…riuscire a vivere senza ansia o, almeno, con la “minor” ansia possibile.
Per questo inizio con un concetto caro alla Medicina Tradizionale Cinese, che trae, a sua volta, origine dagli stessi principi informatori della filosofia orientale e che ci dice che alla base del tutto, dal macrocosmo al microcosmo, vi è una spinta energetica che dà origine alla vita, animata ed inanimata, regolando i suoi cicli, dalla nascita alla morte, dall’inizio alla fine.

cap1
Il concetto di equilibrio energetico


L’energia scorre “ovunque” e quindi anche dentro di noi, ci vivifica, regola il nostro equilibrio psico-fisico e, scorrendo liberamente nel nostro corpo ( pensiamo ai meridiani cinesi), senza blocchi, rallentamenti od intralci, contribuisce a renderci tonici, sereni, allegri, disponibili. In altre parole, quando l’energia circola in modo equilibrato e corretto nel nostro organismo….noi ci sentiamo bene.
Purtroppo non sempre è così.
Per una serie di fattori ed elementi, interni ed esterni a noi, il nostro bagaglio energetico può essere infatti intaccato e, in qualche modo, inquinato provocando uno squilibrio che va a ripercuotersi negativamente sul nostro stato psico-fisico.
Quando questo avviene l’energia subisce un rallentamento, una contrazione, un blocco ovvero una tensione ed il nostro organismo, perdendo il suo equilibrio di base, si irrigidisce risentendone negativamente e noi, di conseguenza, …stiamo male.
Con l’irrigidimento psico-fisico, con il contrarci molto spesso anche a livello posturale, il nostro organismo, inteso complessivamente come corpo-mente, perde ogni capacità di rilassarsi e, a sua volta, il mancato rilassamento esaspera la condizione di tensione nella quale siamo piombati.
La condizione che caratterizza questa fase si esprime, quasi sempre, in una serie di irrigidimenti e contratture che si scaricano a livello psico-fisico investendo, quindi, sia il corpo che la mente.
Molto probabile potrà essere un iniziale aumento delle tensioni muscolari che si scaricheranno a livello di singole articolazioni o di singole zone corporee: tensioni e blocchi muscolari che , ad esempio, ritroveremo in dolori diffusi o localizzati alla schiena, dolori cervicali, cefalee tensive ecc. ecc.
Ma anche singoli organi o apparati interni  potranno costituire il bersaglio di uno squilibrio energetico che si scaricherà così in malattie dell’apparato digerente ( ad esempio gastriti, colon irritabile ecc) ovvero si rivelerà in tachicardie, sbalzi di pressione, ecc. ecc.
Quando invece il disequilibrio energetico va a colpire l’area psichica sarà il nervosismo, la paura, l’ansia, la depressione, l’agitazione ed altri stati d’animo negativi a caratterizzare lo stato di malessere nel quale ci troviamo.
Le considerazioni che ho voluto fare sull’equilibrio energetico e l’importanza dello stesso ai fini  del nostro “star bene” ci devono per ora servire per comprendere la necessità di uno stile di vita volto a  ricercare e mantenere sempre, per quanto possibile, le condizioni che assicurino detto equilibrio. E questo sarà anche l’approccio con il quale, nel prossimo articolo, potremo affrontare l’argomento che ci sta maggiormente a cuore: il nostro incontro con l’ansia ed il modo con cui riequilibrare positivamente lo stato di malessere in cui essa ci fa precipitare.





LE PROBLEMATICHE DELL'ANSIA E DELLO STRESS ESAMINATE DA UN PUNTO DI VISTA NATUROPATICO di Gerry Chirò
Cap. 2 - l'ansia

Nel percorso di approfondimento che mi sono ripromesso di seguire sull’argomento “ i disturbi causati dall’ansia e dallo stress e la soluzione suggerita dai rimedi e dai trattamenti naturopatici”, nel primo articolo introduttivo, postato in data 3 ottobre u.s., ho voluto evidenziare alcune considerazioni sull’equilibrio energetico psico-fisico e l’importanza dello stesso ai fini  del nostro “star bene”, facendo presente  la necessità di uno stile di vita volto a  ricercare e mantenere sempre e per quanto possibile, le condizioni che assicurino detto equilibrio. Con questa premessa possiamo allora entrare oggi nel vivo dell’argomento che ci sta maggiormente a cuore: il nostro incontro con l’ansia .

L’ansia



E’ difficile definire, con precisione, cosa sia esattamente l’ansia.
Si può convenire sul fatto che l’ansia  rappresenta innanzitutto una manifestazione naturale che il nostro organismo ci trasmette per avvertirci di qualcosa che non va, per metterci sul “chi va là”.
L’ansia è, sotto questo aspetto, un’energia vitale positiva che ha necessità di venire a contatto con la nostra consapevolezza interiore, con il nostro Io, per mandare dei messaggi precisi e per orientarci nelle situazioni di pericolo.
L’ansia , quindi, non sempre è una presenza negativa, anzi, essa, in via di principio, migliora le prestazioni di una persona e gli dà “tono” ed “energia giusta” per affrontare un dato evento o una determinata situazione. In questo caso si parla addirittura di eu-stress.
Se l’ansia rimane contenuta entro certi limiti, essa esercita allora un ruolo positivo, perché sprona, incita, dà la carica neutralizzando l’apatia e la tendenza a non agire.
Ma, a sua volta, è anche  giustificabile che di fronte ad eventi come una malattia grave, di fronte alla vecchiaia o  alla morte, l’insorgenza di uno stato ansioso lo dobbiamo considerare assolutamente normale.
Addirittura anche eventi di per sè positivi e desiderati come un nuovo posto di lavoro, un cambio di casa, il trasferimento in un’altra città possono provocare ansia perché, con l’abbandono delle certezze legate ai luoghi ed alle persone abituali, non può non insorgere una temporanea sensazione di vuoto.
Anche in queste situazioni l’ansia è assolutamente comprensibile perché, sia pure faticosamente, serve ad accompagnare l’uscita dal guscio dell’abitudine e delle cose collaudate verso il mondo delle possibilità sconosciute.
Peraltro, quando, invece, questa sentinella preziosa continua incessantemente a lavorare anche dopo la fine di eventi potenzialmente ansiogeni, si può rischiare di cadere in uno stato permanente di tensione che rischia di destabilizzare le nostre capacità operative e di giudizio.
E’ in questi casi che l’ansia diventa patologica presentandosi come un sovraccarico di tensione negativa e portando in sè una sensazione vaga ma angosciante di pericolo imminente, di disagio, di inadeguatezza rispetto agli eventi ed alle vicissitudini della vita.
L’ansia patologica si differenzia quindi da quella fisiologica quando viene vissuta con un continuo e profondo senso di paura, impotenza e preoccupazione verso gli eventi anche quando questi non sono, per la loro stessa caratteristica, fenomeni giustificatamente ed oggettivamente ansiogeni.
Purtroppo l’ansia patologica è, in qualche modo, figlia dei ritmi del mondo di oggi, contrassegnato dalla continua ricerca del successo personale, del porsi traguardi sempre più ambiziosi, del dover apparire per poter essere, e stretta parente dello stress dal momento che, via via che il progresso avanza ed i ritmi della vita accelerano, aumenterà sempre più l’ansia del dover continuamente superare i propri limiti, del potere e della conquista per ottenere sempre maggior prestigio e benessere.
In questa logica perversa viene così coltivata l’idea di un benessere fondato principalmente sul potere personale e l’ansia si manifesta come necessità distorta di conquista delle cose che non abbiamo o di possesso esasperato delle cose che possiamo perdere con la presenza quindi di una continua sensazione di paura di non farcela, di rimanere indietro rispetto agli altri, di non riuscire a raggiungere gli obiettivi che ci siamo imposti.
Questo del resto è il messaggio che la società moderna ci invia avvertendoci che solo chi riesce a superare ogni ostacolo e controllare ogni emozione è in grado di governare il mondo.
La sensazione generalizzata che ne deriva e che ci portiamo dietro è allora quella della paura, dell’inquietudine, dell’impazienza, della tristezza, dell’inadeguatezza, del non saper cosa fare. E l’ansia si manifesta, quasi sempre, impadronendosi di queste sensazioni emotive.
A questo tipo di ansia in particolare, che è causa di uno squilibrio energetico profondo, rivolgeremo la nostra attenzione nel prossimo articolo.




LE PROBLEMATICHE DELL'ANSIA E DELLO STRESS ESAMINATE DA UN PUNTO DI VISTA NATUROPATICO di Gerry Chirò
Cap. 3 - ansiolitici e messaggi delle malattie

Un approfondimento sull’utilizzo degli ansiolitici e sull’importanza dei messaggi provenienti  dalle malattie psicosomatiche


In questa terza parte del nostro percorso di approfondimento sull’ansia e sullo stress (la prima e la seconda parte sono state postate rispettivamente in data 3 ottobre e 2 novembre 2015) vorrei trattare oggi due argomenti che sono, a mio avviso, tra di loro complementari ai fini sia della spiegazione di molti fenomeni ansiosi e sia per l’individuazione dei rimedi che abbiamo a nostra disposizione per affrontare l’ansia nel modo più efficace possibile: per cui da un lato ci occuperemo dell’approccio ai problemi di ansia/stress attraverso l’utilizzo di psicofarmaci e medicinali ansiolitici e, dall’altro, analizzeremo invece, sullo stesso tema, l’importanza dei messaggi  che il nostro corpo ci manda. E cercheremo quindi di dimostrare che “la concezione olistica del mondo naturopatico”, rispetto all’uso indiscriminato dei medicinali,  è sicuramente in grado di spiegare e risolvere meglio e compiutamente la fenomenologia complessiva dei problemi ansiosi e di stress.  

Il ricorso agli ansiolitici



Noi tutti sappiamo che milioni di persone ricorrono con estrema facilità e naturalezza all’uso di una “pillola” per allontanare il malessere psicofisico portato dall’ansia ed il consumo di ansiolitici ed antidepressivi aumenta, anno dopo anno, in modo esponenziale e, tra le varie tipologie di farmaci, gli psicofarmaci ed i tranquillanti rappresentano la prima categoria venduta.
E’ fin troppo chiaro che la giustificazione di questo comportamento va trovata nel fatto che, quasi sempre,  siamo portati a vedere, nella malattia in generale, un nemico da combattere con immediatezza per riprendere, nel minor tempo possibile, il controllo razionale delle nostre emozioni ed il recupero della nostra efficienza psico/corporea.
Nel mondo di oggi i fenomeni ansiosi rappresentano, allora, come ogni altra malattia, una deminutio  delle nostre facoltà psicofisiche e, come tali, mal si conciliano con il dover essere “sempre in forma” ed “invulnerabili”.
Ecco allora spiegato il perché di un ricorso così massiccio alla pillola magica che servirà ad ovattare tutte queste ansie mettendo un coperchio sul pentolone pieno delle nostre paure, debolezze, inquietudini, insofferenze.
E da qui anche la facilità con cui, non appena compare un fenomeno ansioso ricorrente, si ricorre all’ansiolitico per spegnere immediatamente il disagio che l’ansia , non compresa nella sua funzione, sta provocando.
Ma il comune approccio alla cura dell’ansia, ed in particolare a quella originata da stress, tramite il ricorso agli ansiolitici, è concettualmente sbagliato e scopriremo insieme il perché….

I messaggi delle malattie
Dobbiamo innanzitutto premettere che molte malattie cosiddette “psicosomatiche” portano con sè dei segnali precisi , non solo della presenza di uno squilibrio energetico (di cui abbiamo parlato nella prima parte di questo studio sull’ansia), ma anche di un malessere interno legato ad una precisa situazione inquinante e , pertanto, sotto questo punto di vista, questi segnali vanno attentamente analizzati e mai sottovalutati.
Quanto premesso ci consente anche di dire che l’atteggiamento rispetto a queste malattie non dovrebbe, quindi, essere mai limitato soltanto all’assunzione di un rimedio farmacologico che agisce direttamente, ma unicamente, sul sintomo bensì dovrebbe essere ragionevolmente volto a ricercare ed analizzare la causa che ha dato origine alla malattia.
Possiamo allora sicuramente condividere il fatto che,  se affrontiamo asetticamente il fenomeno ansioso senza ricercare la sua motivazione, facciamo sicuramente un torto all’ansia relegando la sua presenza ad una mera situazione negativa e svuotata di ogni spiegazione logica del suo compito e della sua origine. Così facendo, infatti,  rischiamo di distruggere il significato vero della malattia.
Proviamo invece a prestare una maggiore attenzione ai segnali che, non solo dal mondo circostante, ma soprattutto dal nostro inconscio, ci pervengono per prospettarci una via diversa di analisi verso tutto ciò che riguarda il nostro io: una via riflessiva sul perché determinate cose avvengono e cosa vogliono indicarci.
Cerchiamo allora di dare anche all’ansia una funzione ed un valore energetico costruttivo abbandonando, per un momento, lo stereotipo negativo che dell’ansia ci portiamo dietro da sempre ed imparando a condividere il fatto che l’ansia, in questo caso anche quella patologica, non è mai una nostra nemica ma, addirittura, un’alleata preziosa che ci comunica la necessità di cambiare il modo di affrontare la vita di tutti i giorni o di staccare la spina per un surriscaldamento psico-fisico o, ancora più banalmente, di non star lì a preoccuparci per cose o problemi che rappresentano la routine naturale della nostra giornata.
Abbiamo ricordato, nei precedenti articoli, come l’uomo attivo, sempre presente alle proprie incombenze, legato esclusivamente alla propria produttività ed al proprio controllo comportamentale, difficilmente presta la dovuta attenzione a questi “segnali” che, proprio dovendo diversificarsi dalle normali risposte “efficienti” del nostro organismo, si presentano, per giunta, in termini di disagio, fastidio, malessere, malattia.
Ed abbiamo anche detto che l’uomo efficiente sarà portato a “dominare” tale evento ed a distruggerlo con la pillola giusta per sedare, nel minor tempo possibile, il sintomo.
L’errore dell’ansiolitico è proprio questo: non tener conto che l’eliminazione del sintomo attraverso una pillola non significa eliminazione della causa, per cui, sedato il messaggio/disagio, resta inalterata la permanenza della causa profonda che tale messaggio portava con sé e che, all’interno del nostro corpo/mente, continuerà a lavorare silenziosamente ed a implodere negativamente.
E’ con questa “forma mentis” che, nei prossimi articoli, inizieremo a comprendere, con maggiore consapevolezza, l’efficacia e la validità dell’approccio naturopatico nel trattamento dei fenomeni ansiosi e studieremo i vari rimedi e trattamenti suggeritici, a tal fine, dalla Naturopatia.



LE PROBLEMATICHE DELL'ANSIA E DELLO STRESS ESAMINATE DA UN PUNTO DI VISTA NATUROPATICO di Gerry Chirò
Cap. 4 - L'approccio "naturalistico" ed "olistico" ai fenomeni ansiosi


Parte quarta


L’approccio “naturalistico” ed “olistico” ai fenomeni ansiosi
Nei primi tre capitoli del mio studio (pubblicati da Naturopataonline) sui fenomeni ansiosi e sui disturbi causati dallo stress e su come poterli affrontare “in modo naturale”, mi sono innanzitutto occupato (post del 3 ottobre 2015) dell’importanza dell’equilibrio energetico psicofisico, per poi definire (nel successivo post del 2 novembre 2015) il concetto e la fenomenologia dell’ ansia e dello stress, mentre  nella terza parte ( post del 28 dicembre 2015) ho affrontato il problema dell’uso ed abuso degli ansiolitici nei disturbi d’ansia e, nel contempo, ho evidenziato l’importanza dei messaggi provenienti dalle malattie psicosomatiche.
In questo quarto capitolo, invece, mi occuperò, in particolare,  dell’opportunità di un approccio “naturalistico” ed “olistico” ai disturbi causati dall’ansia e dallo stress, una strada diversa, forse all’inizio anche  più complessa e meno immediata del ricorso agli ansiolitici, ma che ci consentirà di acquisire una visione allargata  della fenomenologia ansiosa ed una comprensione completa degli accadimenti e dei motivi che sono alla base dei fenomeni stessi .
Se questa è la premessa metodologica del viaggio virtuoso che seguiremo per raggiungere l’obiettivo del nostro star bene, attraverso il riequilibrio della nostra energia mentale e corporea, sarà necessario che, anche nel nostro rapporto con l’ansia, impariamo a far subito tesoro di quanto detto nei capitoli precedenti applicandolo, innanzitutto, al nostro comportamento quotidiano ed al nostro stile di vita e, successivamente, alla stessa ricerca e individuazione dei trattamenti e dei rimedi più indicati per il ripristino del nostro benessere.
Io sono convinto che, al riguardo, la Naturopatia sia in grado di fornirci un valido e importante aiuto sia sull’aspetto comportamentale suggerendoci un approccio mentale alla vita quotidiana corretto ed equilibrato e tale da eliminare quelle tensioni che irrigidiscono e minano il nostro equilibrio psicofisico, sia nella ricerca dei rimedi e trattamenti, alternativi o complementari alle medicine tradizionali, più indicati nei momenti ansiogeni e  da utilizzare per il recupero del nostro benessere e del riequilibrio energetico nel corpo e nella mente.
Vivere il presente
Per quanto riguarda l’aspetto comportamentale, che vuol dire anche approccio mentale corretto nei confronti delle vicissitudini che la vita ci riserva quotidianamente, vorrei soffermarmi sul primo consiglio che ci viene dal pensiero naturopatico e che è quello di rimanere sempre concentrati sul nostro presente, su ogni momento che stiamo vivendo, immergendoci nel “qui e ora” con consapevolezza e completezza perché è solo nel presente che si realizza, attimo dopo attimo, il percorso della nostra vita.
Ogni tuffo nel passato oppure ogni balzo in avanti nel futuro rischia di allontanarci dall’attimo concreto di vita che stiamo vivendo e ci astrae dal presente: per cui l’ansia patologica, quando si presenta, lavora proprio sullo sradicamento del nostro io dal presente.
E questo sradicamento può essere duplice perché, quando esso si manifesta  riportando il nostro pensiero continuamente al passato con nostalgie, rimorsi, sensi di colpa, scrupoli, rimpianti, tristezze per quello che è stato e non può più ritornare, alimenta un senso di malessere che può sfociare in depressione.
Se, al contrario, l’ansia ci fa continuamente preoccupare per problemi che ci aspettano ma ancora non si sono concretizzati vuol dire che ci sta facendo “anticipare” un evento che ancora non si è realizzato per cui ci sta allontanando dal presente e dal “qui ed ora” che, come abbiamo appena detto, rappresenta l’insegnamento naturopatico per vivere, in modo equilibrato, la vita di tutti i giorni.
Riuscire a vivere il presente con consapevolezza e completezza è allora  il primo passo essenziale nel percorso virtuoso che dovremo fare per superare i disagi portati dall’ansia e dallo stress e questo passo risulterà in qualche modo più semplice se condividiamo il fatto che ogni momento del passato, per quanto importante, ormai non esiste più e non sarà, né potrà più in futuro ripetersi con modalità uguali.
Nello stesso tempo dobbiamo essere anche d’accordo che il futuro, anche quando lo immaginiamo, non esiste perché non si è ancora realizzato e quando e se si realizzerà sarà comunque diverso da come oggi lo possiamo ipotizzare.
Resta allora per noi solo ed unicamente la realtà del presente che diventa, nel nostro percorso di vita, l’unica certezza fornendoci quindi la consapevolezza che la nostra esistenza si realizza sempre e soltanto per punti temporali ( chiamiamoli istanti, attimi, momenti irripetibili) che vivono e muoiono nel momento stesso in cui vengono alla luce.
La Naturopatia ci insegna proprio questo : vivere “qui ed ora” dilatando l’istante in cui viviamo e impreziosendo così ogni momento del nostro presente. Questo ci aiuterà ad allontanare inutili e sofferti tuffi nel passato o preoccupanti anticipazioni del futuro.
Gli attacchi d’ansia
Qualcuno dirà: “…belle parole ma questa è solo teoria. Voglio vedere come possono applicarsi questi bei principi quando ti trovi dinanzi ad un attacco d’ansia….”
Ed allora accogliamo la sfida e proviamo a calarci concretamente in una tipica situazione caratterizzata dall’arrivo di un episodio di ansia o di panico che, come minimo ti agita, ti inquieta, ti porta perché no la sudarella, e, per alzare l’asticella della tragicità, questo episodio si manifesta di notte magari quando sei da solo in una camera d’albergo di  un’altra città.
Forti di quello che ci siamo detti finora dobbiamo essere innanzitutto convinti che l’episodio ansioso costituisce sempre un’opportunità perché è un messaggio prezioso che ci avverte della necessità di un cambiamento del nostro stile di vita. Ma soprattutto dobbiamo sapere  che l’attacco d’ansia, così come è venuto, in ogni caso, prima o poi, si esaurirà nel tempo. Esso appartiene al nostro presente e non può quindi influenzare anche il nostro futuro.
Sappiamo bene che l’atteggiamento comune dinanzi ad un episodio ansioso come quello sopra descritto sarà, da un lato, farci prendere dalla paura di non saper o poter contrastare quel momento terribile e , dall’altro, farci irrigidire a livello psico-fisico quasi a voler alzare un muro protettivo contro l’ansia che si sta impossessando di noi.
Ecco, l’errore concettuale è proprio questo: quello di “ contrastare” il fenomeno ansioso che è arrivato.  Proviamo invece a pensare che quel momento di ansia, se si è presentato a noi , vuol dire che  rappresenta un fattore naturale e momentaneo che porta con sé anche un messaggio: ci sta avvisando che il nostro modo di vita non è quello giusto e va cambiato….e su questo aspetto torneremo nel prossimo capitolo….





LE PROBLEMATICHE DELL'ANSIA E DELLO STRESS ESAMINATE DA UN PUNTO DI VISTA NATUROPATICO di Gerry Chirò
Cap. 5 - Cedevolezza, osservazione, consapevolezza
( tre suggerimenti pratici da adottare al presentarsi di un evento ansiogeno )



Per un necessario collegamento con quanto scritto nei capitoli precedenti e facilitare, nel contempo, la ricerca delle mie considerazioni in argomento ( pubblicate sul sito di “naturopataonline” ) vorrei ricordare che, nelle prime quattro parti del mio studio, ho innanzitutto evidenziato (post del 3 ottobre 2015) l’importanza dell’equilibrio energetico psicofisico, mentre nel successivo post (del 2 novembre 2015) mi sono soffermato sul concetto e la fenomenologia dell’ ansia e dello stress. Nel terzo capitolo del mio studio (post del 28 dicembre 2015) ho invece esaminato il problema dell’uso ed abuso degli ansiolitici nei disturbi d’ansia ricordando, nel contempo, l’importanza dei messaggi provenienti dalle malattie psicosomatiche. Nel capitolo quarto (post dell’ 11 gennaio 2016 ) ho cercato, infine, di focalizzare il mio discorso sull’opportunità di un approccio “naturopatico” ai fenomeni ansiosi.
Con l’articolo odierno, mi occuperò allora proprio di questo aspetto, indicando un particolare metodo comportamentale, suggeritoci  dall’esperienza e dal pensiero naturopatico, per affrontare, nel modo migliore, l’arrivo di un evento ansiogeno: il consiglio che ci viene dato è quello di provare a comportarci in termini diametralmente “opposti” rispetto a come abbiamo sempre fatto finora: in buona sostanza, invece di combattere l’agitazione che si sta impossessando di noi, dovremo provare ad accoglierla con serenità ed anziché contrastarla, cercare di invitarla, per così dire,  addirittura a…entrare dentro di noi.
In altre parole dovremmo essere capaci di cedere psicologicamente e completamente al fenomeno ansiogeno sforzandoci , per quanto possibile, di rilassarci nel corpo e nel pensiero.
Per ottenere questo, cercheremo allora di fare tesoro di quello che abbiamo detto nei capitoli precedenti di questo studio circa l’importanza del vivere intensamente ogni attimo del nostro presente: ricordando che stare nel presente significa anche sapersi porre in una istintiva e naturale posizione di accoglimento e cedevolezza rispetto a qualcosa che, anche se negativo ed inspiegabile, se è accaduto, vuol dire che esso, fatalmente, era parte integrante delle cose naturali della vita che dovevano necessariamente accadere in quel preciso momento.
Non voglio banalizzare questo principio ma vale, in questo caso, la famosa frase di Eduardo: “Addà passà a’ nuttata!!!” e, quindi, in altre parole, come diceva Eraclito, “tutto passa”… prima o poi!
Ma la sola fase della cedevolezza di fronte all’evento ansiogeno probabilmente non sarà, da sola, sufficiente a superare il momento negativo che si è impossessato di noi.
Dobbiamo azionare infatti una seconda fase che, dopo aver accolto con cedevolezza l’ingresso della , chiamiamola per un momento “ amica ansia” dentro di noi, consisterà nell’osservare, senza parzialità di giudizio, quello che sta succedendo al nostro interno.
Osservare significa non farci coinvolgere emotivamente dall’evento e, soprattutto, non giudicare ( forse sarebbe meglio dire “senza giudicarci”). Dobbiamo cioè imparare ad osservare quello che facciamo senza condannarci o valutarci in continuazione per quello che siamo e per come dovremmo invece essere, per gli errori che abbiamo commesso, per le paure di non farcela nel raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi, nel voler essere non come siamo ma come… gli altri vorrebbero che fossimo.
Solo in questo modo saremo in grado di accorgerci, con grande naturalezza che, anche se il fenomeno dell’ansia può presentarsi come un fiume in piena che rischia di travolgerci, se noi ci facciamo trasportare dalla corrente - con il necessario distacco dal coinvolgimento emotivo del momento, in sostanza come se assistessimo, senza dare giudizi di sorta, ad un film di cui siamo protagonisti- saremo in grado di osservare, con una forma di serenità oggettiva e senza paura, quello che sta accadendo.
Giunti a questo punto saremo allora pronti per passare alla terza ed ultima fase: quella di gestire l’evento ansioso con la dovuta consapevolezza interiore che, in altre parole, non è altro che  prendere coscienza dell’evento stesso con un procedimento intellettivo regolato dalla maturità di pensiero di cui  ognuno di noi è munito.   E sarà proprio questa maturità di pensiero ( che altro non è che il bagaglio di cultura e di esperienza acquisita da ciascuno di noi nel tempo) che attiverà il comportamento naturalmente più giusto per gestire il “significato intrinseco” dell’evento ansioso.
Essere consapevoli dei messaggi e del significato intrinseco del fenomeno ansioso diventerà, a questo punto, essenziale per comprendere tutto quello che ci siamo detti finora: realizzeremo, innanzitutto, che i fenomeni ansiosi, come tutte le cose che caratterizzano la nostra vita, sono solo momenti transitori che vanno accettati  e vissuti per quello che sono, che sono importanti perché portano sempre con loro dei messaggi personalizzati che dobbiamo raccogliere  per favorire la nostra stessa crescita personale e, soprattutto, acquisiremo consapevolezza che, di quegli stessi messaggi, dovremo fare tesoro per poi riuscire ad individuare, concretamente, i rimedi naturali ed i trattamenti giusti suggeritici dal mondo naturopatico per riequilibrare il nostro assetto psico-fisico. Ma di questo argomento ci occuperemo nel prossimo capitolo…



LE PROBLEMATICHE DELL'ANSIA E DELLO STRESS ESAMINATE DA UN PUNTO DI VISTA NATUROPATICO di Gerry Chirò
Cap. 6 - respirazione e rilassamento



Dopo aver analizzato ( nel capitolo quinto  pubblicato da “ www.naturopataonline.it ” il 18 febbraio 2016 ) quello che dovrebbe essere l’atteggiamento comportamentale più appropriato al presentarsi di un episodio ansioso, in questo articolo mi occuperò , in particolare,  dei rimedi e dei trattamenti naturali più indicati  per assicurare il riequilibrio energetico del soggetto influenzato negativamente da questi episodi.

Naturalmente la vastità dei rimedi naturali e le diverse sfaccettature con le quali si può presentare l’ansia mi impone di limitare la ricerca a qualche esempio concreto e quindi, in questa occasione, farò un preciso riferimento all’ansia provocata dallo stress.         
E vediamo allora, insieme, come dovrà essere gestita la persona ansiosa che si rivolge ad un Naturopata : premetto che molto importante sarà il colloquio iniziale perché esso, non solo consentirà di acquisire le prime informazioni sulle caratteristiche del disagio così come raccontate dall’interessato, ma  fornirà soprattutto le prime preziose impressioni sull’aspetto, sul carattere e sulla postura della persona stessa.
Una persona ansiosa, che si presenta timida e sottomessa dovrà essere sicuramente trattata in modo diverso da una persona, anch’essa ansiosa, ma posturalmente rigida e contratta, così come l’ansia in un soggetto pignolo, preciso e petulante avrà origini diverse rispetto ad un’ansia presente in una persona impaurita e depressa.
Il colloquio iniziale servirà allora proprio a mettere a punto, oltre alle peculiarità con cui l’ansia si presenta in quel soggetto, anche le caratteristiche caratteriali del soggetto stesso che costituiranno la base diversificativa del rimedio che dovrà essere poi utilizzato.
Ma prima di entrare nel merito dei vari rimedi e trattamenti naturopatici che possiamo avere a disposizione vorrei premettere che, per la sua stessa peculiarità, la fenomenologia ansiosa si presenta, quasi sempre, con caratteristiche diverse proprio perché diversi sono gli stati emotivi alla base dei vari disagi esistenziali e psicofisici.

Rilassamento e respirazione: la loro funzione “ antistress”
Fermo restando quanto sopra indicato  va aggiunto però che, anche per quanto riguarda l’ansia originata dallo stress, che rappresenta il tema specifico del mio studio, esiste, come per la maggior parte delle fenomenologie ansiose,  una base comune nell’approccio iniziale.
Questa base comune nasce dal fatto che il corpo umano, come abbiamo visto nel primo capitolo, ogni volta che si ritrova in presenza di uno stimolo doloroso o spiacevole, reagisce sempre irrigidendo la muscolatura, mentre uno stimolo gradevole, come vedremo, induce spesso un piacevole rilassamento psicocorporeo.
Le sensazioni sgradevoli, a loro volta, fanno acquisire una tensione che, con il tempo, a causa di quei meccanismi da circolo vizioso del tipo: “sono teso perché sto male” e “sto male perché sono teso”, possono assumere carattere di cronicità.
In questo caso la tensione prolungata può influire anche sulla respirazione per cui, quando siamo tesi, siamo anche portati a respirare meno profondamente e quindi , automaticamente, ad introitare meno energia. La respirazione diventa superficiale ed è stato dimostrato che, ogni volta che subiamo una situazione di stress, tendiamo, appunto, a trattenere il respiro.
Anche in questo caso il circolo vizioso farà sì che, in presenza di minore afflusso energetico, potrà forse diminuire la sensazione di tensione, ma potranno, a loro volta, comparire stati di debolezza, apatia e depressione.
Nei casi più gravi, la pericolosa altalena tra tensione e apatia potrà portare facilmente ad una espressione d’ansia, tanto diffusa al giorno d’oggi, che vedrà alternarsi stati di ansietà e di depressione in soggetti che, pur non soffrendo di alcuna malattia mentale specifica, si troveranno a lamentare  uno squilibrio energetico che disturba la psiche.
L’inizio di un trattamento naturopatico dell’ansia, soprattutto da stress, dovrà quindi necessariamente partire da qui: far sì che il rapporto ansia / tensione venga messo prioritariamente  in relazione ad un buon funzionamento del binomio respirazione/ rilassamento.
Infatti, rieducando la persona ad una respirazione “diaframmatica” profonda e lenta si riuscirà ad agevolare il ripristino di quell’equilibrio energetico compromesso mentre, con  appropriati esercizi di rilassamento psicocorporeo si indurrà, nella persona ansiosa, quella sensazione di riposo e abbandono che favorirà spontaneamente un approccio comportamentale ai problemi quotidiani più tranquillo e sereno.
Imparare a rilassarsi ed a respirare rappresenta quindi il primo passo per recuperare una buona salute emotiva.

Trattamenti per la respirazione ed il rilassamento
La Naturopatia ci aiuta, in questo, da un lato con dei trattamenti mirati proprio a favorire una migliore respirazione e, dall’altro, con altri trattamenti e rimedi naturali specifici, finalizzati a raggiungere un rilassamento di base che servirà, come vedremo, come terreno ideale per l’inizio del trattamento specifico dell’ ansia.
Un consiglio pratico e veloce di rieducazione respiratoria potrebbe allora essere, ad esempio, quello di ripetere giornalmente un facile esercizio di buona respirazione mettendoci  (seduti o in piedi) con la schiena contro una parete e, con le braccia abbandonate lungo il corpo, inspirare dal diaframma più volte profondamente l’aria con il naso e, subito dopo, espirare rumorosamente dalla bocca lasciando “cadere” , come un peso morto, le spalle e la testa.
Per quanto riguarda invece il rilassamento psicocorporeo sarà utile ricorrere a tecniche specifiche da ripetere, anch’esse, con frequenza giornaliera. Il training autogeno con il metodo Schulz è, ad esempio, una tecnica assolutamente raccomandabile soprattutto nei casi  in cui il soggetto soffra di una persistente e non passeggera forma di tensione ansiosa.
E sempre per favorire il rilassamento che, come abbiamo detto, rappresenta il passo iniziale e complementare per il trattamento generico di ogni forma di ansia tensiva, un posto di assoluto rilievo spetta, naturalmente, ai vari massaggi “riequilibranti” “rilassanti” ed “antistress” le cui ben note caratteristiche sono in grado di produrre, oltretutto, un ulteriore apporto di benefici essenziali ( quali il miglioramento della circolazione sanguigna, l’eliminazione delle tossine, la distensione muscolare ecc) tutti fattori utili per riequilibrare energeticamente il corpo e la mente .
Ma, dei massaggi, mi occuperò nel prossimo capitolo…



LE PROBLEMATICHE DELL'ANSIA E DELLO STRESS ESAMINATE DA UN PUNTO DI VISTA NATUROPATICO
di Gerry Chirò
Cap. 7 - I benefici portati dai vari tipi di massaggi



Chi ha avuto modo di seguirmi in questo mio studio sui disturbi causati dall’ansia e dallo stress e sui rimedi e trattamenti suggeriti al riguardo dalla Naturopatia, ricorderà che, nella parte finale del capitolo sesto di questa mia ricerca  ( pubblicato da Naturopataonline in data 15 marzo 2016) avevo anticipato che, per favorire il rilassamento ( che, come abbiamo detto nei capitoli precedenti, rappresenta il passo iniziale e complementare per il trattamento generico di ogni forma di ansia tensiva), un posto di assoluto rilievo spetta ai vari massaggi “riequilibranti” “rilassanti” ed “antistress” le cui peculiarità sono in grado di produrre  un sostanzioso apporto di benefici essenziali ( quali il miglioramento della circolazione sanguigna, l’eliminazione delle tossine, la distensione muscolare ecc) tutti fattori estremamente utili per riequilibrare energeticamente il corpo e la mente . E, se ricordate, mi ero riservato di approfondire l’argomento nel capitolo successivo.
E allora, in questa sede, vorrei iniziare col dire che, nel panorama dei massaggi e trattamenti che, a mio avviso, possono dare ottimi risultati per ridurre gli effetti negativi ansiosi prodotti principalmente dallo stress, vanno ricordati, ad esempio, il massaggio ayurvedico, la reflessologia plantare, il trattamento cranio sacrale nonchè un particolare massaggio, da me stesso messo a punto proprio per alleviare i disturbi ansiosi e lo stress, e che ho chiamato e definito “massaggio antistress integrato”.
Nell’occuparci, sia pur brevemente, dei vari massaggi sopracitati, iniziamo dal “Massaggio Ayurvedico” che, come è noto, costituisce una parte integrante dell’Ayurveda cui fa capo la medicina tradizionale indiana.

Ebbene l’Ayurveda considera questo massaggio un trattamento fondamentale per il mantenimento della salute dal momento che ha lo scopo specifico di conservare l’organismo in perfetta efficienza, prevenendo le malattie, ritardando l’invecchiamento ed alleviando diverse patologie tra cui, in particolare, proprio gli stati ansiosi e di stress.
Il massaggio ayurvedico favorisce , infatti, la depurazione organica ed agevola l’eliminazione delle tossine, migliora la respirazione e la circolazione del sangue ed, in tal modo, risulta particolarmente indicato per indurre un effetto profondo di distensione e di rilassamento, contribuendo, nel contempo, a dare tonicità e riequilibrio a tutto l’organismo.
Il “Massaggio cranio-sacrale”, a sua volta, mira al rilascio delle tensioni soprattutto nelle zone del nostro corpo più sensibili e ricettive allo stress come le ossa del cranio, il collo, le spalle e la schiena per cui questo trattamento risulta sicuramente consigliato per cefalee tensive, emicranie, cervicalgie e  altri disturbi muscolo-scheletrici originati appunto da stress e stati ansiosi.
Un altro trattamento che vorrei ricordare perché è particolarmente utile per  ridurre gli effetti negativi dovuti all’accumulo di tensioni emotive è la “Reflessologia plantare” che, attraverso una corretta stimolazione del piede, si propone di ristabilire l’ equilibrio energetico e , di conseguenza, il benessere generale della persona.
Da ultimo vorrei soffermarmi sul “ Massaggio antistress integrato”, trattamento che, come ricordato in precedenza, ho messo personalmente a punto e pratico presso il mio Studio di Roma “L’Angolo del Naturopata” e che ho finalizzato, da un lato al riequilibrio energetico necessario per ristabilire il normale scorrere dell’energia dentro di noi e, dall’altro, per abbassare gli stati di tensione accumulati per colpa dell’ansia e delle stress.
Per ottenere i migliori risultati, con questo massaggio utilizzo tecniche di digito-pressione nelle aree corporee interessate dai meridiani energetici, tocchi leggeri e profondi tesi a stimolare i recettori nervosi situati a livello epidermico, frizioni ed impastamenti provenienti dal massaggio ayurvedico, sollecitazioni e pressioni nelle aree delle mani e soprattutto dei piedi secondo le indicazioni provenienti dalla reflessologia plantare e il trattamento della testa con movimenti e sfioramenti dettati dal trattamento cranio-sacrale.
Devo dire che i riscontri avuti sui trattamenti praticati, con questo massaggio, sono stati estremamente positivi consentendo, nell’arco di un massimo di sei/otto sedute, il raggiungimento di un ottimo riequilibrio energetico generale e, sin dalla prima seduta, uno stato di rilassamento benefico sia per il corpo che per la mente.
A questo punto l’appuntamento con i miei lettori è al prossimo capitolo dove analizzeremo ulteriori rimedi e trattamenti “naturali” finalizzati sempre allo stesso scopo ed aventi lo stesso obiettivo: alleviare disturbi e stati di malessere provocati  dagli stati ansiosi generati soprattutto dallo stress.





LE PROBLEMATICHE DELL'ANSIA E DELLO STRESS ESAMINATE DA UN PUNTO DI VISTA NATUROPATICO
di Gerry Chirò
Cap. 8 - Rimedi complementari e Fiori di Bach



Come ho più volte ricordato nei precedenti capitoli di questo studio, la base di approccio per il trattamento dell’ansia da stress è quella di portare il soggetto a rilassarsi, nel corpo e nella mente e, a tal fine, ho indicato anche i diversi trattamenti e massaggi che possono appunto contribuire efficacemente al raggiungimento di questo risultato ( vedi post pubblicato da Naturopataonline il 20 maggio u.s.).

Ma non va dimenticato che, anche nel campo delle cosiddette sostanze naturali, esiste tutta una serie di rimedi con cui accompagnare, attraverso il rilassamento, il trattamento specifico dell’ansia da stress e che ritroveremo, ad esempio, negli olii essenziali ( ricordiamo l’olio di lavanda, di camomilla, di melissa) di cui basterà annusare più volte , nel corso della giornata, un fazzoletto imbevuto con qualche goccia di queste essenze oppure farlo quando si avvertono i primi sintomi di uno stato ansioso acuto.
In cromoterapia l’ansia viene trattata principalmente con l’azzurro ed il blu. L’azzurro ha, infatti, un effetto rilassante sul sistema nervoso, riduce la pressione arteriosa, la frequenza del polso e del respiro mentre il blu, che è una tonalità più scura, ha un effetto calmante più profondo.
E non va dimenticato che anche la scelta del colore di un vestito o di un oggetto può rasserenare la mente e così, quando ci sentiamo nervosi e agitati, ci indirizzeremo verso l’azzurro ed il blu mentre, in presenza, ad esempio, di fenomeni ansiosi originati dalla paura, prediligeremo l’arancio per stimolare il coraggio ed i pensieri positivi.
L’ansia si può alleviare anche con la musicoterapia ( ad esempio con il suono delle campane tibetane) oppure con le erbe. In questo caso utilizzeremo la valeriana così come la passiflora oppure, specificatamente, la tilia tomentosa, visto che quest’ultima si è guadagnata, sul campo, la fama di “ansiolitico naturale”.  Molto efficace, invece, sarà l’utilizzo del biancospino quando l’ansia compare con una tachicardia improvvisa.

I fiori di Bach

Qualcuno, a questo punto, si chiederà: ma come mai non hai ancora parlato dei Fiori di Bach? Eppure molti di noi conoscono, per esperienza, l’importanza del Rescue Remedy proprio per gli stati ansiosi improvvisi e per gli attacchi di panico.
Diciamo, allora, che, volutamente, ho lasciato per ultimo un commento sui Fiori di Bach perché a loro va riservata , a mio avviso, un’attenzione particolare e più approfondita proprio perché essi, chiamati anche “i fiori dell’anima”, sono, non a caso, quelli che io reputo i “ rimedi principi” nella cura dell’ansia, con specifico riguardo a quella provocata da stress.
Ma, per capire la loro specifica funzione, e prima ancora di entrare nel loro “mondo magico”, voglio riassumere brevemente alcuni tra i concetti più significativi finora esposti perché essi costituiscono la base dei principi che esporrò nel trattare i fiori di Bach:
• Nel mondo in cui viviamo la convinzione comune è che dobbiamo sempre piegare e dominare l’ambiente che ci circonda e avere sempre ogni situazione sotto il nostro controllo
• Tutto questo ha un grosso prezzo da pagare perché richiede continui sforzi di volontà e comportamenti mentali dettati da una competizione frenata, dalla logica della supremazia e da una rigida razionalità che non scende a compromessi, tutti fattori stressanti che forzano quotidianamente il nostro equilibrio energetico
• La sindrome da stress è, quindi, strettamente collegata a questo sforzo di adattamento e di disagio cui l’organismo, inteso come corpo e mente, è sottoposto
• Dinanzi a questi eventi la ricerca ed il mantenimento di un buon equilibrio energetico sono assolutamente essenziali per assicurarci quell’atteggiamento mentale, tonico, rilassato, positivo e disponibile in grado di prevenire o curare lo stress e le sue ripercussioni negative sull’organismo.

Alla luce di questi concetti, su cui ho costruito tutto il mio intervento, diventa quasi conseguenziale il fatto che i fiori scoperti e sperimentati dal dott. Bach nel riequilibrio di vari stati d’animo negativi, si prestino, in modo privilegiato, nei riguardi dei fenomeni ansiosi in generale e di quelli da stress in particolare.
La loro funzione è, infatti, quella di avvicinarci, in modo puro ed incontaminato, all’ascolto della nostra voce interiore e, attraverso una risistemazione della nostra emotività “inquinata”, proporci un atteggiamento mentale più consono e naturale rispetto alle vicissitudini della vita.
I fiori di Bach, quindi, nel modificare il nostro stato d’animo negativo, che costituisce la causa dei disagi esistenziali e psicofisici, vengono a rappresentare, come ho detto, il rimedio naturopatico più indicato nell’ambito della fenomenologia ansiosa.
Tra i rimedi più frequentemente utilizzati cercheremo allora di individuare e approfondire quelli che presentano finalità e caratteristiche adatte proprio nelle situazioni originate dallo stress lavorando quindi soprattutto sulle paure, sulle rigidità, sui pensieri ossessivi, sui tormenti interiori, sulle ansie anticipatorie ecc.
Tenendo ferma questa premessa, nel prossimo capitolo cercherò di richiamare alla vostra attenzione alcuni tra i fiori di Bach maggiormente utilizzati nel campo dell’ansia e dello stress, fornendo  una loro breve descrizione adattata alle diverse situazioni di ansia/stress che dovremo esaminare e ricordando, sempre, per i singoli fiori, le stesse parole forniteci dal dott. Bach per la loro identificazione/applicazione.



LE PROBLEMATICHE DELL'ANSIA E DELLO STRESS ESAMINATE DA UN PUNTO DI VISTA NATUROPATICO
di Gerry Chirò
Cap. 9 - Fiori di Bach e conclusioni



Applicazioni pratiche dei Fiori di Bach nel trattamento dei fenomeni ansiosi
Nell’ultimo capitolo del mio studio, pubblicato su www.naturopataonline.it il 26 giugno u.s., avevo preso l’impegno di approfondire il campo di applicazione dei Fiori di Bach nel complesso mondo dell’ansia. Il motivo di questo approfondimento è che questi fiori sono, a mio avviso, degli ottimi rimedi “naturali” particolarmente efficaci nella vasta fenomenologia ansiosa. Va premesso, infatti, che l’ansia e soprattutto quella originata da fattori stressanti si presenta con caratteristiche peculiari originate da cause diverse che vanno quindi analizzate con cura ed attenzione per poter individuare il fiore adatto per ogni situazione.
Purtroppo, per ovvi motivi di sinteticità e di comunicazione, questa non può essere la sede appropriata per un’analisi completa dei rapporti di ogni singolo fiore con l’ansia e con i suoi diversi aspetti che l’hanno originata, per cui, in questa occasione, mi dedicherò ad un’esposizione sommaria e limitata ai fiori più importanti ai fini del nostro discorso riservandomi, in altra sede, un approfondimento completo e ragionato (ma, per questo vi segnalo sin d’ora il mio ultimo libro “38 personaggi in cerca di…un fiore di Bach” che sarà disponibile nelle librerie dal prossimo settembre).
     In questo capitolo nono ci occuperemo invece delle  applicazioni       pratiche di alcuni fiori di Bach nelle situazioni più ricorrenti in cui compare il fenomeno ansioso e  indicheremo quale sarà il giusto fiore da utilizzare.

Partiamo da uno dei sintomi più comuni in un soggetto ansioso che è costituito dalla paura; in presenza di essa avremo, grazie ai Fiori di Bach, diversi approcci per riportare in noi, con la calma e ed il coraggio perduti, l’equilibrio energetico compromesso.
Per le paure che portano apprensioni immotivate, stati di angoscia che si presentano senza una minima ragione, per le paure vaghe e sconosciute, per la “paura della paura”, Aspen è il rimedio ad hoc, mentre Mimulus andrà invece utilizzato quando la paura sorge nei confronti di oggetti o eventi conosciuti ( un viaggio in aereo, una visita medica, un esame) . A differenza quindi di Aspen l’utilizzo di Mimulus sarà indicato quando si ha paura di cose concrete o di situazioni reali.
Se la paura si manifesta come apprensione  riferita a eventi spiacevoli o drammatici che possono capitare a parenti o amici l’ansia che ci tiene preoccupati o agitati troverà in Red Chestnut la sua soluzione mentre, in tutti i casi in cui la paura assume le vesti di un vero e proprio panico, con la presenza di blocchi o risentimenti articolari o di un respiro corto e affannoso si utilizzerà Rock Rose indicato quindi quando compare la sensazione di trovarci in una  tipica e incontrollabile situazione di emergenza .
Un’altra particolare espressione dell’ansia è data dalla presenza di “pensieri ossessivi e ricorrenti” specialmente durante i risvegli notturni. La mente comincia a pensare e a  rimuginare sempre sullo stesso fatto e, per quanti sforzi si facciano, il pensiero rimane sempre fisso in testa, come un ritornello, come un disco rotto che continua a girare senza sosta...
Questo “ supplizio mentale” lo ritroveremo soprattutto nelle persone che vogliono controllare sempre tutto e che sono contratte e rigide non solo mentalmente ma anche fisicamente. Per loro il fiore di Bach sarà White Chestnut.
Useremo invece Agrimony quando, dietro una maschera abituale di tranquillità, serenità e giovialità, si nasconde l’ansia prodotta da una notevole tensione interiore che la persona si sforzerà, in tutti i modi, di non lasciar trapelare facendo sempre “buon viso a cattivo gioco”.
Quando la tensione interiore si esprime, invece, in un corpo teso e contratto, in ogni gesto fisico e, soprattutto, nella velocità estrema nel parlare e nell’agire e, soprattutto, nella fretta con la quale il soggetto opera quotidianamente, anche quando non vi è alcuna necessità o giustificazione, il corrispondente fiore di Bach sarà Impatiens.
Nella lista dei Fiori indicati per la cura dell’ansia, ed in particolare di quella originata dallo stress legato ai ritmi ed ai, chiamiamoli, una volta per tutte, con il loro giusto termine: “disvalori” della vita moderna, vorrei scegliere il fiore più indicato quando si avverte una momentanea incapacità a fronteggiare impegni e responsabilità.
Utilizzeremo allora Elm quando la sensazione sarà quella di non farcela perché si sono presi troppi impegni rispetto a quelli che si è in grado di fronteggiare e si prova questa sensazione anche se, nella realtà, si è sempre dato prova di saper svolgere correttamente il proprio lavoro e assolvere puntualmente ai propri impegni.
Purtroppo questa disamina sulle caratteristiche dei principali Fiori di Bach utilizzati nella prevenzione e nella cura dell’ansia stessa  è stata, come già premesso, necessariamente breve e lascio quindi agli interessati il compito di approfondirla perché ne vale veramente la pena ma, in ogni caso, credo che, in qualche modo, ci ha consentito di avere una informativa di base comunque valida per capire l’importanza dei Fiori di Bach nel trattamento di un soggetto ansioso.
Ho sottaciuto su quello che, sicuramente, è il più conosciuto ed apprezzato tra i rimedi di Bach (il Rescue Remedy) e sulla sua stranota efficacia quale rimedio d’emergenza al primo insorgere del fenomeno ansioso. Ma esso, appunto, è talmente noto che molti di voi ne avranno sicuramente un flaconcino in borsetta o nella tasca della giacca.

Conclusioni

Siamo arrivati alla fine di questo nostro lungo viaggio in cui abbiamo incontrato l’ansia e le sue diverse manifestazioni e, a questo punto, possiamo finalmente trarre le prime conclusioni  riassumendo i principi ed i consigli primari da utilizzare nel nostro approccio con i fenomeni ansiosi.
• Alla luce di quanto finora detto, abbiamo innanzitutto capito che l’ansia, come del resto molte malattie psicosomatiche,  porta con sè segnali e messaggi importanti di cui dovremo tener conto per favorire il nostro processo di autoguarigione ed il recupero del benessere psicofisico.
• Se vogliamo trarre da questo qualche consiglio prezioso dobbiamo convincerci innanzitutto che il senso della vita non è quello di restare ancorati ad un passato che, come tale, è destinato a non far più parte della vita “corrente”, e non dobbiamo neppure anticipare , in modo ansioso, un futuro che deve ancora diventare presente.
• Abbiamo compreso che voler dominare gli eventi porta, paradossalmente, a rimanere noi stessi imprigionati dagli eventi stessi il cui corso naturale , molto spesso, non consente intromissioni esterne in grado di modificarli.
• Si tratta di convivere con essi applicando i tre principi della “cedevolezza”, “osservazione” e “consapevolezza” che costituiranno così un nuovo atteggiamento mentale con il quale affrontare le vicissitudini che la vita ci presenterà giornalmente.
• Operando in tal modo, sia per la prevenzione che per la cura dell’ansia, sono sicuro che non avremo più bisogno degli ansiolitici, ma ci saranno fedeli compagni di viaggio i consigli comportamentali, trattamenti e rimedi che la naturopatia è in grado di suggerirci e di cui dovremo fare tesoro per il recupero e per il mantenimento del nostro equilibrio psicofisico.
Con questo augurio mi congedo da Voi ringraziandoVi della Vostra attenzione, pazienza e costanza nell’avermi fin qui seguito e, per chi volesse avere l’indicazione temporale delle pubblicazioni dei miei precedenti articoli su www.naturopataonline.it, fornisco, per comodità di consultazione,  una cronologia del mio studio “COME AFFRONTARE IN MODO NATURALE I DISTURBI CAUSATI DALL’ANSIA E DALLO STRESS”.
• cap 1  L’equilibrio energetico (3 ottobre 2015)  
• cap 2  L’ansia (2 novembre 2015)
• cap 3  Gli ansiolitici e i messaggi delle malattie ( 28 dicembre 2015)
• cap 4  I disturbi causati da ansia e stress ( 11 gennaio 2016)
• cap 5  Cedevolezza, osservazione e consapevolezza( 18 febbraio 2016)
• cap 6   Respirazione e rilassamento( 15 marzo 2016)
• cap 7   I vari tipi di massaggi ( 20 maggio 2016)
• cap 8   Rimedi complementari e fiori di Bach (36 giugno 2016)

Una condivisione con tutti i miei colleghi naturopati…
(pubblicato sulla pagina Facebook di naturopataonline)

di Gerry Chirò



L’ultima cliente della giornata è appena uscita dal mio Studio. E’ sera e non mi resta che chiudere e tornare a casa…ma, mentre riassetto e metto in ordine il locale, avverto il solito, meraviglioso e coinvolgente soffio energetico che aleggia nell’ambiente alla fine di una giornata di trattamenti olistici. E’ un’atmosfera particolare e difficile da raccontare ma che si prova intimamente e, sicuramente, molti colleghi l’avranno provata, una sensazione di “completezza” che ti riempie della soddisfazione consapevole di aver donato, a chi ha scelto di venire da te, uno spazio ed un tempo di benessere e di rilassamento che durerà ancora ore ed ore nonostante il duro impatto nel caos cittadino quando il cliente si sarà lasciato alle spalle la porta dello Studio.
Anche oggi Persone con la P maiuscola hanno arricchito lo Studio con la loro presenza, con le loro variegate personalità, con la loro umanità e con la fiducia che hanno riposto nelle tue mani, nelle tue parole, nei tuoi consigli naturopatici. E non c’è soddisfazione maggiore di quella che ritrovi nello sguardo riconoscente del cliente appagato nel corpo e nello spirito quando riapre gli occhi al termine di un trattamento o dopo aver provato un rimedio che gli hai suggerito e che ha prodotto in lui risultati positivi. Eh, sì, il lavoro del Naturopata è fatto anche di risultati e quando li raggiungi puoi esserne decisamente soddisfatto…
Lo scambio reciproco di energia positiva che si avverte alla fine di ogni attività naturopatica ti ripaga della fatica fisica e mentale che hai dovuto impiegare per regalare al cliente esclusivamente quello che sai fare e che hai deciso di mettere a disposizione degli altri. L’emozione che provi a fine giornata è esattamente data da quella sensazione energetica positiva che provi.
Prima di chiudere lo Studio devo terminare il rituale dello spegnimento di tutti quegli elementi che hanno dato accoglienza e creato atmosfera calda e preziosa nell’ambiente: candele, incensi, lampade di sale e poi essenze aromatiche, il suono della fontana zen, musica e luci…e, col pensiero, saluto ognuno di loro ringraziandolo dell’apporto dato nel rendere il tutto armonico e rilassante.
Ecco, queste sono le emozioni che provo nella mia quotidianità di “Naturopata per passione”, un’attività che mi regala, ogni giorno, il piacere di essere a contatto con gli altri in modo personalizzato e privilegiato, che mi dà la possibilità di far incontrare il mondo dei rimedi e trattamenti naturopatici con quello della ricerca, da parte delle persone, del benessere e del rilassamento psico-fisico e tutto ciò per realizzare insieme un percorso virtuoso teso al raggiungimento del riequilibrio energetico “generale”
Perché ho scritto tutto questo? Unicamente per il piacere di poter condividere, sulla pagina Facebook di Naturopataonline, dedicata a tutti noi colleghi naturopati, la nostra meravigliosa esperienza di essere a contatto, in modo speciale, con gli altri, relazionandoci con la loro vita, con le loro emozioni, positive e negative, percorrendo insieme momenti di vita durante i quali reciprocamente viviamo e ci scambiamo sensazioni ed emozioni uniche ed esclusive, in una simbiosi energetica  che rimane anche quando la porta dello studio si chiude e loro…sono andati via sereni e soddisfatti.   



PERCORSO RELAX
di Gerry Chirò



Ci sono periodi, più o meno lunghi nel corso dell’anno, in cui ci sentiamo particolarmente stressati per effetto di situazioni, esogene o endogene, che minano il nostro organismo psicofisico e indeboliscono le nostre energie vitali.
Un periodo lavorativo intenso, durante il quale avvertiamo di essere oltremodo stanchi ed affaticati ci rende, inevitabilmente, nervosi, irascibili, incapaci di rilassarci, agitati e preoccupati oltremisura; e questo avviene anche quando si presentano problemi quotidiani, di particolare gravità e ripetuti nel tempo, che investono negativamente noi stessi o la nostra sfera familiare ripercuotendosi sulle nostre responsabilità e sui nostri doveri; o, infine, quando mille imprevisti e complicazioni si affacciano contemporaneamente affollando i nostri pensieri e costringendoci ad un surplus di lavoro ed impegno che ci logora mentalmente e fisicamente…
La medicina tradizionale cinese ci avverte che, in queste situazioni, l’energia che scorre nei nostri meridiani (i 12 canali energetici) non fluisce regolarmente come dovrebbe, subisce dei blocchi, dei rallentamenti, degli intasamenti ed il nostro organismo, per compensazione, si irrigidisce sia fisicamente che mentalmente.
Il primo obiettivo , allora, è quello di cercare il metodo giusto per “rilassare” la mente ed il corpo con trattamenti e tecniche che favoriscano la distensione psicofisica e riconducano la persona a vivere il “qui ed ora” con la giusta consapevolezza.
Al fine di raggiungere questo risultato virtuoso l’Angolo del Naturopata ha messo a punto un particolare “percorso relax” finalizzato proprio al massimo rilassamento ed al completo riequilibrio energetico attraverso un massaggio antistress, una consulenza personalizzata sui Fiori di Bach ed un training autogeno guidato .
Il trattamento, che ha la durata di tre sedute di un’ora, si svolge alla luce tenue delle candele e delle lampade di sale, con i profumi aromatici degli olii essenziali e viene accompagnato dal sottofondo musicale degli “steel drums”, dal suono magico delle campane tibetane e dallo scorrere, lento e regolare, dell’acqua di una fontana Zen.
Il tutto per regalarvi un’esperienza indimenticabile di relax e distensione psicofisica.



RECENSIONE del nuovo libro di Gerry  Chirò

38 PERSONAGGI IN CERCA DI UN... FIORE DI BACH



 
Avvicinarsi ai Fiori di Bach è come entrare, in punta di piedi, in un mondo magico che ruota intorno alle nostre emozioni, positive e negative, ai nostri sentimenti, ai nostri diversi stati d’animo messi a confronto direttamente con la nostra voce interiore, nella ricerca di quell’equilibrio psicofisico, di quella simbiosi corpo-mente in grado di modificare e trasformare in positivo i nostri stati psichici negativi (ansie, paure, spaventi, tensioni, dispiaceri, sensi di colpa, insofferenze, indecisioni, dipendenze, stati di shock e tanti altri disagi psicologici di vario genere) che minano in primis la mente ma che, se non risolti, rischiano di intaccare ed indebolire, inevitabilmente, anche il nostro fisico.
L’azione svolta, al riguardo, dai Fiori di Bach è, a dir poco, formidabile: secondo i principi della Floriterapia essi lavorano trasportando, goccia dopo goccia –è proprio il caso di dirlo-le sostanze energetiche specifiche da loro estratte, con un meccanismo vibrazionale che è caratteristico di ogni singolo fiore. Quando le onde energetiche affluiscono al nostro interno si collegano a loro volta con le nostre vibrazioni accordandosi con le nostre frequenze emotive. In questo modo sono in grado di rilasciare l’energia positiva riguardante lo specifico stato d’animo, quella stessa “energia specifica” che, per effetto di fattori negativi, interni e/o esterni al nostro Io, abbiamo in qualche modo depauperato o perso del tutto nel corso del nostro percorso di vita
Il libro di Gerry Chirò (edizioni Aldenia) personalizza, nel vero senso della parola, i 38 fiori che compongono il sistema dei fiori di Bach utilizzando esperienze provate sul campo. Il risultato è quello di presentare, dietro ogni singolo fiore, una “persona vera” il cui disagio psichico ed emotivo lo si prova realmente e non attraverso le tradizionali presentazioni ed applicazioni teoriche delle caratteristiche dei vari fiori che ritroviamo su quasi tutti i manuali pubblicati su questo tema.
Ne è scaturito, allora, un libro diverso ma, come dire, in qualche modo “umanizzato” dove il lettore non avrà difficoltà ad immedesimarsi in situazioni personali analizzate con semplicità pratica e descrizioni facilmente comprensibili proprio perché descritte attraverso le esperienze di vita che tutti noi proviamo ogni giorno : 38 “persone” che affrontano la realtà ed i problemi quotidiani e che ricorrono al consiglio del Naturopata al quale raccontano, con spontaneità e chiarezza, i loro disagi psichici ed emotivi.
Il libro si presenta, in questo modo, come una piacevole guida pratica, con diverse esemplificazioni personalizzate, per scoprire le sfumature caratteriali e comportamentali che contraddistinguono i 38 Fiori di Bach e ritrovarle in noi e nelle persone che ci interessa conoscere meglio. Per far questo il libro ci propone brevi storie individuali che riescono a coinvolgerci sia per la loro “concretezza quotidiana” sia per i diversi schemi mentali o situazioni che, spesso, sono all’origine di varie malattie o di semplici disagi psicosomatici.
Ogni tipologia di comportamento adottato dai vari personaggi incarna così, da un lato, una specifica situazione di malessere emozionale in cui ognuno di noi potrebbe riconoscersi e, tra i 38 personaggi, ritroveremo, sicuramente, anche l’identificazione di un nostro parente, di un amico, di un collega di lavoro, del nostro capo, del nostro vicino di casa…divertendoci a “catalogare” quelle stranezze, quelle manie, quelle abitudini che ci porteranno a scoprire quel fiore che a loro si addice: una simpatica analisi per confrontarsi ed analizzarsi ma anche per meglio comprendere i comportamenti altrui.
Ecco perché questo libro si differenzia volutamente dagli altri scritti sui Fiori di Bach: volutamente non descrive solo le proprietà dei singoli rimedi ma le racconta, come storie ordinarie di vita, attraverso personaggi che possiamo ogni giorno incontrare e che potrebbero tranquillamente confessare a noi quello che hanno detto al Naturopata e noi… avremmo uno strumento in più per comprenderli ed aiutarli.
Ci saranno uomini, donne , ragazzi e ragazze che si presenteranno a voi con le loro diverse caratteristiche psichiche e comportamentali, racconteranno la loro vita, i loro problemi e i loro disagi ma, soprattutto, vi emozioneranno, facendovi immedesimare, non solo nelle loro situazioni personali ma, soprattutto, nella voglia di cambiare in positivo il loro percorso di vita. Ed allora buona lettura in compagnia di Sergio, Marta, Franco, Roberta e tanti altri…personaggi in cerca di un Fiore!!!







IL SUONO DELLE CAMPANE TIBETANE
di Gerry Chirò



 
Le campane tibetane sono delle particolari ciotole di forma rotonda e di varie dimensioni che vanno da un minimo di otto ad un massimo di trentacinque centimetri di diametro. In origine furono utilizzate per la meditazione e la preghiera, dal momento che le loro vibrazioni musicali riproducono il suono Om, il primo suono primordiale che coincide con l’attimo che ha caratterizzato la nascita dell’universo. Sono formate da una particolare lega derivante dalla fusione di sette metalli (Oro, Argento, Mercurio, Rame, Ferro, Stagno e Piombo) che, da un lato, si armonizzano, nello stesso ordine, con i sette pianeti (corpi celesti) del sistema solare (Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno) e, dall’altro, si allineano armonicamente con il sistema dei sette chakra attraverso le sette note musicali corrispondenti agli stessi chakra. Ogni campana produce, infatti, una “nota armonica” particolare della scala musicale, che varia in relazione alla sua forma ed al suo spessore.
Il suono prodotto dalle vibrazioni delle campane tibetane, attraverso la percussione o lo strofinamento circolare (in senso orario) di un batacchio di legno, ha, quindi, una frequenza armonica precisa e, grazie ad essa, riesce a sintonizzarsi con il campo vibrazionale del nostro corpo e del nostro spirito, producendo uno stato di benefica quiete interiore ed un profondo rilassamento, psichico e fisico, con un effetto positivo sull’intero metabolismo cellulare.
Per capire come funziona una campana tibetana, dobbiamo, però, fare un passo indietro ricordando, come abbiamo detto in precedenza, che ognuno di noi possiede, anch’esso, una propria vibrazione armonica che si allinea al sistema dei suoi sette chakra. Purtroppo, per cause diverse, imputabili a stress, blocchi muscolari, disturbi psico-fisici, questo equilibrio armonico può perdersi ed il nostro organismo, come un qualsiasi strumento musicale, può letteralmente “scordarsi” provocando, al nostro interno, lo sviluppo di malesseri e malattie varie. Ecco allora che il caratteristico suono prodotto dalle campane tibetane di dimensioni diverse, sintonizzandosi con le vibrazioni dei corpi celesti, è in grado di rilasciare, a sua volta, un campo armonico in grado di entrare in risonanza con il campo vibrazionale di ogni nostro singolo chakra e di riequilibrarlo energeticamente. In questo modo, proprio attraverso i vari chakra, il suono si va ad espandere all’interno del nostro organismo agendo sui blocchi o squilibri energetici ed agevolando, conseguentemente, il loro scioglimento o il loro riequilibrio.
Se poi consideriamo che il nostro corpo è composto per il 70% di acqua, le vibrazioni prodotte dal suono delle campane tibetane raggiungono, praticamente, anche la più piccola parte del nostro sistema vitale lavorando in profondità proprio in correlazione all’energia prodotta da ogni singolo chakra.
L’utilizzo delle campane tibetane nell’apertura dei chakra bloccati e per il riequilibrio di quelli energeticamente carenti è un’esperienza magica e coinvolgente che l’Angolo del Naturopata propone finalizzandola al recupero del proprio benessere psico-fisico. Il risultato di questo trattamento sarà una ricarica energetica profonda e salutare, accompagnata da uno stato di profondo rilassamento e benessere, che permetterà di ritrovare quella sensazione, troppo spesso dimenticata, di unità tra mente, spirito e corpo che appartiene alla nostra individualità interiore ed al nostro personale equilibrio energetico.
Gerry Chirò





IL CICLO CIRCADIANO E L’ENERGIA DELLE EMOZIONI
di Gerry Chirò



Nella Medicina occidentale il “ciclo circadiano” si identifica, come a molti  è noto, in un ritmo contrassegnato e inquadrato in un periodo che regola l’attività fisiologica del corpo umano nell’arco temporale di 24 ore (c.d. orologio biologico): il termine “circadiano” proviene dal latino “circa diem” ed il suo significato è “intorno al giorno”. Ad esempio, sono soggetti all’influsso del ritmo circadiano il ciclo sonno- veglia, la temperatura corporea, la pressione sanguigna, l’appetito….
Per la Medicina Tradizionale Cinese (MTC) il ciclo circadiano è molto, molto di più : esso , infatti, è strettamente collegato al principio “base” della stessa MTC e cioè che tutto ciò che attiva le funzioni del nostro corpo si identifica nella “energia vitale” (Qi) che ha il compito di vivificare e regolare il nostro equilibrio psico-fisico. Questa energia scorre senza pause all’interno di un complesso sistema di percorsi: i c.d. “meridiani cinesi”, dodici canali energetici deputati a distribuire il flusso in favore della funzionalità dei vari organi presenti nel nostro corpo. La funzionalità di questi organi, ciascuno dei quali è associato ad uno dei dodici meridiani principali, si esprime quindi  con una specifica energia propria.
E’ scontato che, anche per la MTC, esiste fisicamente il cuore, il fegato, lo stomaco…ma ogni organo esprime anche una propria energia collegata ed influenzata dalle emozioni, dai sentimenti, dai pensieri, dalla mente e dall’anima.
Gli organi ed i visceri interessati, per le loro specifiche funzioni, dai dodici meridiani principali sono: polmone, cuore, rene, fegato, milza-pancreas e maestro del cuore con i rispettivi visceri ad essi rapportati (intestino crasso, intestino tenue, vescica urinaria, vescica biliare, stomaco, triplice riscaldatore).
Rimaniamo, in qualche modo, colpiti da due meridiani: quello del Maestro del cuore e quello del Triplice riscaldatore. Dobbiamo spendere qualche parola per ricordare che si tratta di due canali energetici che non trovano una precisa corrispondenza sul piano fisico ma adempiono, invece, ad una loro funzione specifica . Il meridiano del Maestro del cuore ha il compito di equilibrare le emozioni controllandole e proteggendo il cuore dalla negatività degli eccessi emotivi. Regola l’attività  del sangue, controlla l’apparato cardio-vascolare e agisce sullo Shén ( spirito divino). Il Triplice riscaldatore, a sua volta, armonizza le varie parti del corpo, le collega e consente il fluire del Qi e del sangue, è incaricato di trasformare gli alimenti in energia e di creare connessioni energetiche estremamente importanti per il corpo. In altre parole può dirsi che esso rappresenta l’organo della vitalità. Nella medicina occidentale la sua attività energetica potrebbe essere, in qualche modo,  associata al funzionamento dei sistemi ormonale, immunitario e linfatico.
Abbiamo prima ricordato l’importanza dell’energia quale principio basilare della MTC secondo la quale, quando l’energia circola in modo equilibrato e fluido nel nostro organismo, senza blocchi, rallentamenti od intralci, essa contribuisce a renderci tonici, allegri, disponibili, favorendo, in tal modo, il raggiungimento ( o mantenimento) del nostro benessere psico-fisico..
Sempre secondo la MTC il flusso energetico ha un suo ciclo temporale ricorrente che interessa l’intero arco della giornata (24 h), durante il quale lo scorrimento dell’energia, all’interno dei singoli meridiani, non è sempre uguale: infatti, nel corso delle 24 ore, per ogni organo, vi sono due ore in cui esso raggiunge il livello massimo della sua funzionalità energetica potenziale e, all’incirca dopo dodici ore, si verifica il momento della sua minima espressione energetica.
Questo ciclo quotidiano, in cui il nostro organismo, ogni due ore, viene costantemente influenzato dall’energia specifica di ogni organo è il ritmo circadiano dettato dai principi base  della Medicina Tradizionale Cinese.
Questo ciclo circadiano divide la giornata in 12 zone, alle quali fanno riferimento i corrispondenti dodici meridiani a ognuno dei quali è quindi riferito un arco di competenza pari a due ore a copertura delle 24 ore giornaliere.
Ad ogni organo la MTC associa una specifica “emozione” e, in base a questa correlazione, sarà possibile stabilire quanto questa emozione si ripercuota ( positivamente o negativamente) sull’equilibrio funzionale di quell’organo.
Gli organi del corpo umano sono, infatti,  particolarmente sensibili alle emozioni e risentono ,quindi, anch’essi ( positivamente o negativamente) dei loro influssi energetici.
Un piccolo passo indietro per ricordare che la stessa filosofia taoista individua 5 emozioni correlate con altrettanti organi: la GIOIA con il CUORE, l’IRA con il FEGATO, la PAURA con i RENI, la TRISTEZZA con i POLMONI e l’ANSIA con la MILZA. Conseguentemente ogni eccesso energetico negativo di tali emozioni è destinato a ripercuotersi sull’organo corrispondente provocandogli una disfunzionalità se non, addirittura, una patologia fisica.
La MTC ha elaborato il principio taoistico aggiungendo altre due emozioni ( RIMUGINAZIONE e SPAVENTO) e collegandole, rispettivamente, alla MILZA ed ai RENI/CUORE.
Da quanto ho sopra precisato possiamo, allora, trarre le seguenti conclusioni:
•         Quando la GIOIA si trasforma in troppa eccitazione, in troppa euforia, tale stato può provocare alcune PATOLOGIE CARDIACHE quali palpitazioni, agitazioni e insonnia
•         Quando la troppa RABBIA si trasforma in ira, risentimento, frustrazione, sarà il FEGATO a risentire di queste emozioni colleriche negative.
•         L’ANSIA e la RIMUGINAZIONE possono portare ad una eccessiva preoccupazione che può sfociare in un affaticamento della MILZA ma anche dei POLMONI influendo negativamente sulla respirazione che risulterà corta e poco profonda.
•         La TRISTEZZA, nella sua trasformazione in dolore profondo, è un’emozione negativa che si ripercuote direttamente sulla funzionalità dell’organo POLMONE interessando la respirazione (con dolori al petto e al torace)
•         La PAURA e lo SPAVENTO, quando si presentano come emozioni esagerate ( Terrore) presentano una corrispondenza con la funzionalità del RENE ( perdita del controllo delle funzioni renali) ma anche del CUORE (tachicardia e palpitazioni).
La considerazione finale, allora, è che, in presenza di stati funzionali non equilibrati dovuti al rapporto tra emozioni ed organi corrispondenti, attraverso la mappatura fornitaci dal ciclo circadiano, e  grazie ai princìpi indicati dalla MTC, abbiamo la possibilità di verificare la rispondenza della situazione alla fascia temporale interessata ed intervenire appropriatamente  con le varie tecniche di riequilibrio energetico che conosciamo per ristabilire il benessere psico-fisico perduto.



I TINGSHA
di Gerry Chirò

Il termine “ Tingsha” indica il nome tradizionale indiano riferito a due piatti circolari di solido metallo, di piccole dimensioni ( da un minimo di 6 centimetri di diametro ad un massimo di 12) uniti tra di loro da una corta fettuccia di pelle (cuoio). Essi vengono posizionati in sospensione orizzontale al centro della striscia di pelle e quindi fatti toccare , con un colpo secco, l’uno contro l’altro generando un suono originale particolarmente vivo ed acuto.
La loro funzione primaria è quella di strumento religioso rituale utilizzato soprattutto nelle pratiche di meditazione e la loro provenienza è collegata alla tradizione dei tibetani buddisti praticanti.
I Tingsha vengono, peraltro, usati anche nel “sound healing” ( musicoterapia) perché il suono da loro prodotto genera una risonanza unica molto chiara, squillante e lunga che viene ritenuta ricca di proprietà energetiche curative. Per tale motivo si usano anche e soprattutto per il riequilibrio dei Chakra e per richiamare la mente al momento presente.
Prima e dopo un trattamento “olistico” o una seduta di meditazione sono in grado di cancellare campi di energia negativa presenti nella stanza e, proprio per questa loro caratteristica, sul dorso dei due piatti viene spesso riprodotta la serie sacra degli otto simboli del buon auspicio provenienti dalla tradizione buddista.
Nel buddismo, infatti, questi otto simboli rappresentano le offerte fatte dagli dei in favore di Buddha subito dopo che questi ha avuto il dono dell’illuminazione. E, allora, se avrete modo di avere un giorno tra le mani questa particolarissima coppia di piatti, troverete, molto probabilmente, questi otto simboli: la conchiglia, il vaso del tesoro, la coppia di pesci, il prezioso ombrellone, la bandiera della vittoria, il nodo infinito, il fior di loto e la ruota.

AROMATERAPIA E PROFUMI
di Marcella Minafra
   
Articolo pubblicato su  OLTRE ELITES-  New Lifestyle & Wellness Magazine




COME SCEGLI IL TUO PARTNER
di Marcella Minafra
   
Articolo pubblicato su  OLTRE ELITES- New Lifestyle & Wellness Magazine (n.1 / 2015)





Riflessologia Plantare e Comunicazione tattile
di Gerry Chirò



Una seduta di riflessologia plantare non è, come molti sono portati a pensare, soltanto un trattamento “manuale” sul piede, finalizzato, attraverso una corretta stimolazione dei punti riflessi, a ristabilire il benessere di una persona.
Certo, l’obiettivo primario è quello di favorire, attraverso pressioni mirate, la ripresa energetica degli organi che si trovano in una fase di squilibrio funzionale ma una seduta di riflessologia plantare, per noi naturopati, è e deve essere, soprattutto, il momento di una “comunicazione tattile” tra la mano dell’operatore ed il piede di chi riceve il trattamento.
Grazie ai preziosi e insostituibili insegnamenti del mio maestro di riflessologia plantare Luigi Dragonetti e con l’esperienza di tanti anni maturata “sul campo” mi sono reso conto che, in una seduta di riflessologia plantare, non basta semplicemente “ toccare, premere, lisciare, stirare, lombricare, torcere, impastare…”: occorre superare la fisicità manuale del gesto ed operare ad un livello relazionale più profondo, un contatto che trasmetta impulsi, un contatto che sia intuizione ed ascolto, una presa di coscienza del messaggio che il piede trattato sta trasmettendo: una “comunicazione tattile” che diventa essenziale perché immediata ed autentica e che sostituisce e supera il linguaggio verbale troppe volte vuoto ed ingannevole.
Ecco, allora, che inizia a comprendersi l’importanza dell’intervento del naturopata-riflessologo in questa “comunicazione tattile” dove la sensibilità, la preparazione e l’esperienza dell’ “operatore del benessere” è in grado di meglio comprendere i messaggi del piede ( rectius: del corpo) e le sue richieste di aiuto.
Per questi motivi, nelle mie sedute di riflessologia plantare, suddivido il trattamento in tre fasi temporali distinte e destinate a impreziosire il rapporto tra chi tratta e chi riceve ed a fornire un pacchetto personalizzato di contatti che andrà oltre il toccare fisico.
Sarà allora un trattamento speciale “con…tatto”, dettato da tocchi e manipolazioni ispirati dall’accortezza, dal rispetto, dalla sensibilità e, soprattutto, dall’attenzione per il nostro cliente ( che, nel nostro campo, proprio per quanto detto, preferisco chiamare “assistito”) ed, in tal modo il contatto effettuato con “tatto” prima di essere solo un trattamento sarà una comunicazione relazionale coinvolgente e profonda destinata a dare sollievo, instaurando un rapporto energetico che penetrerà dolcemente nel piede e quindi in tutto il corpo del nostro assistito e scioglierà le tensioni e i blocchi energetici fisici e psichici.
E, allora, esploriamo insieme, queste fasi:

PRIMA FASE: Conoscenza/ Accoglienza
La seduta iniziale di un trattamento di riflessologia plantare dovrà necessariamente favorire la conoscenza di quelli che saranno, indiscutibilmente, i due protagonisti della seduta stessa: la mano dell’operatore ed il piede dell’assistito. I due non si sono mai visti e si incontrano per la prima volta: il buon esito della seduta sarà collegato anche alla fiducia che il piede è disposto a riporre nella mano che lo tratterà.
Il piede e la mano devono conoscersi, piacersi, accettarsi, fidarsi e, conseguentemente, rilassarsi.
La conoscenza tra i due sarà allora favorita da una fase manuale dolce ma profonda, morbida ma, nello stesso tempo, stimolante. Il tutto attraverso una “comunicazione tattile” tale da accendere subito, nel toccante e nel toccato, sensazioni positive e coinvolgenti che trascendono la fisicità del tocco.
La “ fase della conoscenza”, nelle sedute successive, sarà sostituita dalla “fase dell’accoglienza” dove il piede e la mano, rincontrandosi, si comunicheranno reciprocamente, come due vecchi amici, il piacere del ritrovarsi insieme.
In altre parole, la mano dell’operatore trasmetterà al piede dell’assistito una sincera sensazione di accoglienza e sicurezza che conforterà e rassicurerà chi riceverà il trattamento.
“Contatto, carezze, coccole…”: dolci e morbide attenzioni che rispondono ad un unico obiettivo: uno scambio relazionale di fiducia indirizzato a migliorare e rilassare, per tutta la seduta, lo stato psicofisico dell’assistito.

SECONDA FASE: Tecnica operativa
Terminata la prima fase ( conoscenza/accoglienza), che durerà almeno 10/15 minuti, siamo finalmente pronti per affrontare, nel modo migliore possibile, la ben nota fase operativa e centrale della seduta: il piede del nostro assistito sarà rilassato, morbido e maggiormente disponibile a ricevere le pressioni mirate sui punti riflessi, spesso e inevitabilmente un po’ fastidiose e talvolta dolorose.
Anche in questa fase il piede sa che, nonostante tutto, potrà fidarsi della mano “amica” dell’operatore e, con maggiore consapevolezza e rilassamento, collaborerà con lei per facilitare il raggiungimento dell’obiettivo: la corretta stimolazione delle zone riflesse da parte di chi esegue il trattamento per il tempo necessario allo scopo.

TERZA FASE: Rilassamento
Sarà la parte sicuramente più gradita dal nostro assistito. Dopo le necessarie pressioni, non sempre accettate con…piacere spontaneo da chi riceve il trattamento, la fase finale – che durerà almeno altri 10 minuti- coinciderà con il ringraziamento ed il saluto reciproco tra la mano ed il piede.
I due amici sono stati insieme, hanno apprezzato piacevolmente la fase dell’accoglienza, hanno anche sofferto insieme nella fase della tecnica operativa ( anche l’operatore, credetemi, soffre intimamente quando l’assistito mostra dolore in alcune pressioni particolari… ma proprio il dolore è il segnale preciso dell’individuazione del giusto punto da trattare) ed ora sono di nuovo contenti di stare bene insieme, di vivere e godere finalmente un momento di profondo rilassamento, di toccarsi con la consapevolezza del meritato piacere, di trasmettersi reciprocamente le proprie sensazioni.
Il piede del nostro assistito ha bisogno di essere di nuovo coccolato, accarezzato, in qualche modo viziato di…piacere tattile.
Ed il Naturopata sa come trasmettergli questa emozione.

MA CHE COSA FA IL NATUROPATA?
 
di Gerry Chirò

Può apparire quanto meno strano il fatto che una Rivista di Naturopatia, riservata espressamente ai cultori della materia, ospiti un articolo che cerca di spiegare cosa significa essere un naturopata.
Eppure io sono convinto che, tra i numerosi lettori di OLTRE, non manchino coloro che, nell’avvicinarsi con passione a questo mondo così affascinante della naturopatia, sono però ancora dei neofiti della materia.
Ed allora proprio a Voi vorrei dedicare il mio articolo sperando di esaudire in qualche modo, la Vostra legittima curiosità. E, per questo, ritorno alla domanda in argomento: che cosa fa un naturopata?
Bella domanda, appunto, alla quale non è poi tanto semplice e scontato rispondere. Ma ci proverò prendendo anche spunto da un po’ di esperienza professionale maturata in questo settore.
Dunque, iniziamo dicendo che il naturopata viene generalmente qualificato come un  “operatore del benessere” ma la denominazione, a mio avviso, non chiarisce in modo esaustivo il suo settore specifico di attività.
Sgombriamo subito il campo da un equivoco di fondo nel quale molti, non addentro alla materia, rischiano di cadere : il naturopata non è un medico, non fa diagnosi e non prescrive terapie, né tanto meno può somministrare medicinali. Tutto questo gli è assolutamente vietato e, se lo facesse, sarebbe passibile del reato di esercizio abusivo della professione  medica.
Però il naturopata, se richiesto, ben può affiancare anche un medico, integrando, con i suoi trattamenti naturopatici , il percorso di guarigione intrapreso dal paziente.
Ma cosa si intende, allora, per “ trattamenti naturopatici”?
E proprio su questa domanda si apre finalmente il mondo, esplorato fin qui ma sicuramente ancora non del tutto, della naturopatia che, da un lato, consiste nel concepire un modo di vivere, appunto, secondo natura e, dall’altro, promuove la ricerca del benessere psico-fisico di una persona attraverso l’utilizzo dei c.d. rimedi naturali, ricorrendo cioè a tutto quello che la natura è in grado di offrirci e che può risultare utile ad alleviare un disturbo ed a far recuperare e mantenere lo stato di benessere.
A questo punto occorre precisare  meglio quest’ultimo concetto partendo dal presupposto che la natura costituisce, da sempre, una fonte inesauribile di risorse delle quali, guidati dall’esperienza e dalla professionalità del naturopata, tutti noi possiamo usufruire con “ naturalezza” per riequilibrare energeticamente il corpo e la mente.
La natura produce, infatti, spontaneamente, innumerevoli “ sostanze energetiche” e, nella natura, riusciremo  allora a trovare, molto più spesso di quanto possiamo immaginare, ciò di cui abbiamo bisogno per riequilibrare i nostri scompensi.
Per quanto riguarda, invece, il “vivere secondo natura”, con tale locuzione il naturopata intende consigliare l’adozione, nella vita di tutti i giorni, di uno stile comportamentale volto a garantire, con naturalezza, equilibrio e benessere, vivendo, praticamente, in modo assolutamente diverso e opposto a quello in cui siamo costretti a barcamenarci invasi dall’ansia e dallo stress che la vita moderna, così movimentata e caotica, ci riserva ogni giorno.
Facile a dirsi, ma come funziona tutto questo nella pratica?
Partiamo da una considerazione preliminare che può aiutarci a comprendere in che modo dobbiamo ( e possiamo) comportarci quando “ non ci sentiamo bene, non siamo in forma, siamo agitati, nervosi, stanchi e…chi più ne ha più ne metta…”.
Per seguire il discorso che sto per fare dobbiamo compiere un passo indietro e ricordare che il modo di vivere la vita, secondo i cultori della naturopatia, è, in qualche modo, collegato al pensiero filosofico orientale nonché ai principi della medicina tradizionale cinese che basano sull’energia il motore propulsivo del “tutto”.
Sarebbe assolutamente complicato e fuor di luogo approfondire in questa sede i principi informatori e la motivazione fondamentale di questi aspetti ma cerchiamo di dare per acquisito che, senza la spinta di un’energia, l’universo intero, la nostra galassia  con il sole, i pianeti e, tra questi, il mondo con tutti gli elementi animati e inanimati che lo compongono, non avrebbero possibilità di esistere.
Del resto la stessa cultura cinese usa ricordare che un corpo, non sorretto dall’energia, è solo una “cosa inanimata”.
Cosa significa tutto questo? E’ chiaro che, anche noi occidentali, non facciamo fatica ad immaginare che, quando l’energia fluisce liberamente dentro di noi ci sentiamo bene, siamo motivati, ottimisti, disponibili, in altre parole, “ tonici ed energici” sia nel corpo che nella mente.
Quando invece siamo carenti di energia ( la medicina tradizionale cinese ben conosce questa situazione allorquando, nei cosiddetti meridiani, accerta che l’energia incontra dei blocchi o dei rallentamenti nel suo flusso regolare) ci sentiamo non solo stanchi e affaticati fisicamente ma anche inquieti  e nervosi perché anche il nostro umore ne risente.
In poche parole, in questi casi, abbiamo assolutamente bisogno di un qualcosa che risistemi efficacemente il nostro equilibrio energetico.
Se abbiamo capito questo basilare ma indispensabile passaggio possiamo allora facilmente comprendere anche che molte malattie , e soprattutto quelle che rientrano nella c.d. “area psicosomatica”, sono strettamente collegate alla presenza di squilibri energetici e, come tali, vengono curate dalla medicina tradizionale cinese.
Detto questo possiamo allora affermare che “ riequilibrare energicamente” e quindi portare  una persona al recupero del proprio benessere psico-fisico è esattamente il percorso che caratterizza l’attività del naturopata il cui  compito sarà quello  di ricercare la causa dello scompenso ed individuare, tra i vari rimedi offerti dalla natura, quelli più adatti alla situazione che si troverà dinanzi.
Il primo passo che farà il naturopata nel primo incontro con il suo assistito sarà quello di “osservare attentamente” ed “ascoltare pazientemente e senza fretta” la persona che si è rivolta a lui proprio perché dall’ascolto e dall’osservazione scaturiranno quelle impressioni e quelle intuizioni che , quasi sempre, costituiranno la premessa per l’individuazione del “trattamento naturopatico” da seguire.
Il compito che attende il naturopata non sarà affatto semplice in quanto le diversità caratteriali della persona che si troverà di fronte possono essere innumerevoli e proprio per questo sarà indispensabile l’attenta osservazione ed il paziente ascolto.
Facciamo velocemente alcuni esempi per dimostrare proprio la variegata difficoltà del primo incontro ma, nello stesso tempo, anche l’importanza della sua analisi valutativa:la persona potrà mostrarsi, nei vari casi, timida, sensibile, assente, apatica, rassegnata, depressa oppure, al contrario, bloccata, nervosa, impaziente, aggressiva, eccitata, sottopressione oppure ancora arrogante, invadente, rigida e così via…
Il naturopata dovrà riuscire a cogliere tali caratteristiche caratteriali perché, come abbiamo detto, molto spesso, proprio su queste potrà porre le basi di partenza per il riequilibrio della persona che avrà dinanzi.
Prima di approfondire l’iter pratico di intervento vorrei richiamare ancora all’attenzione quanto in precedenza ricordato e cioè che uno squilibrio energetico porta uno scompenso che frequentemente origina a livello di disturbo o disagio mentale ( con episodi ansiosi, depressivi, attacchi di panico) ma che poi, quasi sempre, trova riflessi anche a livello fisico/corporeo ( con disturbi psicosomatici di cui facili esempi possono ritrovarsi in cefalee tensive, ipertensioni, gastriti, colon irritabile, lombalgie e dolori vari alla colonna vertebrale).
Se a questo si aggiunge che molte volte tali squilibri, come abbiamo visto, condizionano lo stesso atteggiamento e la stessa postura del cliente, il quadro generale ricavabile dall’aspetto, dal comportamento  e da quanto risulterà in modo verbale e non dal colloquio, si rivelerà assai utile a favorire una prima importante analisi della situazione.  
A questo punto l’intervento del naturopata potrà indirizzarsi verso la scelta  di quei rimedi che la natura può offrire nei suoi molteplici aspetti dei quali essa si compone e che il naturopata individuerà in relazione alle peculiarità del disturbo di cui si sta occupando.
Non è compito di questo articolo occuparsi specificatamente dei vari rimedi e trattamenti naturopatici: basta sfogliare , con attenzione e passione, i vari numeri di OLTRE per avere appagamento alle nostre curiosità e trovare i consigli più utili e gli approfondimenti più interessanti relativi a questo o quel rimedio nonché spunti e riflessioni sui comportamenti più indicati per vivere “ secondo natura”.
La lettura della Rivista consentirà allora, anche al lettore neofita ma curioso e appassionato, di lasciarsi portare per mano ed immergersi con entusiasmo nel mondo della naturopatia. E, sicuramente, non ne resterà deluso.
Nell’avviarmi a conclusione vorrei rispondere a quei lettori che mi chiedono qual è il mio campo di attività ed, allora, voglio ricordare che ogni naturopata segue, quasi sempre, un suo percorso personale e professionale che lo porta poi a specializzarsi in una o più discipline in cui possono suddividersi i trattamenti naturopatici.
Resta fermo che, in ogni caso, come fattore comune di ogni naturopata, alla base di ogni trattamento ci sarà la consapevolezza di trattare il proprio assistito nella sua globalità corpo/mente indirizzando il suo stile di vita secondo i ritmi ed i principi che la natura detta e che, purtroppo, come abbiamo già detto, il caos esistenziale in cui ci dibattiamo ci fa troppo spesso dimenticare.
Per quanto riguarda la mia esperienza, il mio campo di attività naturopatica si è, nel tempo, sempre più  indirizzato al trattamento dei disagi provocati da fenomeni ansiosi e dagli scompensi energetici conseguenti a situazioni di stress, nonché di tutti quegli squilibri di natura psicosomatica originati da essi e che necessitano di un rimedio riequilibratore e rilassante.
Per far ciò i “rimedi naturali” ai quali preferibilmente attingo sono soprattutto i fiori di Bach che costituiscono, a mio avviso, una formidabile base iniziale di “copertura” ed ai quali vado ad affiancare, a seconda delle necessità, trattamenti quali la riflessologia plantare, il massaggio cranio-sacrale nonchè altri tipi di massaggi volti soprattutto al rilassamento psicofisico e ad assicurare un beneficio immediato nel corpo e nella mente ( vedi, al riguardo, il mio articolo “ La comunicazione tattile ed il Naturopata” sul numero 2-Anno IV di OLTRE). E sembra che i risultati siano proprio buoni….


       Pubblicato su OLTRE - rivista di Naturopatia -  Anno 2011 numero 4


LA COMUNICAZIONE TATTILE ED IL NATUROPATA
di Gerry Chirò

Se gli “ organi di senso” servono principalmente a permetterci di relazionarci ed interagire con il mondo che ci circonda, il tatto, in particolare è in grado di “comunicare” con gli altri ad un livello più profondo.
Mentre, infatti, la vista, l’udito, l’odorato ed il gusto ci consentono un’apertura sensoriale “ oggettiva” ma limitata, il tatto accende, nel toccante e nel toccato, sensazioni soggettive immediate che, quasi sempre, trascendono la fisicità del tocco.
Ed il nostro corpo risponde, a questa caratteristica, con tutta la sua superficie. Infatti la peculiarità del tatto è proprio l’ampiezza della sua distribuzione.
La differenza con gli altri sensi è che essi operano specificamente attraverso i relativi organi deputati alla loro attività, mentre il tatto risponde alla sua funzione attraverso i “ recettori” che sono distribuiti su tutta la pelle, dalla sommità della nuca alla punta estrema delle dita dei piedi.
Il nostro corpo diventa, allora, un’area spaziale completa a disposizione per dare e ricevere gli stimoli tattili che provengono dall’esterno.
Ed il primo stimolo d’amore lo riceviamo già al momento della nascita e nei primissimi giorni di vita dove il tocco e le carezze della mamma ci “comunicano” quel sentimento di accoglienza e sicurezza che ci conforta e ci rassicura.
E’ noto che numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che la stimolazione tattile è assolutamente indispensabile per la sopravvivenza dell’organismo e che persone private nell’infanzia di carezze ne hanno sofferto a livello di sano sviluppo fisico e psichico portandosi dietro pericolose carenze comportamentali nell’età adulta.
Tutto questo significa che quando si ama una persona l’esigenza naturale è proprio quella di toccarla, di accarezzarla così come , del resto, noi stessi facciamo con il nostro corpo quando una parte di esso è dolorante. La tocchiamo, la accarezziamo, la massaggiamo.
“Contatto”, “Carezze”, “Massaggio” : una simbiosi gestuale che risponde ad un unico obiettivo, uno scambio relazionale d’amore indirizzato a migliorare lo stato psicofisico di chi riceve tale trattamento.
Ma per arrivare a tutto questo non basta semplicemente “ toccare “,”carezzare”, “massaggiare” : occorre superare la fisicità del gesto ed operare ad un livello relazionale più profondo, un contatto che trasmetta impulsi profondi, un contatto che sia intuizione ed ascolto, una presa di coscienza del messaggio che il corpo “toccato” sta trasmettendo: una “ comunicazione tattile” che diventa essenziale perché immediata ed autentica e che sostituisce e supera il linguaggio verbale, spesse volte vuoto ed ingannevole.
Ecco allora che inizia a comprendersi l’importanza dell’intervento del naturopata in questa
“ comunicazione tattile” dove la sensibilità e la preparazione dell’“operatore del benessere” è in grado di meglio comprendere i messaggi del corpo e le sue richieste di aiuto.
Il naturopata sa che quando l’energia che scorre dentro di noi non fluisce liberamente il nostro organismo si irrigidisce, ne risente negativamente e noi, di conseguenza, stiamo male.
Il naturopata sa che, in queste situazioni, i conflitti emotivi e lo stress si impadroniscono di noi e la nostra persona, intesa complessivamente ed unitariamente come corpo-mente, perde ogni capacità di rilassarsi e, a sua volta, il mancato rilassamento esaspera la condizione di tensione.
Il naturopata è in grado di accorgersi quando questi “disequilibri psichici” si ripercuotono a livello fisico comportamentale: il corpo si contrae e si irrigidisce ed aumentano le tensioni che si scaricano a livello di articolazioni e di singoli organi ( tipici esempi possono ritrovarsi nei dolori articolari e muscolari della schiena, dolori cervicali, cefalee tensive ecc):
Ma anche gli organi interni “somatizzano” e così malattie dell’apparato digerente ( colon irritabile, gastriti ecc) ovvero tachicardie, sbalzi di pressione ecc sono sintomatici di uno stato di tensione interna e ci indicano, in modo molto chiaro, l’organo bersaglio di una situazione di stress o di conflitto emotivo.
Queste conoscenze danno allora al naturopata la possibilità di utilizzare la “ comunicazione tattile” per ristabilire il benessere psico-fisico della persona trattata cogliendo i messaggi del corpo e utilizzando lo strumento del “ massaggio” per il raggiungimento dell’obiettivo.
Sarà un contatto che andrà “oltre” il toccare fisico. Sarà un massaggio “ con…tatto” dettato da tocchi e gesti ispirati dall’attenzione, dall’accortezza, dal rispetto, dalla sensibilità. Dall’amore per l’altro e dunque…”con…tatto”.
In tal modo il contatto effettuato con “tatto”, prima di divenire massaggio sarà una comunicazione relazionale coinvolgente e profonda destinata a dare sollievo ai disagi presenti instaurarando un contatto energetico che penetrerà dolcemente nel corpo dell’altro e scioglierà le tensioni fisiche e psichiche.


       Pubblicato su OLTRE - rivista di Naturopatia -  Anno 2010 numero 2


LA DISTRAZIONE
L’ esigenza di liberare la mente

di Gerry Chirò

  La parola distrazione ci porta, quasi automaticamente, a dare, del termine, un giudizio negativo.  Distrazione come sviamento del pensiero dalla realtà oggettiva.
  Pertanto la persona distratta è quella che non appare ancorata alla realtà, quasi vivesse in un altro mondo, lontano dai problemi reali, dalle esigenze contingenti.
  L’impulso che, nel corso della nostra vita, riceviamo in continuazione dai genitori, dai maestri, dai nostri superiori è quello di non distrarci per non perdere il contatto con la realtà delle cose.
  Ma la distrazione è anche sinonimo di svago, evasione, intesi come fuga dal quotidiano ovvero ricerca di un momento di distacco dalla routine ordinaria del nostro lavoro, del nostro studio, della nostra normalità.
  Già dalla lettura delle due diverse caratterizzazioni del termine distacco si avverte come la prima individui un comportamento vissuto in modo razionalmente e logicamente teso a controllare il succedersi delle cose, con attenzione e totalità, per non lasciarsi sfuggire il loro dominio.
  E’ l’atteggiamento del pensiero controllore, della mente sentinella, di un’attività cerebrale attenta ad evitare possibili fuoriuscite oltre il proprio raggio di vigilanza.
  L’input ricorrente è: nulla mi deve sfuggire, tutto è sotto controllo.
  La seconda caratterizzazione si ricollega invece ad un concetto di fantasia, di irrazionalità, di distacco guidati da un pensiero che rompe le barriere della realtà ed evade verso il mondo “ magico” dell’inconsapevole, del sogno ad occhi aperti, dell’immaginario.
  Come conciliare due caratteristiche così antitetiche, così contrastanti ma, nel contempo così talmente necessarie da richiedere, da un lato, la motivazione della loro sussistenza e dall’altro la soluzione per consentire una loro interattività?
  Se, come essere intellettualmente superiore, devo essere presente in ogni luogo ed in ogni momento che vivo avendo coscienza e consapevolezza di quello che accade intorno a me, è anche vero che la mia psiche ha una caratteristica (che è anche una necessità) che supera i limiti della logica e della razionalità: la possibilità di fantasticare di giorno e di sognare di notte.
  Ed è nell’equilibrio tra questi due atteggiamenti (esserci/non esserci) che noi possiamo e dobbiamo bilanciare il nostro essere presente  ed il nostro evadere lasciandoci guidare, volta per volta, dallo spirito della ragione e dalla ragione dello spirito.
  Tutto questo per eliminare o meglio (utilizzando il termine che poi di fatto siamo abituati ad usare per definire la situazione) per allentare le tensioni che nel corso di un certo periodo di tempo andiamo via via accumulando.
  Ecco allora lo svago come antidoto alla fatica, l’evasione come reazione alla normalità del quotidiano, il fantasticare come momento di abbandono della mente rispetto all’esigenza razionale di essere sempre, comunque, dovunque, presenti.
  Ma, attenzione: l’esigenza razionale dell’essere sempre, comunque, dovunque, presenti può essere fortemente dannosa in quanto necessita di una costante e forte tensione comportamentale che, se prolungata, è a rischio elevato di stress.
E allora, quando è necessario, occorre evadere.
  Liberando la mente e consentendole di uscire dalle tensioni, entrando consapevolmente nel mondo dell’inconscio e da questo, spontaneamente, facendoci guidare.
  E la distrazione non diventerà, allora, solo un momento fisico e temporale ben definito e strutturato come un periodo di ferie, una partita a tennis, un cinema, una gita o un viaggio di piacere; non sarà solo un momento di bilanciamento di un altro ben definito periodo di studio, di lavoro, di affaticamento psico-fisico bensì costituirà la base di un nuovo modus vivendi dove l’evasione mentale nutrirà la nostra mente, il nostro Io irrazionale, e li porterà a vagare nel tempo e nello spazio nutrendosi di sogni, di fantasie, di magia e di ….. libertà.

“Quando la mente si incanta…ogni prodigio è possibile”
                          R.A. Schwaller De Lubicz


       Pubblicato su OLTRE - rivista di Naturopatia -  Anno 2011 numero 2


  OGNI GIORNATA E’ FORMATA DA 24 ORE
Il quadro va dipinto con i colori che abbiamo

di Gerry Chirò

Come tutti noi ben sappiamo il giorno si identifica in un ciclo temporale sempre uguale, impostato in modo perfetto dalla natura e  formato da 24 ore che si ripetono, da sempre, con uguale cadenza e ritmo, con un sole che  sorge e tramonta, una notte che si alterna al giorno, un buio che sostituisce la luce ……..
Proviamo allora a riflettere su questo aspetto e forse riusciremo meglio a considerare ogni giornata come una singola, autonoma sezione della nostra vita, di ventiquattro ore precise, non una di più, finalizzata a se stessa proprio grazie alla sua ciclicità unica ed irripetibile.
Partendo dal mattino (momento del risveglio) inizia una nuova giornata che (preceduta dalla fase del riposo notturno) dà vita alla ricostruzione, giorno per giorno, di ognuno di noi: la rinascita, di noi stessi, dal nulla.
La natura, per proprio conto, ci assicura, durante la notte, le condizioni di astrazione psico-fisica dalla realtà e di ricarica energetica del nostro organismo: i due elementi essenziali che, da un lato, servono a separare, idealmente, ogni giornata rispetto alla precedente e, dall’altro, dànno, ad ogni giorno, la caratteristica di un evento temporale nuovo, tutto da vivere e scoprire.
Per far questo immaginiamo ogni nostra nuova giornata come una tela bianca di un quadro che ci viene consegnato e che noi, per ventiquattro ore, dovremo dipingere con i colori che ci vengono proposti dal nostro umore, dal nostro stato d’animo, dalla nostra volontà, dai nostri pensieri ma, soprattutto, dalla casualità degli eventi.
Il nostro lavoro di pittore avrà una durata fissa e ciclicamente predeterminata perché, a fine giornata, riconsegneremo idealmente a noi stessi la tela che avremo disegnato con i colori che solo quella particolare giornata ci ha messo a disposizione.
E in quella giornata non avranno quindi senso né utilità i colori utilizzati il giorno prima ma, soprattutto, i colori che ci verranno proposti il giorno dopo e che, allo stato, non siamo in grado di poter conoscere.
E se i colori rappresentano gli eventi che la casualità delle situazioni ci propone, quanto è avvenuto il giorno prima rappresenta un tubetto di colore già superato e quello che ci aspetta per il giorno dopo un tubetto di colore sconosciuto (e che forse potrebbe addirittura non esserci consegnato).
La tela va dipinta con i colori che abbiamo. Cosa significa tutto questo? Che molto spesso imponiamo a noi stessi l’utilizzo di colori di cui non disponiamo più o che ancora non abbiamo, vivendo, non la giornata (l’attimo) presente, ma il rimpianto o il dolore del giorno prima o l’ansia e la preoccupazione del giorno che deve ancora venire.
E con questo rinunciamo a vivere l’unica cosa certa: il nostro presente sporcando così la nostra tela giornaliera con i colori secchi del passato  o con i colori ancora ignoti del futuro.
Vivere la giornata nelle sue ventiquattro ore rappresenta invece l’esserci e, per far questo, ogni giorno dovremo idealmente ricostruirci dal nulla e distruggerci  alla fine della giornata stessa lì dove, spegnendo la luce, affidiamo al buio ed alla notte il compito di ricaricarci  per il nuovo giorno che ci aspetta.


LA NOSTRA IDENTIFICAZIONE
Il tutto e il nulla del nostro presente

di Gerry Chirò

I  misteri della vita non possono non suscitare, in noi, la domanda esistenziale per eccellenza: Ma io chi sono? Quante volte ce lo siamo chiesti o, inconsciamente, lo abbiamo pensato. E non siamo mai riusciti a darci una spiegazione umana soddisfacente.
Perché una risposta razionale al mistero della vita non può esistere. Perché l’uomo è il tutto e il nulla insieme e, nell’essere niente, è, comunque, anche il centro di un universo che gira intorno a lui.
Noi non siamo mai gli stessi di prima e non siamo ancora quelli del dopo ed in ogni istante distruggiamo noi stessi per ricostruirci.  Siamo il nulla che si ricrea e, nel ricrearsi, si annulla nel medesimo istante.
Se ci domandiamo “io chi sono?”, probabilmente ci identifichiamo con l’immagine che, di noi, abbiamo ma noi non siamo definibili in un concetto statico temporale quanto, unicamente, nella ricostruzione che, istante dopo istante, caratterizza il nostro divenire.
Io non sono che il punto che delimita, adesso, in questo istante, il mio percorso umano.  Meglio ancora: io sono il mio percorso. Io faccio parte del mio destino, dipendo dalla casualità degli eventi, sono parte integrante del processo naturale delle cose, sono lo strumento inconsapevole del disegno divino.
Ed in questa visione, che non è e non vuole essere una risposta al nostro interrogativo, dobbiamo allora collocare il percorso della nostra vita, nel quale la razionalità e la logica, se vogliono raggiungere il benessere, devono assecondare il processo naturale delle cose cedendo agli eventi per viverli naturalmente.
Cedere agli eventi significa, allora, anche comprendere la nostra inevitabile fragilità umana che può tramutarsi in forza, allorquando, assecondando il destino, la casualità, il mistero, ne veniamo a far parte integrante ed in tal modo viviamo e condividiamo, in modo naturale, il loro obiettivo.
Assecondare gli eventi non significa però subìre in modo passivo la realtà che ci circonda: significa invece vivere la realtà stessa ma senza forzarla per non essere, a nostra volta, bersaglio delle sue ritorsioni.
Volere, ad ogni costo, dominare gli eventi significa vivere una vita condizionata da tensioni emotive, da preoccupazioni, da ansie che, da un lato, non saranno in grado di risolvere i problemi del futuro e dall’altro ci impediranno di vivere serenamente il presente.
Vivere la vita significa, invece, ampliare il nostro presente, dilatare l’istante che, in questo momento, adesso proprio, coinvolge  l’unico, irripetibile momento che ci viene donato dalla vita, e che, come tale, andrà, allora, vissuto nella sua pienezza: e forse, in questo modo, nell’interrogarci, potremo rispondere: “Io sono ciò che, adesso, sto vivendo”.





IL MIO PERCORSO DI NATUROPATA
di Gerry Chirò

Perché avvicinarsi alla naturopatia? Vi confesso che la mia esperienza, al riguardo, è stata ricca di coincidenze positive che oggi mi fanno dire che nulla è lasciato al caso e che se così è stato è perché così doveva essere.
Quando, diversi anni fa, un forte stress accumulato sul lavoro mi ha portato a cercare, negli ansiolitici, il rimedio più veloce per abbassare lo stato di tensione in cui mi dibattevo ho anche realizzato che quella soluzione era fine a se stessa e, se poteva curare momentaneamente il sintomo della malattia, non sarebbe certo servita ad eliminare la causa che alla malattia dava origine.
L’incontro ( fortuito?) con un bravissimo pranoterapeuta mi ha aperto un mondo nuovo, per me del tutto sconosciuto, un mondo di equilibri energetici, di chakra, di yin e yang, ma soprattutto mi ha fatto scoprire un panorama fatto di modi  diversi di vivere la vita, riscoprendo il valore del presente e di ogni attimo da assaporare e gustare intensamente perché prezioso ed irripetibile.
E’ iniziata così, per me, una nuova avventura di vita. Mi sono appassionato, ho letto, ho approfondito ed il passo verso la “naturopatia” è stato conseguenziale, direi proprio “naturale” come in fondo ogni nostro passo, ogni nostro pensiero, ogni nostra azione dovrebbe essere.
Mi sono così iscritto alla scuola di naturopatia dell’Istituto Riza di medicina psicosomatica ed ho cominciato a conoscere il mondo dei preziosi rimedi che la natura mette a disposizione di tutti noi per favorire il nostro riequilibrio psicofisico. E’ stata una scoperta meravigliosa ed entusiasmante e la prima esperienza pratica che ho voluto provare è stata proprio sul mio rapporto con lo stress.
“Ansiolitico…addio”, che Riza Scienze ha pubblicato nel settembre 2002, racconta proprio questo mio percorso che, giorno dopo giorno, all’inizio faticosamente e poi sempre più serenamente ed agevolmente, mi ha consentito di ridurre gradualmente le dosi di ansiolitico, che da quasi un anno mi accompagnavano, fino ad eliminarle completamente.
E vi assicuro che il giorno in cui ho potuto fare a meno anche dell’ultima mezza compressa non potevo nascondere la mia felicità e soddisfazione….ero finalmente rinato!!
Dalla mia esperienza personale è evidente come il mio percorso naturopatico abbia rappresentato, innanzitutto, la soluzione “naturale” dei miei disagi psicosomatici ma il fascino del mondo nuovo in cui ero entrato è diventato anche la spinta, non solo a vivere personalmente “ secondo le leggi della natura”, ma ad esternare con gioia il mio entusiasmo convinto a quanti mi circondavano.
Oggi pratico i trattamenti naturopatici con passione e convinzione aiutando soprattutto amici e conoscenti a scoprire l’efficacia dei rimedi che madre natura mette a nostra disposizione.
Mi sono specializzato nei trattamenti che prevedono il contatto e la comunicazione tattile attraverso l’utilizzo delle mani ( ho conseguito, infatti, sempre presso l’Istituto Riza, il Master in Reflessologia Plantare, in Massaggio Cranio-Sacrale ed in Massaggio Ayurvedico ed in queste discipline sono anche Trainer Riza a Roma).
E tante volte mi sono chiesto se anche questo rappresentasse una coincidenza…significativa: in verità il mio cognome proviene dal Greco e significa proprio “mano”: Era un segno del destino? E allora mi ripeto: ogni cosa ha un suo perché e…nulla è lasciato al caso!!

      Pubblicato su OLTRE- Rivista di Naturopatia -  Anno 2009 numero 3



RIDERE E PIANGERE
Perchè le emozioni non vanno trattenute

di Gerry Chirò

Ridere e piangere: due reazioni comportamentali contrapposte ma profondamente  naturali: una esternazione della nostra energia interna che ci consente di scaricare, al di fuori del nostro habitat psichico e corporeo, le nostre emozioni.
Ridere e piangere sono due reazioni naturali che, come tali, vanno assolutamente rivalutate nel panorama delle manifestazioni spontanee che possiamo adottare per vivere al meglio il mondo che ci circonda.
Il riso e il pianto, se non fossero stati, dalla natura, predisposti per servire a qualcosa, risulterebbero inutili ed ingiustificabili: il primo, assunto come tale, si rivelerebbe come un mero atteggiamento facciale collegato ad una accentuazione del respiro, del suono e della contrazione soprattutto addominale, il secondo un’espulsione di liquidi assolutamente inutile  e fine a se stessa.
Esaminando più profondamente le due reazioni si coglie invece la ragione del loro essere: esse rappresentano uno sfogo necessario, una reazione spontanea e liberatoria ad una costrizione energetica.
 Si comprende così come la nostra energia compressa abbia bisogno di esplodere all’esterno per ristabilire l’ equilibrio interiore.
Per molte funzioni naturali la compensazione, si sa, avviene con una forma di espulsione naturale e indipendente dalla nostra volontà: si pensi alla sudorazione, ai colpi di tosse, agli starnuti, alle eruttazioni, all’urinare e al defecare.
L’organismo reagisce ed espelle spontaneamente ciò che il nostro corpo non ha più bisogno di trattenere e quindi  ha necessità di far fuoriuscire da esso.
Il riso e il pianto possono invece essere trattenuti. Cosa significa ciò: che la nostra forza di volontà può bloccare la loro esigenza esplosiva comprimendo la forza energetica che il ridere ed il piangere portano con sé.
L’energia viene repressa ma in tal modo non ci consente di attivare una reazione assolutamente spontanea che la natura ha immaginato a compensazione di una determinata situazione vissuta.
Da qui l’importanza di ripensare, in un processo comportamentale teso alla spontaneità ed alla naturalezza, anche la semplicità dei momenti di riso e di pianto come reazioni naturali benefiche.
Il ridere, di per sé, è indice e portatore di allegria, di buonumore e non ha bisogno di essere ulteriormente commentato per qualificare i suoi benefici a livello di miglioramento del benessere individuale. L’effetto terapeutico è scontato (anche se molto spesso dimenticato).
Ma anche il piangere ha il suo effetto positivo e liberatorio: esso, molto spesso, riesce a liberare le costrizioni, le oppressioni, i pesi psicologici e le lacrime sono il veicolo con il quale la natura ci fa, in qualche modo, sentire carezzati e coccolati.
E se questa rappresenta la reazione naturale e benefica ad un momento di dolore, di tristezza, di malinconia anche il pianto reattivo ad una ingiustizia, ad un sopruso, ad un dolore fisico è uno sblocco della nostra energia che altrimenti troverebbe il suo sfogo attraverso una implosione interna negativa e controproducente.
Ecco perché ridere e piangere fa bene.  
Peccato che i nostri condizionamenti sociali non sempre ci consentono di ricorrere ad essi, con la naturalezza e con l’intensità che il riso (salutare) e il pianto (liberatorio) richiedono, per scaricare l’energia interna compressa.
Ma tutte le volte che è possibile farlo, facciamolo con spontaneità. Pensiamo ai bambini e a come la reazione immediata di un bambino di fronte ad un accadimento che lo coinvolge, molto spesso suscita, in lui, il riso o il pianto.
E allora, quando è possibile, torniamo  anche noi bambini e godiamoci, ridendo e piangendo, quei momenti di tenerezza che solo un bel pianto o una bella risata possono donarci.


           Pubblicato su OLTRE- Rivista di Naturopatia -  Anno 2010 - numero 3



UN VIAGGIO NEL “MONDO MAGICO” DELL’IMMAGINARIO ATTRAVERSO
LE TECNICHE DI RILASSAMENTO

di Gerry Chirò

Durante i periodi di maggiore affaticamento da stress ovvero nelle situazioni e nei momenti, anche episodici, caratterizzati da tensioni emotive, stati di agitazione, stanchezza mentale, ecc. il consiglio che ci sentiamo sempre dare è quello di  “provare a rilassarci”.
Il rilassamento viene infatti giustamente inteso come efficace modo di evasione dallo stress quotidiano, come distacco temporaneo dai nostri “obblighi e doveri”, come momento di distrazione dagli impegni di ogni giorno.
Ma, per rilassarci nel modo giusto, non basta  solo chiudere gli occhi e… “ non pensare a niente” ma è necessario seguire delle tecniche ben precise volte a favorire sia la distensione  fisica che quella psichica.
E, allora, vorrei invitarvi a provare un esercizio semplice ed efficace che sto sperimentando, con successo, prendendo a base una delle più conosciute tecniche di rilassamento quale il training autogeno integrato con la cromoterapia, la visualizzazione ed il massaggio antistress, il tutto in un unico trattamento la cui finalità principale sarà appunto quella di portare sia il corpo che la mente in una condizione di “totale abbandono”.
•            L’esercizio, della durata di 20/25 minuti circa, andrebbe praticato possibilmente ogni giorno e svolto in un ambiente confortevole e silenzioso  evitando rumori interni ed esterni e possibili fastidiose interruzioni ( telefoni, chiamate,ecc…). La posizione sarà supina, sdraiati su un tappetino posto in terra oppure sul letto,  gambe distese e braccia lungo il corpo con il palmo delle mani rivolto verso il basso.
• La situazione così preparata dovrà, in sostanza, fornirci concretamente la sensazione della tranquillità che ci circonda e della serenità ………. in un piacevole e confortevole coinvolgimento ambientale.
            E’ preferibile non accompagnare l’esercizio con musiche di sottofondo che, anche se a livello inconscio, potrebbero produrre stimoli e distrazioni non in linea con gli obiettivi dell’esercizio stesso.
•              Il primo step è finalizzato a rilassare il corpo ed allentare le tensioni muscolari.
            Concentratevi sulle braccia e sulle gambe e cercate di avvertire un senso di pesantezza che le avvolge. Sentirete la pesantezza raggiungere prima le braccia, poi le gambe, poi l’intero corpo che sprofonda -nel tappetino o nel letto- a cercare un sempre maggiore contatto con la  Madre Terra e con le proprie origini energetiche.
          Tutto il corpo diventa sempre più pesante dandoci la sensazione di un corpo morto, abbandonato a se stesso.
•            La ricerca del calore costituirà la seconda parte dell’esercizio volta a sentire  un senso di caldo profondo soprattutto a livello periferico (mani e piedi). Porteremo, con l’immaginazione ed il pensiero, il calore del sangue (visualizzando questo aspetto) fino alle punte (dita delle mani e dei piedi) estreme del nostro corpo. Avvertiremo profondamente il senso del calore che sarà, di per sé, fonte di piacevole rilassamento e benessere.
•              Nella fase successiva cercheremo di concentrarci sul ritmo del nostro cuore e del nostro respiro.  Realizzeremo tutto ciò visualizzando, preliminarmente, un ambiente naturale (un prato, un parco, un bosco…….. di colore verde intenso) nel quale sentiremo  il nostro cuore battere con cadenza regolare e ritmica.  Ci concentreremo sul senso di tranquillità e di serenità che il ritmo naturale del cuore ci infonde.
             Passeremo poi al respiro. Anche in questo caso sentiremo il nostro respiro calmo e regolare e lo visualizzeremo nel suo ciclo armonico continuo.
            Vedremo il nostro respiro che, dalla bocca scende ai polmoni e poi giù fino all’ombelico per risalire e riprendere, regolarmente e lentamente, il suo tragitto circolare. Un cerchio che si riproduce nel nostro corpo e che, con la sua visione, ci infonde serenità e tranquillità.
             Sul ritmo del battito cardiaco e del respiro ci fermeremo quel tanto che sarà necessario a portarci ad uno stato di rilassamento consapevole e di godimento naturale delle sensazioni che avvertiremo.
            Il colore verde intenso ci accompagnerà durante tutta questa fase.
• Procederemo ora ad un esercizio rafforzativo del rilassamento raggiunto fino a questo momento.
           Con l’immaginazione visualizzeremo un cerchio posto, come un’aureola, alla sommità del capo, cingendolo, e che, lentamente, scenderà dalla fronte agli occhi, al naso, alla bocca, al collo.  E man mano che l’anello scenderà lungo tutto il corpo (cingendo le spalle, il torace, l’addome………) la parte sovrastante risulterà libera, quasi svuotata, dandoci un senso di leggerezza in contrasto con la parte sottostante (non ancora raggiunta dal cerchio)  per la quale continueremo ad avvertire un senso di pesantezza.
             Il cerchio scenderà lentamente, molto lentamente, lungo tutto il nostro corpo e, alla fine, scivolerà dai piedi lasciandoci la sensazione di una profonda leggerezza psico-fisica in tutto il corpo.
• A questo punto visualizzeremo un raggio di sole, nitido e lineare (immaginiamo, ad esempio, un raggio laser) di un colore giallo dorato molto intenso e lo faremo entrare all’altezza del nostro ombelico.
           Il raggio giallo dorato, all’interno del nostro corpo, si propagherà e si espanderà lungo tutta la fascia addominale e, con un forte senso di calore, riscalderà intensamente tutta la parte.
            Caldo e giallo intenso: la sensazione sarà quella di un impastamento dei nostri intestini con il calore ed il colore fino a quando sentiremo tutta la fascia addominale riempita di caldo e di giallo.
• Concentreremo ora il nostro pensiero sulla fronte. Anche qui visualizzeremo un colore: un azzurro profondo come il colore dell’oceano, accompagnato da un senso di fresco, di brezza marina che entreranno nella parte frontale e la riempiranno.
           La nostra mente sarà fresca ed immersa nell’azzurro profondo per circa un minuto e in questa fase sentiremo la mente libera da pensieri e preoccupazioni.
• Giunti a questo punto il nostro rilassamento sarà profondo e totale.
           Conteremo, allora, lentamente, fino a cinque e man mano che ci avvicineremo al 5, ci sentiremo via via allontanare dal nostro corpo, staccarci dalla terra ed elevarci verso l’alto.
            Ci lasceremo cullare nello spazio, nell’aria, nel cielo e, al cinque, cercheremo di visualizzare un posto virtuale (un prato, una spiaggia esotica, un lago, una cima di una montagna, ecc.) nel quale ci sentiremo immersi in un totale distacco dalla realtà.
            E’ in questa fase che realizzeremo il massimo beneficio del rilassamento (psico-fisico) attraverso la completa astrazione del nostro pensiero dai problemi che ci circondano.
            Resteremo in questa fase per due -tre minuti circa.
• Dopo il godimento fornitoci dal nostro posto virtuale, lentamente torneremo al risveglio, contando da 1 a 5 e, gradualmente, cominceremo a muovere dapprima le mani, le braccia, poi i piedi e le gambe, prendendo quindi consapevolezza di tutto il nostro corpo, iniziando, successivamente, a respirare profondamente e, al 5, aprendo gli occhi e restando trenta secondi, un minuto a godere del nostro risveglio.
• Prima di alzarci (dal letto o dal tappetino) procederemo, per circa un minuto, ad un massaggio circolare, lento e leggermente in profondità, della zona circostante il nostro ombelico, soffermandoci, ogni tanto, a palpare i quadranti nei quali avremo, idealmente, suddiviso la zona da massaggiare.
            Ritmo circolare lento e leggermente profondo che ci farà sentire con mano il grado di rilassamento fisico raggiunto dal nostro addome.
• Dopo l’ombelico andremo a massaggiare, anche qui per circa un minuto, con il dito medio, la fossetta (percepibile perfettamente) posta, al centro della fronte, un centimetro circa sopra l’arcata sopraccigliare.
           Il massaggio all’ombelico e alla fronte, punti specifici della tecnica del massaggio anti-stress, vanno a consolidare, in uno stato cosciente, il rilassamento psico-fisico raggiunto nel corso dell’intero esercizio.
A questo punto dovreste aver raggiunto il risultato desiderato: uno stato di profonda tranquillità e serenità del quale usufruire per il resto della giornata.  Dopo di che non posso che augurarvi di godere intensamente e più a lungo possibile del rilassamento raggiunto!
Provate e…fatemi sapere!
( PS. E se ,le prime volte, vi capiterà di addormentarvi prima di aver portato a termine l’esercizio, non preoccupatevi…è assolutamente normale che possa accadere…e in ogni caso sarà comunque benefico…!)

           Pubblicato su OLTRE- Rivista di Naturopatia -  Anno 2011 - numero 2



 IN UNA FRAZIONE DI SECONDO
(www.edizioniilmolo.it)
UN ROMANZO CON UNA VISUALE…NATUROPATICA

di Gerry Chirò

“ In una frazione di secondo”. Quante cose, quanti avvenimenti possono accadere in una frazione di secondo. Un attimo nel quale la nostra vita può cambiare completamente, nel bene e nel male.
In una frazione di secondo un pirata della strada può distruggere la tua vita, in un’altra frazione di secondo la dea bendata può regalarti il numero magico che ti fa vincere al SuperEnalotto.
Sono frazioni di tempo uniche ed irripetibili come è irripetibile ogni attimo della nostra vita, diverso da quello precedente che ormai fa parte del passato e da quello futuro che non si è ancora realizzato.
 Ecco allora l’importanza del momento che noi viviamo nel presente, con la consapevolezza dell’esserci solo ed unicamente in quell’istante.
L’importanza di vivere il presente come unica certezza del nostro percorso di vita lì dove ancorarsi al passato rischia di alimentare sensazioni di malinconia, di nostalgie, di rimpianti ( fino a cadere nella depressione) mentre pensare e vivere unicamente in funzione di quello che ci aspetta nel prossimo futuro può provocare uno stato di preoccupazione anticipata che può facilmente sfociare in uno stato di ansia  ed angoscia il più delle volte ingiustificato e prematuro.
Il presente resta allora l’unica certezza: il punto fermo ed irripetibile nella linea che costituisce il nostro percorso di vita: un punto focalizzante della nostra esistenza la quale si realizza sempre e soltanto per punti continui che vivono e muoiono nel momento stesso in cui si manifestano.
Nel libro “ In una frazione di secondo” vengono enfatizzati proprio questi concetti riservando all’elemento “spazio” ed al fattore “tempo” la parte principale del romanzo perché, come è riportato nella presentazione del libro che si può leggere sul sito internet della casa editrice (www.edizioniilmolo.it),“alle loro regole i protagonisti della storia dovranno inevitabilmente sottostare.
Lo spazio e il tempo costituiscono, infatti, per ognuno di noi, il palcoscenico su cui rappresentiamo il nostro percorso di vita e dove anche un frammento minuscolo di un oggetto e una frazione di secondo che, a prima vista, possono apparire insignificanti, giocano invece un ruolo determinante per il nostro destino.
E quando essi si trasformano in imprevisti è solo la fatalità dell’istante che può rimettere in ordine le cose…o distruggerle definitivamente”.
Il romanzo “ In una frazione di secondo” è la prima opera di narrativa di Gerry Chirò e, ancora prima di essere pubblicata, ha ottenuto, nel mese di ottobre 2009, la “Menzione d’onore” al Concorso Nazionale Letterario “La Clessidra” sezione Narrativa Inedita.


           Pubblicato su OLTRE- Rivista di Naturopatia -  Anno 2010- numero 1



UN VIAGGIO NEL MONDO DELLA "PASSIONE", TRA PROVERBI, AFORISMI E CANZONI
 di Gerry Chirò

Ci sono parole, nel nostro linguaggio, che si presentano con significati diversi, talvolta addirittura contrastanti. Per pura coincidenza (“o forse no…” come direbbero i miei colleghi naturopati) proprio nell’ultimo numero di “Oltre” (pag.22) mi sono occupato di una di queste parole e più precisamente della “Distrazione” mettendo in luce i significati contrapposti che detto termine presenta.
Questa volta vorrei soffermarmi su un’altra “parola” intrigante nel suo significato e che genera sempre un po’ di curiosità e, spero, possa “appassionare” chi mi legge: la “passione”, appunto, sia che essa si presenti con la lettera maiuscola che minuscola.
Diciamo subito che, istintivamente, il termine “passione” ci porta, con immediatezza, al campo delle emozioni e dei sentimenti ed il pensare alla passione, in qualche modo, ci entusiasma e carica la nostra energia positiva . La passione è una spinta che ti dà una forza enorme, intensa, che ti permette di raggiungere obiettivi insperati. Se c’è la passione si può conquistare ogni meta….  Il grande filosofo tedesco George Fiedrich Hegel (1770-1831) sintetizza splendidamente questo concetto “ niente di grande è stato fatto al mondo senza il contributo della passione”
Ma non è sempre così perché la passione, intesa come forza emozionale e sentimento prorompente, nella terminologia corrente, come vedremo, assume significati contrastanti, talvolta addirittura negativi e si sistema in  una scala di valori emozionali diversi.
Iniziamo allora la nostra analisi col dire che, nel lessico italiano, il termine “passione” ha ben quattro significati tutti di carattere e sfondo “emotivo” diversi.
Partiamo dal gradino più basso: la passione come espressione di un “forte interesse” verso qualcosa. In altre parole una inclinazione “vivace” degna di ammirazione e non riprovevole Quanti di noi sono attratti in modo particolare, ad esempio, dalla musica, da uno sport o da altro dedicando a questo “interesse/passione” gran parte del proprio tempo libero e facendone, di esso, un hobby importante.
In questo step il coinvolgimento è presente ma è rispettoso della razionalità e la persona sa ben discernere i confini tra eccesso e moderazione.  E’ per così dire , una “passione minore” da non confondere, come vedremo, con le passioni cui faceva riferimento il drammaturgo tedesco Wolfgang Goethe (1749-1832) quando diceva che “ le passioni sono difetti o virtù solamente se portate all’estremo”.
Saliamo un altro gradino e incontriamo un secondo aspetto della passione allorquando essa si manifesta come un “forte coinvolgimento emotivo” verso qualcuno o qualcosa: si prova un amore “viscerale” per la propria donna, per la propria squadra di calcio, ecc. ecc.. Le regole della ragione si affievoliscono e prevale l’istinto, il sentimento, l’emozione pura che si pongono in qualche modo in contrasto con le esigenze della razionalità e dell’obiettività. Questo momento lo descrive bene lo scrittore e filosofo spagnolo Baltasar Gracian (1601-1658) “ la passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca”. e la scrittrice inglese  Iris Murdoch ( 1919-1999)  meglio completa il concetto “ la passione trova in se stessa le proprie giustificazioni”.
Nella scala dei valori emozionali il terzo gradino, forse il più usato e conosciuto ma anche il più amato e temuto, è quello in cui il termine “passione” fa riferimento ad un “sentimento molto, molto forte e, soprattutto, incontrollabile”. A questo si riferisce sicuramente lo scrittore francese  Guy de Maupassant ( 1850-1893) quando dice che “ la passione non ha legge”. L’amore per la propria donna diventa incontenibile, la passione per il gioco diventa vizio e, come noi stessi usiamo dire: quella persona non sa “controllare” la propria passione.
E quando una persona non riesce a controllare le proprie passioni vuol dire che la passione stessa ha preso il sopravvento ed è in grado di superare e travolgere le leggi della ragione. Il proverbio recita al riguardo “ La passione acceca”
Ma è  il quarto gradino, quello più alto, che merita un approfondimento particolare. In questo stadio  la passione assume un significato del tutto diverso che appare ( ma forse non lo è) in contraddizione con quelli precedenti che abbiamo finora esaminato. E’ la passione, che io chiamo con la “ P maiuscola”, intesa come pena, come dolore, addirittura come sofferenza fisica e qui il riferimento va , naturalmente, alla Passione di Gesù ed alle sofferenze che Egli “patì” dall’ultima Cena alla Crocifissione.
Questo “diverso” significato in realtà non è poi per nulla strano se sol si pensi che il termine “passione” proviene dal latino passio che, a sua volta, deriva dal verbo pati che significa , appunto, patire, soffrire, sopportare. Il termine “patologia” del resto è chiaramente indicativo al riguardo.
In verità, nella lingua latina la parola “passio” indicava solo il turbamento dell’anima ma il significato di patimento e sofferenza anche fisici proviene dalla traduzione dal greco nel quale con il termine pathos si indicava di tutto: dolore e patimento, amore e piacere, sofferenza e godimento. E la traduzione dal greco dei Vangeli riferisce il termine pathos espressamente al martirio di Gesù.
E, ancora oggi, al di là dell’accostamento alla sofferenza fisica di Cristo, resta la passione intesa come “sofferenza morale” cioè come presenza di un’emozione così forte da lacerare il cuore e dominare l’anima. Del resto  la passione, in ogni caso, è sempre portatrice di gioia e sofferenza insieme. Se non fosse così non si chiamerebbe passione, sarebbe altro.
Nella tradizione della Canzone napoletana la “passione” si identifica molto spesso con questo gradino di intensità:“E’ na passione, cchiù forte ‘e na catena, ca mme turmenta  ll’anema… e nun mme fa campà!”
Nella persona pervasa dal vortice della passione coesistono infatti alti e bassi: anche quando l’obiettivo della passione è raggiunto è naturale che sia sempre presente la “paura della perdita”. Il rischio allora  è che la  sofferenza si trasformi in gelosia, in odio, atteggiamenti  anch’essi “passionali” che offuscano la mente e possono scatenare azioni di  incontrollata violenza. E, visto che la passione contiene in sé sempre il seme del dolore, a noi il compito di non alimentarlo
A quali conclusioni ci porta, a questo punto, la disamina sui vari aspetti che può presentare la passione? Sicuramente, della passione, fanno  paura l’ incontrollabilità e la sofferenza perché, come abbiamo detto, portano in loro il germe della negatività: l’amore passionale che si tramuta in violenza, la passione per il gioco che si trasforma in vizio radicato o addirittura in “dipendenza”, l’odio e la gelosia che possono indurre chi li prova ad azioni incontrollate, senza ritorno. Non a caso il proverbio ci ricorda che “la passione è una bestia feroce”.
Ma quando l’incontrollabilità e la sofferenza si indeboliscono la passione può riprendere il suo aspetto positivo e il fare qualcosa per passione si identifica allora  nella gioia di fare una cosa con piacevolezza, spontaneità, soddisfazione ed entusiasmo.
In sostanza la passione deve essere sempre accompagnata da un pizzico di “ragionevolezza” che dovrà costituire la guida accorta e nascosta nell’evitare soprattutto l’incontrollabilità. Lo sottolinea, in qualche modo, il poeta e filosofo libanese  Kahlil Gibran (1883-1931) quando dice che “ragione e passione sono timone e vela della nostra anima navigante”. Solo in tal modo la passione diventerà un compagno di viaggio, entusiasmante e coinvolgente, della ragione viaggiando, in simbiosi, con essa…
E anche le cose di tutti i giorni prenderanno allora un altro colore: anche il mare ti sembrerà più azzurro, il firmamento ti emozionerà ancora di più e tutte le azioni che porterai avanti con passione ti sembreranno più vere, più belle…più tue.
Nel terminare questo viaggio nel mondo della passione spero davvero che la lettura  sia stata per voi interessante e piacevole. Per quanto mi riguarda posso dirvi che ho scritto questo articolo  con passione e, se non l’avessi fatto, Samuel Johnson, poeta e saggista britannico (1709-1784) mi avrebbe sicuramente rimproverato ricordandomi che “ciò che è stato scritto senza passione….verrà letto senza piacere”.  
Appendice: Alla luce di tutti questi significati sorge spontanea e provocatoria una domanda: la parola “naturo-patia” indica la “sofferenza” della natura agli insulti quotidiani del genere umano o la “passione” per tutto quello che è “naturale”? Quello che tutti noi speriamo, per un mondo migliore, è che l’interpretazione sia sempre e soltanto quella di questo secondo aspetto.


           Pubblicato su OLTRE- Rivista di Naturopatia -  Anno 2011- numero 3



UNA SEDUTA DI RIFLESSOLOGIA PLANTARE...
 
di Gerry Chirò

Una seduta di riflessologia plantare non è, come molti sono portati a pensare, soltanto un trattamento “manuale” sul piede, finalizzato, attraverso una corretta stimolazione dei punti riflessi, a ristabilire il benessere di una persona.
Certo, l’obiettivo primario è quello di favorire, attraverso pressioni mirate, la ripresa energetica degli organi che si trovano in una fase di squilibrio funzionale ma una seduta di riflessologia plantare, per noi naturopati, è e deve essere, soprattutto, il momento di una “comunicazione tattile” tra la mano dell’operatore ed il piede di chi riceve il trattamento.
Grazie ai preziosi e insostituibili insegnamenti del mio maestro di riflessologia plantare Luigi il Drago e con l’esperienza di tanti anni maturata “sul campo” mi sono reso conto che, in una seduta di riflessologia plantare, non basta semplicemente “ toccare, premere, lisciare, stirare, lombricare, torcere, impastare…”: occorre superare la fisicità manuale del gesto ed operare ad un livello relazionale più profondo, un contatto che trasmetta impulsi, un contatto che sia intuizione ed ascolto, una presa di coscienza del messaggio che il piede trattato sta trasmettendo: una “comunicazione tattile” che diventa essenziale perché immediata ed autentica e che sostituisce e supera il linguaggio verbale troppe volte vuoto ed ingannevole.
Ecco, allora, che inizia a comprendersi l’importanza dell’intervento del naturopata-riflessologo in questa “comunicazione tattile” dove la sensibilità, la preparazione e l’esperienza dell’ “operatore del benessere” è in grado di meglio comprendere i messaggi del piede ( rectius: del corpo) e le sue richieste di aiuto.
Per questi motivi, nelle mie sedute di riflessologia plantare, suddivido il trattamento in tre fasi temporali distinte e destinate a impreziosire il rapporto tra chi tratta e chi riceve ed a fornire un pacchetto personalizzato di contatti che andrà oltre il toccare fisico.
Sarà allora un trattamento speciale “con…tatto”, dettato da tocchi e manipolazioni ispirati dall’accortezza, dal rispetto, dalla sensibilità e, soprattutto, dall’attenzione per il nostro cliente ( che, nel nostro campo, proprio per quanto detto, preferisco chiamare “assistito”) ed, in tal modo il contatto effettuato con “tatto” prima di essere solo un trattamento sarà una comunicazione relazionale coinvolgente e profonda destinata a dare sollievo, instaurando un rapporto energetico che penetrerà dolcemente nel piede e quindi in tutto il corpo del nostro assistito e scioglierà le tensioni e i blocchi energetici fisici e psichici.
E, allora, esploriamo insieme, queste fasi:
PRIMA FASE: Conoscenza/ Accoglienza
La seduta iniziale di un trattamento di riflessologia plantare dovrà necessariamente favorire la conoscenza di quelli che saranno, indiscutibilmente, i due protagonisti della seduta stessa: la mano dell’operatore ed il piede dell’assistito. I due non si sono mai visti e si incontrano per la prima volta: il buon esito della seduta sarà collegato anche alla fiducia che il piede è disposto a riporre nella mano che lo tratterà.
Il piede e la mano devono conoscersi, piacersi, accettarsi, fidarsi e, conseguentemente, rilassarsi.
La conoscenza tra i due sarà allora favorita da una fase manuale dolce ma profonda, morbida ma, nello stesso tempo, stimolante. Il tutto attraverso una “comunicazione tattile” tale da accendere subito, nel toccante e nel toccato, sensazioni positive e coinvolgenti che trascendono la fisicità del tocco.
La “ fase della conoscenza”, nelle sedute successive, sarà sostituita dalla “fase dell’accoglienza” dove il piede e la mano, rincontrandosi, si comunicheranno reciprocamente, come due vecchi amici, il piacere del ritrovarsi insieme.
In altre parole, la mano dell’operatore trasmetterà al piede dell’assistito una sincera sensazione di accoglienza e sicurezza che conforterà e rassicurerà chi riceverà il trattamento.
“Contatto, carezze, coccole…”: dolci e morbide attenzioni che rispondono ad un unico obiettivo: uno scambio relazionale di fiducia indirizzato a migliorare e rilassare, per tutta la seduta, lo stato psicofisico dell’assistito.
SECONDA FASE: Tecnica operativa
Terminata la prima fase ( conoscenza/accoglienza), che durerà almeno 10/15 minuti, siamo finalmente pronti per affrontare, nel modo migliore possibile, la ben nota fase operativa e centrale della seduta: il piede del nostro assistito sarà rilassato, morbido e maggiormente disponibile a ricevere le pressioni mirate sui punti riflessi, spesso e inevitabilmente un po’ fastidiose e talvolta dolorose.
Anche in questa fase il piede sa che, nonostante tutto, potrà fidarsi della mano “amica” dell’operatore e, con maggiore consapevolezza e rilassamento, collaborerà con lei per facilitare il raggiungimento dell’obiettivo: la corretta stimolazione delle zone riflesse da parte di chi esegue il trattamento per il tempo necessario allo scopo.
TERZA FASE: Rilassamento
Sarà la parte sicuramente più gradita dal nostro assistito. Dopo le necessarie pressioni, non sempre accettate con…piacere spontaneo da chi riceve il trattamento, la fase finale – che durerà almeno altri 10 minuti- coinciderà con il ringraziamento ed il saluto reciproco tra la mano ed il piede.
I due amici sono stati insieme, hanno apprezzato piacevolmente la fase dell’accoglienza, hanno anche sofferto insieme nella fase della tecnica operativa ( anche l’operatore, credetemi, soffre intimamente quando l’assistito mostra dolore in alcune pressioni particolari… ma proprio il dolore è il segnale preciso dell’individuazione del giusto punto da trattare) ed ora sono di nuovo contenti di stare bene insieme, di vivere e godere finalmente un momento di profondo rilassamento, di toccarsi con la consapevolezza del meritato piacere, di trasmettersi reciprocamente le proprie sensazioni.
Il piede del nostro assistito ha bisogno di essere di nuovo coccolato, accarezzato, in qualche modo viziato di…piacere tattile.
Ed il Naturopata sa come trasmettergli questa emozione.


L'IRIDE: UNA CARTOGRAFIA DELLA TUA VITA
di Marcella Minafra





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